Ridimensionare il fenomeno delle baby-gang per contrastarle con efficacia

SALO’ - Un nuovo episodio di microcriminalità giovanile riporta sotto i riflettori l’agire delle baby-gang, portando a chiedersi quali possano essere gli strumenti per contrastare questo fenomeno.

Il nuovo anno si apre con un nuovo episodio di microcriminalità che ha nuovamente colpito il centro storico di Salò.

Nella serata dell’8 gennaio scorso – come riportato dal Corriere di Brescia – un gruppo di ragazzi avrebbe seminato scompiglio in un bar di Largo Dante Alighieri, rifiutandosi di pagare le consumazioni e provocando un’accesa lite con il proprietario del locale, tanto da spingere quest’ultimo a richiedere l’intervento delle Forze dell’ordine. Indagini sull’accaduto sono attualmente in corso.

Questo ultimo episodio mette nuovamente in luce il fenomeno delle cosiddette baby-gang che, nel recente passato, ha causato numerosi fastidi sia alla popolazione residente sia ai turisti e ai visitatori che ogni anno affollano le coste del lago di Garda.

Questa tipologia di crimini, pur caratterizzandosi per la modesta gravità delle situazioni (in particolare se confrontati con l’agire di gruppi ben più pericolosi riconducibili al crimine organizzato che – stando alle analisi degli Enti e di Istituti di ricerca preposti – imperversano sul Garda) sono senz’altro fastidiosi per la popolazione e contribuiscono in modo significativo alla creazione di una percezione di crescente insicurezza, a fronte della quale le forze di polizia sembrano essere incapaci di far fronte.

Il rischio che si corre in questa situazione è che, di fronte agli scarsi risultati che l’applicazione della normativa penale è in grado di ottenere, si scada pericolosamente in episodi di “giustizia fai-da-te”. Situazioni – queste ultime – molto pericolose e inopportune, poiché rischiano di elevare la gravità del problema e di trasformare i membri di queste baby-gang, coinvolti in crimini quali il danneggiamento e il furto, in vittime di reati ben più gravi e pesantemente punibili.

Gli strumenti normativi a disposizione della giustizia e delle Forze dell’ordine, pur non essendo forse del tutto adeguati, sono comunque potenzialmente efficaci nell’azione di contrasto del fenomeno della microcriminalità giovanile.

Alle misure repressive concesse dalla legge e di competenza dei tutori della forza pubblica, possono essere affiancati anche interventi di prevenzione del fenomeno criminale, spostando la questione dalla semplice punizione del comportamento scorretto a misure che possano impedire il reato ex ante.

Il Comune di Salò – a titolo di esempio – nel corso di una recente riunione del Consiglio comunale, ha deciso di ampliare le aree soggette a Daspo urbano, permettendo così l’allontanamento di quei soggetti che abitualmente delinquono e impostando così un’azione di prevenzione del crimine, con evidenti ricadute benefiche sul territorio.

Tutto ciò senza dimenticare l’aspetto culturale della questione: spesso – infatti – determinati comportamenti contrari alle regole del vivere civile nascono da situazioni di disagio pregresse e non adeguatamente trattate. In questo senso, un ruolo importante è esercitato dalle istituzioni scolastiche, le quali sono chiamate – in sinergia con le famiglie – a fornire modelli di comportamento virtuosi su cui i giovani possano plasmare il proprio ruolo all’interno della società.

L’errore che non deve essere commesso è tuttavia quello di leggere in modo distorto gli episodi che coinvolgono questa tipologia di baby-criminali. Se la percezione di insicurezza è – infatti – una conseguenza scontata dell’agire di questi soggetti, bisogna però avere la lungimiranza – e il coraggio – di non consentire che queste situazioni prevalgano sulla vita dei cittadini, inficiando la qualità della vita della popolazione.

Se è vero ciò che innumerevoli studi condotti sulla criminalità riportano, ovvero che situazioni di insicurezza si verificano in quei luoghi in cui si verificano dei “vuoti” nella presenza dell’autorità pubblica, è importante che le istituzioni e i cittadini agiscano in modo sinergico (e, alla luce di quanto detto, nel solco della legalità) per riappropriarsi di quegli spazi che oggi sembrano alla mercè della criminalità. Questa linea d’azione – unita all’azione di costante monitoraggio del territorio già oggi portata costantemente avanti dalle forze di polizia – permetterà se non di estirpare questo fenomeno, quantomeno di limitarlo e di ridimensionarlo.

 

 

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