Interrogazione parlamentare dei 5 Stelle sull’impatto della ciclovia del Garda

LAGO DI GARDA - La deputata Ilaria Fontana ha depositato un’interrogazione riguardo alle specifiche dell’opera. Si chiedono al ministro delle infrastrutture e dei trasporti informazioni sui criteri di salvaguardia e valorizzazione paesaggistica ed ambientale, di sicurezza e di sostenibilità economica.

Il consigliere provinciale trentino Alex Marini del Movimento 5 Stelle scrive in una nota:

La ciclovia del Garda è un’opera importante e potenzialmente utile, che però deve essere realizzata nel rispetto dei meravigliosi territori che la ospitano e garantendo la sicurezza di chi la percorre. Condizioni che rischiano di non essere rispettate dalle attuali progettazioni promosse dal governo di Giorgia Meloni e da quello provinciale di Maurizio Fugatti. Il M5S del trentino ha quindi sollecitato un intervento in sede parlamentare per chiarire le cose, ottenendo il sostegno della deputata Ilaria Fontana che ha depositato un’interrogazione riguardo alle specifiche dell’opera stessa.

Già all’inizio di questa consiliatura provinciale, il M5S aveva depositato una serie di interrogazioni riguardo alla questione della ciclovia del Garda. L’obiettivo era di ottenere informazioni sulla pianificazione complessiva e stimolare una maggiore attenzione, già nella fase progettuale, riguardo all’impatto ambientale e paesaggistico che l’opera avrebbe avuto sul litorale trentino. Era il minimo. Si parla di un’infrastruttura di notevoli dimensioni, parte del Sistema nazionale di ciclovie turistiche e che interessa un ambito interregionale, la cui pianificazione è stata concertata in un protocollo di intesa sottoscritto (in data 9 agosto 2017) tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, e la regione Veneto, la regione Lombardia e la provincia autonoma di Trento (capofila).  Purtroppo, a discapito dell’importanza dell’opera, le risposte che ci furono fornite risultarono alquanto evasive e superficiali.

Con l’interrogazione 116/XVI il M5S trentino aveva chiesto al presidente della Provincia di Trento Fugatti se intendesse valutare l’ipotesi di sottoporre lo studio di fattibilità dell’opera alla procedura di VIA, anche considerando la convocazione di una conferenza dei servizi interregionale, e se non ritenesse di sollecitare il Governo per chiedere l’adozione di provvedimenti normativi di competenza, al fine di prevedere procedure di valutazione ambientale per le ciclovie di interesse nazionale, anche al fine di assicurare l’applicazione di standard uniformi da parte delle regioni e delle province autonome nella progettazione e nella realizzazione delle opere in relazione all’ambiente naturale che attraversano. Nel febbraio del 2019, Fugatti si affrettò a rispondere che, procedimentalmente, non era prevista la VIA, anche se, secondo la normativa vigente sarebbero stati organizzati momenti partecipativi, anche pubblici, come peraltro già attuato per l’illustrazione del 1° lotto funzionale in territorio trentino. Aggiunse che non era intenzione della Provincia proporre al Governo adozione di provvedimenti ulteriori per la realizzazione delle Ciclovie, oltre a quelli già in essere e finalizzati a permettere l’applicazione di standard uniformi da parte delle regioni e delle province autonome nella progettazione e nella realizzazione in relazione al contesto d’inserimento. Secondo Fugatti bastava rispettare i criteri e le specifiche del DM 557/99 “Regolamento per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili” e della Direttiva Ministeriale 375/2017 “Requisiti di pianificazione e standard tecnici di progettazione per la realizzazione del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche (SNCT)”.

Successivamente, nell’aprile del 2019 il presidente Fugatti, rispondendo ai quesiti posti nell’interrogazione 114/XVI, affermò che la preventivazione dei costi per la realizzazione delle tratte della ciclovia del Garda ricadenti sul territorio provinciale era ancora oggetto di analisi e verifica presso le strutture tecniche competenti. Infine, nel dicembre del 2019, fornendo un riscontro all’interrogazione 115/XVI, Fugatti, in un’ottica di accelerazione dei tempi realizzativi della tratta da Riva a Confine con la Lombardia, dichiarò che aveva disposto l’avvio immediato della progettazione dell’unità funzionale 3.1 dal Confine a circa Galleria Limniadi per la messa in sicurezza del trasferimento dell’utenza ciclistica dalla infrastruttura ciclistica all’infrastruttura stradale per circa 580.000 € e la redazione del Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica con l’individuazione dei lotti funzionali prioritari.

Ciclovia del Garda – Unità Funzionale 3.1, al confine tra Riva e Limone.

Nei giorni scorsi il M5S ha ritenuto necessario tornare a chiedere chiarimenti sul progetto di ciclabile sulla costa gardesana occidentale del Trentino anche per dar voce alle analisi e alle riflessioni elaborate da un folto insieme di associazioni attive nell’ambito della salvaguardia del territorio: Coordinamento interregionale per la Tutela del Garda, Italia Nostra, WWF, Legambiente e dall’associazione Salvaguardia Area Lago. Insieme all’arch. Manuela Baldracchi, presidente di Italia Nostra del Trentino, il consigliere provinciale Alex Marini ha dunque collaborato con la deputata Ilaria Fontana alla predisposizione dell’interrogazione a risposta scritta 4-01490 presentata a inizio agosto.

Nell’interrogazione parlamentare si è sottolineato che tra gli obiettivi della ciclovia, regolamentata a livello nazionale-interregionale-territoriale, sono stati definiti, oltre allo sviluppo del ciclo-turismo e all’incentivazione del sistema di intermodalità di trasporto auto-treno-autobus-bicicletta-battello, anche la promozione del patrimonio storico-artistico, la valorizzazione del territorio, delle sue emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche. La sua realizzazione deve, quindi, essere strettamente collegata alla valorizzazione del territorio, da perseguire tenendo conto della conformazione naturale dei siti.

Tali obiettivi però non sembrano essere stati perseguiti nella progettazione per la parte trentina. La sezione del tracciato della ciclovia in territorio trentino, pari a 19 chilometri, prevede infatti lunghe tratte a sbalzo su rocce per un totale complessivo di quasi 5 metri di sporgenza dalle pareti rocciose, circostanza che richiederà la realizzazione di pesanti strutture metalliche agganciate alle pareti mediante trivellazioni, scassi e gettate di cemento armato, oltre alla necessaria copertura per il pericolo di caduta massi, che, come noto a chiunque conosca il litorale gardesano occidentale, sono tutt’altro che infrequenti, come testimoniato anche dalle non rarissime chiusure del tratto stradale Riva-Limone per smottamenti vari.

È stato infine chiesto al ministro delle infrastrutture e dei trasporti quali attività siano state svolte per assicurare la sussistenza dei criteri di salvaguardia e valorizzazione paesaggistica ed ambientale, di sicurezza e di sostenibilità economica, nonché del rispetto degli standard di progettazione dell’opera e quali alternative tecniche siano state prese in considerazione nel tratto di ciclovia citato in premessa e quali indicazioni abbia fornito in merito il tavolo tecnico previsto dal citato decreto interministeriale del 29 novembre 2018».

Una tavola progettuale del tratto previsto in Trentino.

 

 

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