Apre la caccia in Lombardia. LAC: “Solita mala-gestione della Regione”

LOMBARDIA - Si apre anche in Lombardia, domani 17 settembre, la stagione venatoria 2023/24, di fatto già avviata grazie al sempre più massiccio ricorso alle preaperture. La posizione della LAC, Lega per l'abolizione della caccia.

Pubblichiamo il comunicato diffuso dalla LAC, Lega per l’abolizione della caccia.

«La LAC è impegnata anche quest’anno a contrastare le diffuse forzature contenute nei calendari venatori regionali, come in Lombardia, attraverso cause in corso, promosse presso i T.A.R. di competenza.

Tra le oscenità della cosiddetta gestione faunistica attuata nel nostro Paese vi è infatti anche quella che potremmo definire federalismo venatorio.

In sintesi, attraverso i rispettivi calendari venatori, le singole Regioni come la Lombardia, autorizzano l’uccisione di milioni di uccelli migratori, che naturalmente non sono una proprietà dei cacciatori lombardi, veneti o liguri. L’avifauna migratrice nidifica nel centro e nel Nord dell’Europa e nel viaggio verso lo svernamento attraversa tutta la penisola percorrendo migliaia di chilometri. Gli uccelli sono sempre gli stessi, ma ogni Regione decide quanti farne uccidere e quando. Parliamo di un immenso patrimonio sovranazionale e di prelievi decisi senza alcuna base scientifica e senza alcun coordinamento, e anche al di fuori della legalità, perché come affermato anche da ripetute sentenze della Corte Costituzionale, la programmazione delle politiche di gestione ambientale e faunistica spetta solo allo Stato.

Quella della caccia fai da te appena citata – continua la nota della LAC – è una ulteriore regalia, tra l’altro ripetuta ogni anno, fatta dalle amministrazioni regionali  come quella lombarda alle doppiette, ma l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo. Per esempio ricordando che solo poche settimane fa il consiglio regionale Lombardia ha deciso di spendere più di centomila euro con lo scopo evidente di azzerare qualsiasi forma di contrasto al traffico illegale di richiami vivi, ovvero gli uccelli che vengono utilizzati negli appostamenti fissi per la caccia ai migratori.

Questi soldi servono ad acquistare fascette di plastica simili a quelle usate dagli elettricisti, da apporre alle zampe dei già citati richiami vivi. Peccato che per legge questi sigilli debbano essere inamovibili, mentre fascette facilmente apribili come quelle che verranno acquistate da Palazzo Lombardia e distribuite ai capannisti, moltiplicheranno all’infinito le dimensioni già enormi del traffico di uccelli selvatici catturati con le reti o rubati direttamente dai nidi quando ancora sono pulli, e poi legalizzati con l’apposizione di anellini, e prossimamente appunto fascette, con le sigle di finti allevatori senza neppure una voliera.

Per tutti questi elementi di illegalità e per altre ragioni ancora, da un mese l’Italia è tornata sotto la lente dell’Europa attraverso l’apertura di una procedura EU Pilot (n. 2023/10542). L’ipotesi è appunto quella della violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare per il mancato rispetto della direttiva Uccelli (2009/147 CEE) e del Regolamento europeo 2021/57 che vieta l’utilizzo e la detenzione del piombo nelle munizioni da caccia nelle zone umide. Se l’Italia non si adeguerà immediatamente alle regole, a partire dai calendari venatori, tutti i cittadini italiani saranno costretti a pagare le conseguenze di una pesante procedura d’infrazione».

LA LAC conclude ricordando «che attualmente sono 21 le specie che in Italia sono cacciabili pur versando in un cattivo stato di conservazione, per 17 di queste non esiste neppure un piano di gestione, mentre per quattro (allodola, coturnice, tortora selvatica e moriglione) i piani approvati sulla carta sono, nei fatti, totalmente inattuati, tutto questo mentre il bracconaggio continua ad essere una vera e propria piaga nazionale, soprattutto nel Bresciano, dove ogni anno in autunno la LAC organizza un campo di contrasto dell’uccellagione e della caccia fuorilegge con i propri volontari, volontari e sostenitori che potete essere anche voi. Se volete farvi avanti tel. 02 47711806 e-mail: [email protected]».

 

 

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