Omaggio a Marco Enrico Bossi e alla sua famiglia di musicisti

SALO' - Martedì 25 aprile alle 20.30 l'Ateneo di Salò in collaborazione con Comune e Parrocchia promuove, presso il Duomo di Salò, il concerto "Omaggio a Marco Enrico Bossi e alla sua famiglia di musicisti".

Il concerto è tenuto dall’organista Andrea Macinanti (che firma le note che riportiamo qui sotto), dal soprano Patricia Daniela Fodor e dal violinista Marco Bianchi.

La famiglia Bossi ha posto d’onore tra quei rari casi in cui l’arte musicale è trasmessa per generazioni che attraversano lo scenario dei secoli. L’esempio più noto e importante è quella dei Bach in Germania, musicisti dal XVI al XIX secolo, e in Italia quella dei Puccini, che per quattro generazioni furono maestri di cappella e organisti in Lucca, compreso il grande Giacomo nei suoi esordi musicali. Tale caratura genetica appartiene anche all’albero genealogico dei Bossi, originari della provincia cremonese, il cui capostipite musicale, a quanto è dato sapere, fu Pietro Bossi, «maestro elementare e organista a Pizzighettone» alla fine del ‘700. Suo nipote, Pietro Maria, dopo aver ricevuto i rudimenti musicali dal padre, Paolo, studiò a Crema con Giuliano Petrali, padre del celebre Vincenzo. Fu attivo come organista e direttore di banda dapprima a Romanengo, poi a Salò, dove nacque Marco Enrico e infine a Morbegno, dove vide la luce Costante Adolfo.

Il concerto si apre con ciò che ci è giunto della creatività organistica di Pietro Maria: un breve, solenne Ripieno per organo verosimilmente destinato alla fase introitale del Rito e una Sonata all’Offertorio, in cui pulsa tutto l’afflato operistico caro alla musica organistica del tempo che ebbe negli organi Serassi , artefici dell’organo del duomo di Salò, mirabile traduzione timbrica.

Del suo illustre figlio, Marco Enrico, il massimo compositore e organista italiano tra i due secoli, celebrità concertistica internazionale, direttore dei più prestigiosi Istituti musicali del tempo, figura referenziale nella letteratura organistica di tutti i tempi, sono dapprima proposte due pagine vocali composte in giovane età, un’elegante Salve Regina e un’Antifona (Sancte Abundi Praesul) scritta quando già ricopriva un posto prestigioso: quello di organista e maestro di cappella del duomo di Como. A queste pagine si aggiungono l’Ave Maria, secondo numero dell’op. 104, certamente fra le pagine più note e toccanti del Salodiano e una pagina per violino e pianoforte, Visione, adattata all’organo dal fratello minore, Costante Adolfo.

Di quest’ultimo, a Milano organista del duomo e insegnante di armonia al Conservatorio, è la Sonatina brillante, breve e deliziosa pagina che ben si sposa alla timbrica dell’organo Serassi.

Ancora di Marco Enrico è Dio siete buono, Melodia per Canto e Violino con accompagnamento di pianoforte od organo, elegante esempio di espressione religiosa con connotati di romanza da salotto su testo di Annie Vivanti, scrittrice e poetessa nata a Londra e vissuta a Torino, che ebbe l’ammirazione di Giosuè Carducci il quale le dedicò alcune liriche.

Di Renzo Rinaldo, figlio maggiore di Marco Enrico, organista, compositore, direttore d’orchestra e docente di composizione al conservatorio di Milano, sono proposte due delle quattro composizioni intitolate Voci umane, silloge in cui l’ultimo dei Bossi musicisti conferma quella suprema e sublime dignità di «voce» riconosciuta ab antiquo, a partire da Cicerone, a quanto esce delle canne dell’organo: non «suono» bensì «voce», privilegiato vettore espressivo degli umani. Singolare è l’inizio di Voce smarrita, dove una voce solitaria pare aggirarsi nello spazio sonoro prima di unirsi alle altre.

Il programma termina con una mirabile Ave Maria per voce, violino e organo (in realtà la partitura prevede l’accompagnamento del pianoforte), in cui i due solisti tessono linee melodiche di straordinaria e raffinatissima bellezza.

«Oh, questo canta! Questo è quello che noi italiani vogliamo, cose che cantino», dichiarava Marco Enrico Bossi nell’intervista rilasciata pochi giorni prima di morire prematuramente durante la traversata dell’Oceano Atlantico che lo avrebbe riportato all’amata Patria dopo una trionfale tournée americana. Lo strepitoso successo ottenuto, una volta di più confermava le espressioni con le quali lo aveva incoronato Gabriele d’Annunzio «alto signore dei suoni» e «organista di mille anime».

 

 

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