Comunità energetica rinnovabile del Garda, il punto a Desenzano

DESENZANO DEL GARDA – Convegno di Confservizi Lombardia e Garda Uno a Desenzano sulle Comunità energetiche rinnovabili. Regione Lombardia promette “altri 50 milioni per finanziarle”. A fine mese attesi i decreti attuativi.

Si parla molto di Comunità energetiche rinnovabili (CER), ma per mettere a terra i progetti c’è bisogno di finanziamenti. Regione Lombardia ha chiuso la manifestazione d’interesse sulle CER il 31 maggio scorso, appostando un contributo di 20 milioni di euro che dovrebbe presto triplicare (“Pronti altri 50 milioni”), secondo le intenzioni della Regione.

Circa un terzo dei Comuni lombardi ha presentato domanda, ma non è detto che tutti i progetti siano ammessi o ricevano sufficienti finanziamenti. Il quesito è quindi d’obbligo: la Comunità energetica è sostenibile sotto il profilo economico-finanziario?

“La sostenibilità c’è ad alcune condizioni. Se ad esempio il contributo a fondo perduto è del 40% e se si considera un autoconsumo diretto che, in questa prima fase, sia di almeno il 60%”. A spiegarlo è Massimiliano Faini, direttore operativo di Garda Uno Spa, tra i relatori del convegno che il 15 giugno scorso Confservizi Lombardia (l’associazione di categoria che rappresenta oltre 160 imprese dei Servizi pubblici locali) ha organizzato a Desenzano del Garda (BS).

 

Convegno che ha visto, tra i relatori, dirigenti di Enea, di Arera, di Utilitalia, di Anci Lombardia. E anche di Garda Uno, società partecipata dai Comuni del lago che è stata portata a modello, dato che ha sviluppato – in modo pionieristico – un progetto di Comunità energetica di “area vasta” tra i più grandi d’Italia, capace di aggregare 43 Comuni. E capace di creare tra loro sinergie virtuose, ad esempio trasferendo energia ai Comuni turistici che ne consumano di più e producendola in paesi dell’entroterra che non hanno problemi paesaggistici.

 

Il PNRR ha previsto, a livello nazionale, 2,2 miliardi di euro per i Comuni sotto i 5 mila abitanti, che vuol dire 512 milioni per la Lombardia. Per ciò che riguarda i Comuni sopra i 5 mila abitanti vengono in soccorso i fondi regionali, con le stesse modalità del PNRR: 100% dei costi ammissibili e il 40% a fondo perduto.

Regione Lombardia: pronti altri 50 milioni

“Siamo partiti con 20 milioni – ha detto Alessandro Cantoni, presidente della VI Commissione regionale Ambiente, energia e clima – ma ce ne sono già altri 50 da mettere sul tavolo. Regione Lombardia sarà a fianco di chi, in modo coraggioso, porterà avanti questi progetti”.

 

Entro il 19 giugno

Attualmente le norme che inquadrano le Comunità energetiche (CER) ci sono, servono i decreti attuativi che sono in fase di ultimazione e dovrebbero essere pronti a fine mese. Entro il 19 giugno, infatti, vanno presentate le ultime osservazioni per permettere l’emanazione dei decreti che si attendono da più di un anno.

 

Ridurre i consumi è strategico

“Accanto all’energia da fonti rinnovabili dobbiamo tutti impegnarci per ridurre i consumi. L’Enea lo dice dagli anni ‘90” ha dichiarato l’ingegner Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento Unità Efficienza Energetica di ENEA.

Tra certificati bianchi e diagnosi energetiche “le grandi imprese hanno già fatto tanto – ha detto –, ora dobbiamo lavorare su chi soffre, cioè le PMI, e sui tanti cittadini in difficoltà”. In questo senso le Comunità energetiche possono essere uno strumento utile. Ma “perché abbiano successo – ha detto Bertini – è necessario ottenere preparazione e consapevolezza da parte di chi costruirà o aderirà alle CER”.

 

Elettrificare non basta per ridurre la CO2

Le fa eco il presidente di Confservizi Lombardia, Alessandro Russo: “E’ stato avviato un percorso di elettrificazione dei consumi che è ineluttabile. Ma se dovessimo contare in campi da calcio quanti impianti fotovoltaici servissero alla Lombardia per raggiungere gli obiettivi del millennio, ne avremmo almeno due-tre per Comune. Quindi – ha detto il presidente di Confservizi Lombardia – anche se noi puntassimo tutto sull’energia rinnovabile ma non intervenissimo sui consumi, non raggiungeremo mai gli obiettivi richiesti. Occorre diffondere in Italia una cultura del consumo energetico come è stato fatto sulla raccolta differenziata e il risparmio idrico”

 

Valorizzare l’autoconsumo

Andrea Galliani, vicedirettore della Direzione Mercati Energia all’Ingrosso e Sostenibilità Ambientale di Arera, ha sottolineato l’importanza dell’autoconsumo diffuso perché in questo modo “l’energia rimane lì”, sul territorio dove è prodotta, e questo “riduce l’uso delle reti elettriche”. Questo sgravio delle reti elettriche è fondamentale e, non a caso, il sistema elettrico “riconosce alla CER un’extravalorizzazione dell’autoconsumo diffuso”.

 

Fare Comunità intorno all’energia

Fabio Binelli, coordinatore dipartimento di Anci Lombardia, ha confermato il percorso virtuoso innescato dalle CER: “Con le Comunità energetiche riportiamo sui territori la produzione di energia che, storicamente, era stata appannaggio di pochi grandi soggetti. Intorno all’energia c’è molto interesse – ha detto -, ma anche difficoltà. I piccoli Comuni spesso non hanno una struttura capace di affrontare i progetti CER: ecco perché vogliamo che ci siano dentro anche le società partecipate dai Comuni, come Garda Uno. Da cui vogliamo imparare”.

Il ruolo delle Utilities nelle Comunità energetiche

“Abbiamo sempre pensato di poter essere i promotori delle CER perché come Utilities siamo presenti in tutto il territorio” ha detto Mattia Sica, direttore settore Energia di Utilitalia. Il contributo delle Utilities è quello “di dare modo ai cittadini, che non possono sviluppare impianti da fonti rinnovabili, di partecipare al processo di decarbonizzazione”. Secondo Sica la natura giuridica più adatta per la Comunità energetica ideata dai Comuni è “l’associazione riconosciuta o la cooperativa”. Infatti, dovrà essere facile per cittadini o imprese aderire alla Comunità in qualità di soci consumatori o prosumer.

Il lavoro “pionieristico” di Garda Uno

Paolo Sabbioni, coordinatore Settore energia di Confservizi Lombardia, ha elogiato il lavoro fatto dalla multiutility del Garda: “Altrove sono partiti, ma qui la vostra esperienza è unica. Anche per la profondità degli studi fatti”. E infatti ieri Massimiliano Faini (direttore di Garda Uno) ha sottolineato come la CER “va costruita anche analizzando la capacità di gestire i flussi energetici. In questo senso, per noi è stato fondamentale il lavoro che da un anno facciamo con Enea, tramite il loro laboratorio di Bergamo. Un lavoro di analisi e sperimentazione sui flussi energetici per avere il controllo di ciò che succede”, in modo da creare equilibri locali tra produzione e consumo.

La multiutility ha sviluppato una CER in ognuno dei 43 Comuni che hanno aderito. Ma nel suo complesso la CER di area vasta produrrà – a regime – 23,5 milioni di chilowattora l’anno di energia pulita. Di fatto “l’area vasta permette una sostenibilità maggiore rispetto al piccolo Comune. E questo perché l’area vasta – ha detto Faini – permette uno scambio di capacità produttiva, tra chi non può essere autoproduttore e chi può cedere l’energia”.

La prima idea di CER è nata da un paese di 130 abitanti, Magasa, nel Parco dell’Alto Garda. Chiudeva l’ultimo negozio di alimentari e allora Garda Uno, con il sindaco del paese e Acque Bresciane, decisero di “dare nuove risposte” investendo sull’energia: “Abbiamo prodotto energia dall’idroelettrico, installato impianti fotovoltaici, ci siamo fatti carico dei consumi energetici. Da lì – ricorda Faini – è nata l’idea della CER”. E ora questi territori montani, la cui produzione è molto maggiore dei consumi, potranno riversare l’energia pulita che producono nei Comuni lacustri confinanti.

Confservizi: le CER e la sfida dell’energia pulita

A fine convegno prova a fare sintesi il presidente di Confservizi Lombardia, Alessandro Russo: “Il pianeta è di fronte ad un sistema di transizioni ecologiche, geopolitiche, digitali, economiche che si stanno incrociando contemporaneamente. L’energia è al centro di questi scenari. A livello europeo siamo di fronte ad una grande sfida: produrre energia pulita. L’Europa ha scelto di farlo attraverso il percorso più sostenibile”. In quest’ottica Confservizi è convinta che le Comunità energetiche rinnovabili costituiscano uno strumento per accelerare i processi di decarbonizzazione e coinvolgere sempre più enti locali, Pmi e privati cittadini.

Gli impianti e le utilities

Il presidente Russo ha poi elogiato l’attività delle Aziende pubbliche che credono nelle Comunità energetiche: “Questa è la stagione in cui per fare impianti servono grandi realtà industriali. Il ruolo dei Comuni è fondamentale, le loro aziende in house sono le ‘costole’ anche laddove possono rappresentare i Comuni e svolgere ruoli avanzati. Su questo – ha aggiunto – abbiamo avanzato un emendamento alla norma che consenta alle società in house di operare all’interno delle Comunità energetiche. Questa è una sfida ambiziosa che riprende la vocazione delle nostre aziende: servire i cittadini”.

Clicca qui per le video interviste ai partecipanti al convegno.

 

 

I commenti sono chiusi.