Ecomafia, criminalità ambientale in Lombardia

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LOMBARDIA – Legambiente Lombardia ha presento “Ecomafia 2014”, l’annuale rapporto sulla criminalità ambientale. La Lombardia di Expo prima regione del nord per reati nel ciclo illegale del cemento, balzo in avanti nella classifica nazionale del ciclo illegale dei rifiuti.

Il rapporto (puoi scaricare qui la versione integrale in pdf) delinea un quadro preoccupante.

In Lombardia, nel 2013, sono stati 1268 i reati accertati contro l’ambiente, 1085 le persone denunciate e 339 i sequestri effettuati. Gli arresti sono stati 24, un numero più basso solo di quello registrato in Campania e Puglia. Inoltre la nostra regione è la prima tra quelle del Nord nella classifica nazionale del ciclo illegale del cemento, con 341 persone denunciate e 265 infrazioni accertate. Sono questi alcuni dei dati che emergono dal Rapporto di Legambiente “Ecomafia 2014” nel suo estratto lombardo presentato oggi, giovedì 15 gennaio, a Milano in una conferenza a cui hanno partecipato Basilio Rizzo, presidente Consiglio comunale di Milano, David Gentili, presidente della Commissione consiliare Antimafia del Comune di Milano, Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, Lucilla Andreucci, referente di Libera per la provincia di Milano e Sergio Cannavò,responsabile Ambiente e Legalità di Legambiente Lombardia.

Una regione che continua a essere uno dei territori in cui la criminalità ambientale si dimostra più pervasiva e diffusa.Un vero balzo in avanti, infatti, è quello che la Lombardia compie nella classifica nazionale relativa al ciclo illegale dei rifiuti, salendo dal sesto al quarto posto, con 448 infrazioni accertate (il 7,8% del totale nazionale), 376 persone denunciate e 114 sequestri effettuati, numeri di poco inferiori a quelli che si sono registrati in Puglia e Calabria.

“La Lombardia è sempre più sotto scacco da parte delle cosche e delle ecomafie – dichiara Sergio Cannavò, responsabile Ambiente e Legalità Legambiente Lombardia – che trafficano e fanno  affari ai danni dell’ambiente e del territorio, spesso con la complicità di colletti bianchi e di pubblici amministratori. Ne sono esempio lo scioglimento del Comune di Sedriano per mafia, i tanti casi di corruzione per agevolare trasformazioni urbanistiche e appalti nel settore ambientale, la comunanza di interessi tra eco-mafiosi e personale politico accertata in numerosi processi. Ma mentre la società civile, con fatica, cerca di reagire e rilanciare la lotta contro la criminalità ambientale, da parte della politica e del mondo imprenditoriale mancano prese di posizione forti e iniziative concrete”.

Se si accendono i riflettori sulle province lombarde, quella di Bergamo è in testa con 128 infrazioni accertate, segue Milano con 72, Cremona con 63 e Monza con 60. Mentre, nella serie storica che registra i grandi traffici di rifiuti accertati dal 2002 ad oggi, la Lombardia occupa purtroppo un posto di primo piano, essendo stata oggetto di 66 inchieste su 237 (pari al 27,8%), con l’emanazione di 148 ordini di custodia cautelare e il coinvolgimento di 85 aziende.

Tra i tanti casi di reati gravi lo scioglimento per mafia del Comune di Sedriano, a poco più di un anno dall’inizio di Expo, dimostra tristemente l’assedio che le organizzazioni criminali, soprattutto la ‘ndrangheta, stanno muovendo sui territori lombardi. Dal decreto di scioglimento e dalle sentenze è emerso che in quel comune e in altri dell’hinterland milanese faceva affari un’organizzazione criminale, con a capo una famiglia di origine calabrese, che grazie a stretti legami con i vertici dell’amministrazione locale, aveva il monopolio sul movimento terra, poteva controllare cantieri e il settore dell’intermediazione immobiliare, e si era infiltrata negli appalti di servizi e di opere pubbliche.

“In Italia e in Lombardia si continuano a commettere reati contro l’ambiente al ritmo di più di 80 al giorno – insiste Cannavò – il tutto in assenza di una normativa penale in grado di prevenire e reprimere un fenomeno contro cui forze dell’ordine e magistratura stanno combattendo una lotta impari, con armi completamente spuntate. E’ da quasi un anno che giace in Senato la proposta di legge, già approvata a larga maggioranza dalla Camera, che introduce i delitti contro l’ambiente nel nostro codice penale. Quanti altri disastri ambientali impuniti si dovranno avere prima che il Senato si decida a legiferare su questo punto?”

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia

 

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