L’ultima volta che siamo stati bambini, l’esordio di Claudio Bisio alla regia

LAGO DI GARDA - La recensione del primo film da regista di Claudio Bisio, in questi giorni in programmazione alle multisale King a Lonato e Oz a Brescia, oltre che al Cinecentrum di Torri del Benaco.

Esordio alla regia per Claudio Bisio con “L’ultima volta che siamo stati bambini”. Il film è in programmazione alla multisala King  a Lonato (www.multisalaking.it), alla multisala Oz a Brescia (www.ilregnodelcinema.com/multisalaoz/) e Torri del Benaco (www.cinecentrum.it/sale/torri-del-benaco-vr).

Trama

Italo, Cosimo e Riccardo sono tre bambini di estrazione diversa (il primo è figlio di un gerarca fascista, il padre del secondo è al confino, il terzo è ebreo) e formano una piccola banda spensierata, a cui si unisce l’orfanella Vanda, che nell’estate del ’43 pensa solo a giocare in una Roma martoriata dai bombardamenti.

Riccardo però viene deportato, così gli altri tre amici decidono di partire per una “missione” di liberazione verso la Germania… al loro inseguimento si lanceranno una suorina dell’orfanatrofio e il fratello di Italo, giovane eroe di guerra.

Critica

“L’ultima volta che siamo stati bambini” contiene già nel suo titolo un suggerimento di lettura di questa storia, tratta dal romanzo di Fabio Bartolomei, che si svolge nel passato (siamo nel 1943), pur essendo in questo momento tristemente attuale, con lo sguardo dolcemente nostalgico di quando ciascuno ripensa alla propria infanzia, per quanto possa essere stata segnata da eventi drammatici, perché quella è l’età in cui si si è ancora autorizzati a trasformare la realtà attraverso la fantasia, finché accade qualcosa che segna inevitabilmente il passaggio all’età adulta.

Il riconoscibile tocco di Fabio Bonifacci illumina la sceneggiatura, maneggiando con tenerezza e intelligenza due elementi ad alto potenziale di rischio: bambini e persecuzione degli ebrei durante il fascismo, mentre Bisio supera brillantemente la sua prima prova in veste di regista (ritagliandosi solo un cameo come attore), anche grazie ad una squadra di ottimi tecnici, dal direttore della fotografia, alla scenografa fino alla costumista il cui lavoro viene valorizzato e messo in diversi momenti in primo piano (il costume da “Balilla sommozzatore” di Italo).

Bravissimi ed espressivi i piccoli protagonisti, alle prese con lunghi dialoghi e scene complesse, un po’ Goonies, un po’ Stand By Me – ricordo di un’estate, con la marcia lungo la ferrovia, con quella capacità che hanno i bambini di colorare il mondo per mezzo dell’immaginazione, creare indissolubili legami di amicizia che superano le diversità e sfidare i nemici (presunti o reali) come Davide contro Golia, armati solo di una fionda.

Come in ogni commedia che si rispetti, da Shakespeare a Disney, anche qui non manca la coppia comica (capace anche di momenti intensi), formata da una buffa suora dell’orfanatrofio e da un giovane fascista, fratello maggiore di Italo. Notevoli entrambi gli interpreti, tra i quali si crea un’ottima alchimia, con battibecchi che ricordano un po’ le classiche pellicole brillanti degli anni ’60: Marianna Fontana credibilissima sotto il velo bianco, con le movenze contenute dall’abito sotto il quale brucia un carattere ribelle, e Federico Cesari che ha trovato qui un ruolo che ne valorizza il fascino e la bravura; una parte che in una pellicola d’oltralpe sarebbe stata adatta per il carisma di un Romain Duris, al cui confronto qui non sfigura il nostro giovane interprete.

Una storia che parte leggera come una favola, prosegue come un classico “viaggio dell’eroe” in cui la piccola armata Brancaleone attraversa speranzosa e ingenua la campagna, lambendo solo momentaneamente le vere miserie e gli orrori causate dalla guerra degli adulti, in cui l’innocenza può farli cantare a squarciagola “Deutschland, Deutschland über alles” o un inno fascista mentre cercano di raggiungere l’amico ebreo da liberare.

La violenza e la cruda verità vengono introdotte a poco a poco ma inesorabilmente, tenendo a mente la ricetta de “La vita è bella”, per realizzare il miracoloso matrimonio tra la serietà e la leggerezza.

Il piccolo amico deportato con la sua famiglia scompare presto di scena, diventa la mitologica meta da raggiungere, ma non prima di una toccante scena in cui gli amici si aggirano per la casa abbandonata di fretta, con ancora le briciole sul tavolo e il bigliettino che illude a portare con sé cibo e bicchieri, crudele inganno di sopravvivenza.

Un film lieve, anche nei colori dominanti vivaci e luminosi, ma tutt’altro che superficiale, con una regia presente e consapevole, soprattutto nella direzione degli attori, che si percepiscono guidati e protetti, spontanei ma mai troppo sopra le righe, girato con lo sguardo di bambini che scoprono il mondo, nella sua meraviglia e nella sua spietatezza, fino al colpo di scena finale.

Camilla Lavazza

Scheda del film

REGIA CLAUDIO BISIO

SOGGETTO FABIO BONIFACCI – dal libro L’ultima volta che siamo stati bambini di Fabio Bartolomei

SCENEGGIATURA FABIO BONIFACCI, CLAUDIO BISIO

PERSONAGGI E INTERPRETI

ITALO: VINCENZO SEBASTIANI

COSIMO: ALESSIO DI DOMENICANTONIO

VANDA: CARLOTTA DE LEONARDIS

RICCARDO: LORENZO MC GOVERN ZAINI

SUOR AGNESE: MARIANNA FONTANA

VITTORIO: FEDERICO CESARI

NONNO DI COSIMO: ANTONELLO FASSARI

FEDERALE: CLAUDIO BISIO

MONTAGGIO LUCIANA PANDOLFELLI

FOTOGRAFIA ITALO PETRICCIONE

MUSICHE ORIGINALI PIVIO E ALDO DE SCALZI

EDIZIONI MUSICALI EDIZIONI CURCI-BARTLEBYFILM

SCENOGRAFIA PAOLA COMENCINI

COSTUMI BEATRICE GIANNINI

SUONO UMBERTO MONTESANTI

CASTING CHIARA POLIZZI (u.i.c.d.)

SEGRETARIA DI EDIZIONE SARA CAVANI (a.i.a.r.s.e.)

AIUTO REGIA LEOPOLDO PESCATORE

ORGANIZZATORE GENERALE GIUSEPPE PUGLIESE

PRODOTTO DA SANDRA BONZI, CLAUDIO BISIO, MASSIMO DI ROCCO, LUIGI NAPOLEONE UNA PRODUZIONE SOLEA e BARTLEBYFILM IN ASSOCIAZIONE CON MEDUSA FILM IN COLLABORAZIONE CON PRIME VIDEO

DURATA 106 MINUTI

 

 

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