Addio a Maria Zenato, 103 anni, la decana di Lazise

LAZISE - Maria Zenato, la più anziana del paese, ci ha lasciato in punta di piedi. Alla soglia dei 104 anni, essendo nata a Lazise il 5 agosto 1920, ha esalato l'ultimo respiro presso la casa di riposo comunale di Corso Cangrande 7.

Donna di grande carattere, di spirito positivo ed allegro, non ha mai perso un attimo della sua lunga vita. L’ha vissuta appieno e con grande freschezza anche se aveva da tempo superato il secolo.

Ha visto la grande guerra, ha patito la fame, ha sempre lavorato moltissimo, non si è mai persa d’animo. Ha superato brillantemente la pandemia di Covid 19, ed ha vissuto gli ultimi anni della sua esistenza attorniata da uno stuolo di amici e dalla simpatia ed amore dei suoi nipoti.

Ha chiuso gli occhi serenamente e ci ha abbandonato – spiega Marianna Menini – e per me è come se mi avesse lasciato la mia mamma. Ha vissuto in casa nostra facendomi da tata per tantissimi anni. Direi che con lei ho vissuto oltre mezzo secolo. Non potrò più accompagnarla a vedere il lago, seduta nella sua carrozzella, ma con uno spirito eccezionale, con una vista acutissima , con un humor da ventenne. Una donna d’altri tempi, che ha saputo vivere la vita in misura intensa anche se non si è mai sposata e non ha mai avuto una famiglia propria. Ma una statura interiore elevatissima.”

“Ho conosciuto da vicino Maria l’anno scorso, in agosto, per i festeggiamenti del suo centotresimo compleanno – afferma il sindaco Damiano Bergamini – e posso dire che la donna era veramente intelligente, acuta, informata su tutto. Perdiamo davvero una cittadina speciale, non solo per la sua longevità, ma soprattutto per il suo saper vivere e gustare ogni attimo dell’esistenza. “

“Maria è stata davvero una donna speciale – sottolinea Paola Delana , la tabaccaia della piazza – perchè ha vissuto una vita splendida, all’insegna della solarità e della saggezza.”

Perdiamo davvero la vera mascotte della casa di risposo – soggiunge Bertilla Ambrosi, la dirigente della casa di riposo – perchè era davvero solare. Ricordava sempre la sua “ prigionia” in ospedale per il Covid che riteneva peggio del periodo bellico. Una bellissima figura che non dimenticheremo perchè ha lasciato il segno anche presso la nostra struttura.”.

Sergio Bazerla

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