Denaro, sale della vita

LAGO DI GARDA - Riflessioni di un lettore sull'over tourism e sui "progetti luna park" come quello della ciclovia, col timore di perdere attrattività.

Scrive il lettore:

«Uno degli errori che un aspirante cuoco alle prime armi commette, per ignoranza, è quello di mettere continuamente sale nell’acqua aggiunta per integrare l’evaporazione, ignorando un elementare fenomeno fisico. Lo stesso errore lo fanno i politici improvvisati: aggiungere sempre più turisti in un contenitore già saturo.

I risultati che si ottengono sono, per certi versi, simili: come la saturazione di un ingrediente comporta lo squilibrio di sapore in un piatto che diventa immangiabile, così lo squilibrio di un territorio compromette l’attrattività e la fruibilità di una meta turistica. D’altro canto, c’è una rilevante differenza fra le due azioni maldestre: il danno provocato da un cuoco incompetente è limitato, mentre quello causato dal politico ricade sull’intera economia del territorio. A differenza degli abitanti, il cliente assaggia di persona il piatto immangiabile, paga lo stesso per buona educazione ma non torna più nello stesso locale, avendo a disposizione diverse alternative anche nello stesso luogo. Eventualmente, però, può lasciare una recensione negativa.

I nostri commercianti e gestori delle aziende turistiche conoscono bene gli effetti delle recensioni e sanno che la tecnologia digitale, più veloce è molto più potente delle promozioni marketing, condiziona le scelte di circa il 90% delle persone, mettendo a dura prova la qualità di una realtà turistica. Tuttavia sembrano ignorare i potenziali effetti devastanti causati dal loro stesso entusiasmo, sostenuto dalle loro associazioni, ad “aggiungere sempre più sale” e portare sempre più turisti, come è recentemente successo a Riva del Garda.

Si è letto recentemente sui giornali dell’appoggio incondizionato della Confcommercio all’operazione finalizzata alla promozione consumistica della ciclovia del Garda. Il progetto, frutto di scelte politiche dall’alto, utilizzerà più di un miliardo di denaro pubblico (ne avevamo scritto qui, ndr) per sacrificare l’ambiente e il paesaggio, malamente “impiattati” per soddisfare l’appetito egoistico e i fatturati di pochi attori sociali.

Queste azioni dettate da interessi di parte, sono proprie del fanatismo ideologico che viene praticato ad ogni rito elettorale per far vivere e prosperare i partiti compiacenti. Rivelano i limiti spaventosi di politiche che non sanno gestire i sistemi complessi e non riescono ad affrontare non solo i problemi sociali e ambientali ma anche quelli commerciali. I nostri amministratori sono competenti e adeguati per spendere il danaro pubblico? Siamo sicuri che possano e vogliano rappresentare i bisogni e i desideri della popolazione?

Sono queste le domande che tutte le associazioni di categoria dovrebbero porsi, magari pensando a uno dei problemi colossali che affligge il nostro paese: le denunce IRPEF. Basterebbe mettere a confronto i versamenti annuali IRPEF del migliaio di dipendenti delle cartiere di Riva del Garda con i versamenti delle attività commerciali per capire l’ipocrisia di chi tifa a gran voce per spese irragionevoli di denaro pubblico, inconcepibili per qualsiasi investitore privato.

Le forze della natura hanno fatto franare le convinzioni di molti sostenitori del progetto originale che insistevano sul tasto della spettacolarità della ciclovia, ma non ha fatto desistere il sindaco di Riva e l’assessore al turismo della provincia autonoma di Trento (leggi qui le sue dichiarazioni, ndr).

Costoro rimangono convinti sostenitori che lo sviluppo dell’economia turistica dipenda esclusivamente dalla quantità di turisti-bike da richiamare. Vogliono “mettere in vetrina” il nuovo prodotto pagato con soldi pubblici, tipico espediente della logica commerciale da supermercato. Non si capisce perché siano persuasi che la sfida da sostenere per continuare ad esistere dipenda dalla “vetrina a sbalzo sul lago” e possa vincere in questo modo la concorrenza delle altre botteghe del turismo.

Proprio come i cuochi che continuano ad aggiungere sale, i nostri amministratori non si accorgono che l’interesse non dovrebbe stare nell’esporre nuovi prodotti di consumo ripetibili e riproducibili in ogni angolo della terra, ma nella consapevolezza della nostra unicità, data dal patrimonio naturalistico su cui siamo seduti e in cui siamo nati.

Nel prossimo futuro il mutamento delle relazioni sociali indotto dalle nuove tecnologie, determinerà un importante mutamento dei “bisogni” e quindi di “valori”. La riscoperta del bisogno di natura vera e non artificiale diventerà un valore aggiunto di alta qualità per ogni realtà turistica. È questa la sfida da sostenere. L’iperattività e l’iper-comunicazione favoriranno il desiderio di sempre più persone a disintossicarsi da una vita occupata dall’inquinamento e dalla saturazione digitale. Le aspettative di percorrere la ciclovia iper-pubblicizzata e iper-frequentata da curiosi escursioni artificiali sulle due ruote, allontanerà sempre più la domanda di quel turismo sempre più attento ad un ritorno alla natura e alla ricerca della qualità.

Vogliamo che si usino le risorse pubbliche per aiutare i fatturati, intervenendo a rovinare la natura? Oppure preferiamo che si investa per creare una domanda esclusiva e innovativa, legata al rispetto dell’ambiente investendo su chi l’ambiente lo può gestire sostenibilmente? Queste sono le due opposte esigenze, due modi di vedere e intervenire sul futuro, due modi di porsi in maniera diversa verso la responsabilità del bene comune, verso i cittadini che abitano in questa fragile nicchia ecologica. Come può funzionare una società che distrugge le opportunità per le future generazioni, compromettendo irreversibilmente uno sviluppo equilibrato del turismo ed il patrimonio naturalistico perché “lo vogliono le attività commerciali?

Individuare le risposte a queste domande sarebbe un importante stimolo e una ricerca da proporre sia agli elettori, sia ai cittadini che ancora non votano, soprattutto agli studenti. Sono convinto che la complessità della gestione delle risorse e le responsabilità nei confronti del bene comune, richiedano di ristabilire il primato di una politica competente, informata e colta sull’economia e sugli interessi privati e contingenti di pochi».

Lettera firmata

 

 

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