Allarme invasione aliena sul Garda

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LAGO DI GARDA – Aggressivi, invadenti, pericolosi. Ospiti indesiderati con una brutta fama (ma nessuna colpa). Ecco chi sono i nuovi “occupanti abusivi” del lago di Garda.

Sono definite specie «aliene invasive». Sono arrivate casualmente o, in alcuni casi, sono state introdotte volontariamente. Di certo c’è che rappresentano un rischio per il delicato ecosistema lacustre.

Fanno parte di questa schiera ben 15 specie di pesci (su 40 autoctone), 3 di gamberi e 4 di molluschi. Mentre tra rettili ed uccelli gli “alieni” si contano ormai una trentina di specie.

C’è, ad esempio, il «gamberetto killer». Lo ha individuato nel Garda il biologo Leonardo Latella, conservatore della sezione di zoologia del museo di Storia naturale di Verona, nel 2004. È un piccolissimo gambero proveniente dalla zona del Danubio, che si è insediato in tutto il Garda, sfrattando la specie autoctona. Il suo nome scientifico è «Dikerogarrarus villosus». È particolarmente aggressivo. Infatti ha quasi del tutto eliminato l’indigeno «Echinogarraus stammeri».

Non mancano i molluschi “alieni”, come la «Dreissena polimorfa», simile a una cozza. Recentemente i ricercatori del museo veronese hanno inoltre certificato la presenza di due simil-vongole: la «Corbicula fluminalis», originaria del Sud Est asiatico, e la «Corbicula fluminea» che arriva dal mar Caspio. Pare siano anch’esse molto invasive. E proliferano a dismisura: su alcuni litorali si trovano le loro conchiglie spiaggiate dalle onde.

«Si tratta di specie introdotte dall’uomo che competono con le specie autoctone – ha dichiarato Latella al quotidiano L’Arena – com’è accaduto per le nutrie e il gambero della Louisiana che ha distrutto il prezioso gambero di fiume, o come sta accadendo nel Nord Italia con lo scoiattolo grigio che fa scomparire l’autoctono scoiattolo rosso. Occorre monitorare la presenza di nuove specie invasive, controllare le vie di immissione, obbligare ad esempio gli utenti delle acque del lago a ripulire adeguatamente le acque di sentina e gli scafi delle loro imbarcazioni, attuare misure preventive tese a evitare che nuovi arrivi di specie alloctone invasive, mettano ulteriormente a rischio l’ecologia e la sopravvivenza delle specie animali presenti nel nostro lago».

Altre specie esotiche (scoiattoli, nutrie, tartarughe e pesci siluro…) ormai presenti nei nostri territori sono state censite dall’Istituto per la fauna selvatica che ha recentemente pubblicato uno studio sulla materia.

Ecco i più noti animali “alieni” presenti in Lombardia e schedati dell’Istituto.

Lo scoiattolo grigio, all’apparenza simpatico, per niente timido. Eppure è anche un vero e proprio flagello. Proveniente dall’America, è stato introdotti nel Parco di Stupinigi (Torino) circa 30 anni fa. Da lì è arrivato in Lombardia: ora ne esiste una colonia molto consistente vicino al Parco del Ticino, dove vive anche lo scoiattolo rosso autoctono. Ma sta prendendo il sopravvento, proprio come è successo in Inghilterra: potrebbe portare alla scomparsa della specie italiana.

Tartarughe e gamberetti. Numerose tartarughe dalle orecchie rosse, importate dall’America centrale, vivono nei corsi d’acqua lombardi. A causa della loro voracità, rappresentato un problema sia per la tartaruga nostrana, sia per i pesci. Vengono dalla Turchia, ma anche dall’Estremo oriente, invece, alcuni tipi di gambero che, attraverso gli allevamenti, sono arrivati anche nei fiumi. Mettono a repentaglio il recupero del «gambero d’acqua dolce», ormai in via di estinzione.

Il pesce siluro. Le prime segnalazioni sulla presenza dei pesci siluro risalgono a 30 anni fa. Vengono dall’Oriente, ma non si sa come siano arrivati in Lombardia. Possono raggiungere dimensioni notevoli (tre metri di lunghezza e 300 chili di peso), per questo sono considerati mangiatori-distruttori. Non sono da soli a danneggiare la fauna acquatica. Ci sono anche altri «esotici» come i pesci gatto (americano) e la carpa dell’Amur (proveniente dall’omonima regione della Russia orientale).

La nutria, grosso roditore proveniente dal Sudamerica, allevato per la sua pelliccia, non danneggia altri animali, ma mette in pericolo gli argini dei fiumi che continua a «bucare» per scavarsi la tana. È malvista, inoltre, dagli agricoltori perché mangia e rovina le radici delle coltivazioni.

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