Sollevando le braccia in arco. Gli spilloni accessori di charme

GARDONE RIVIERA - Al Vittoriale è possibile visitare fino al 28 febbraio 2023 la mostra “Sollevando le braccia in arco. Gli spilloni accessori di charme”, a cura di Alessandra Chiodi.

L’esposizione trae ispirazione dalle magistrali rappresentazioni della femminilità più raffinata nelle opere di Gabriele d’Annunzio.

Le citazioni tratte dall’opera del Poeta, affiancate da fotografie d’epoca che ritraggono donne affascinanti, accompagnano al Museo d’Annunzio Segreto oltre trecentocinquanta spilloni, che testimoniano della straordinaria creatività e abilità degli artigiani del tempo, sensibili alle correnti artistiche in voga tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento.

La mostra “Sollevando le braccia in arco: spilloni accessori di charme” – si legge nei pannelli informativi dell’allestimento –  racconta di un tempo lontano, di un mondo a volte melodrammatico, perlopiù garbato.

Il mentore della mostra è Gabriele d’Annunzio, che ha immortalato questi oggetti in versi poetici e prosa armoniosa, dove seducenti dame si muovono nelle raffinate atmosfere di eleganti salotti e boudoir di sete e velluti, così come in arcaiche ambientazioni di vicende dai tragici epiloghi. Sono pagine indimenticabili, magnifiche allegorie dalla vibrante tensione estetica, intrise di sentimenti che appartengono agli esseri umani di tutti i tempi.

Gli spilloni vennero creati per fissare cappelli e velette, ma furono usati a volte come armi di difesa; infatti la lunghezza dell’ago — in alcuni esemplari oltre 30 cm — in caso di uso improprio poteva produrre gravi lacerazioni.

Le cronache di diversi giornali sia europei sia statunitensi riferirono di insistenti mashers (“seduttori”), respinti con spilloni usati come stiletti da ragazze importunate e molestate; pertanto a seguito di alcuni episodi piuttosto cruenti, alla fine del XIX secolo alcuni Stati introdussero leggi che regolamentarono la misura massima consentita degli aghi.

Gabriele d’Annunzio, “capolavorando”, descrisse in alcuni veri e propri fermi-immagine questi muliebri gesti quotidiani oggi ormai dimenticati. Nelle sue opere letterarie, gli spilloni erano presenti in quanto oggetti comunemente usati nella moda femminile dell’epoca; d’altro canto, il loro utilizzo generava dinamiche narrative intime, confidenziali, talora impetuose, intense, conformi all’estetica decadentista dei personaggi nati dalla sua vitale penna.

Le velette conferivano un fascino misterioso e rendevano le donne irresistibili agli occhi degli uomini. In genere erano cucite a lato dei cappellini; per abbassarle sul volto, venivano appuntate sulla nuca con degli spilloni, oppure semplicemente annodate. La veletta più sensuale, la mouchetée (dal francese monche, “mosca” e per estensione “neo”), tra l’altro citata da Gabriele d’Annunzio nelle sue cronache capitoline, aveva un aspetto tutto puntinato.

Quando le dame si toglievano il cappello, i fantasiosi “aghi” venivano spesso inseriti nei posticci delle acconciature o nello chignon, in quanto molto simili ai crinali per capelli. Nel XIX secolo furono creati degli spilli a doppia testa, chiamati jabot pins e utilizzati sia per i cappelli sia per i colletti delle camicie e le sciarpe, che ritornarono popolari negli anni Venti e Trenta del Novecento.

Sempre nell’Ottocento furono prodotti degli spilloni detti “da teatro”, con un particolare uncino da agganciare alla poltroncina per appendere il cappello. Infine ricordiamo i kanzashi o kogai kanzashi, abbellimenti per i capelli in uso nel lontano Giappone simili a spadini, bacchette o forcine con fili pendenti di catene e perline, che con il diffondersi della moda delle Japoneries decorarono le setose chiome delle occidentali, incantate da questi esotici ornamenti.

Per appagare la connaturata vanità, le donne hanno usato nelle loro capigliature pettinini, mollette, forcine, diademi, tiare, aigrettes, cerchietti, ferronnières, nastri, fasce, fiori, piume, ghirlande, retine che insieme a veli, velate e spilloni sono stati indispensabili e preziosi ausili di bellezza, al fine di incantare, stupire, sedurre.

Vittoriale degli Italiani (credits Augusto Rizza).

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