Gli scrutini e i professori di religione

SALÒ – Fa discutere una prassi introdotta dal liceo Fermi di Salò: professori di religione esclusi dallo scrutinio degli studenti che non si avvalgono del loro insegnamento.

Al liceo Fermi i docenti di Irc, insegnamento della religione cattolica, quest’anno non prendono parte allo scrutinio dei voti degli studenti che non si avvalgono di tale insegnamento. Lo storico liceo salodiano è il primo istituto in Italia ad introdurre questa prassi.

Il tema è complesso e di certo la scelta introdotta dalla dirigente scolastica, prof.ssa Maria Gabriella Podestà, e dal suo vicario, prof. Marco Basile, farà discutere.

«Non è – precisa Basile – una posizione di prevaricazione nei confronti degli insegnanti di religione e tanto meno “contro” la religione. Pensate che ogni anno portiamo le classi di prima presso i padri comboniani, a Limone, per una giornata dedicata alla conoscenza reciproca. È invece una scelta per garantire agli studenti il diritto alla tutela della propria privacy».

Per la dirigenza del liceo salodiano la presenza degli insegnanti di religione cattolica in sede di scrutinio di studenti che non si avvalgono di tale insegnamento è «un’anomalia di cui nessuno si era evidentemente accorto».

Al Fermi hanno invece voluto approfondire la questione. E hanno cambiato prassi. Non solo nella convinzione di rispettare appieno la normativa, ma anche di rispondere in tal modo «all’esigenza di tutelare la riservatezza di informazioni non solo relative al profitto, ma anche a eventuali sensibili situazioni personali di studenti che, come è ovvio, non riconoscono l’insegnate di religione come loro docente».

In sede di scrutinio si affrontano infatti situazioni talvolta molto delicate, casi di Bes (bisogni educativi speciali dovuti a motivi fisici, biologici o anche psicologici e sociali) o di Dsa, i disturbi specifici di apprendimento, che implicano particolare attenzione al tema della tutela della privacy.

«A differenza del docente di sostegno – spiega Basile – l’insegnante di Irc non è nominato su tutta la classe, ma solo su coloro che esprimono la volontà di avvalersi di tale insegnamento. Ravvisiamo dunque un’incongruenza nel fatto che un elemento “estraneo” sia presente durante lo scrutinio di uno studente che non frequenta le ore di religione, con la possibile generazione di un presupposto di ricorso».

Ma c’è anche chi non è d’accordo. Il prof. Francesco Mulas, dirigente scolastico al liceo Bagatta di Desenzano, i prof. di religione li tiene dentro, anche quando si scrutina un ragazzo che non fa religione, per vari motivi.

«Il primo – dice Mulas – è di ordine organizzativo. Si dovrebbe spezzare lo scrutinio in due parti: una per i ragazzi che fanno religione, l’altra per quelli che non la fanno».

Ma c’è dell’altro: «Tutti i docenti hanno tra i loro doveri il “segreto professionale” e il “segreto d’ufficio”. Allontanare il prof. di religione dallo scrutinio a parer mio sarebbe come esprimere un giudizio sulla sua capacità di ottemperare al dovere del segreto professionale e di ufficio. Sarebbe discriminatorio, oltre che contrario alla norma concordataria che parifica i docenti di religione a tutti gli altri».

Non è tutto: «In realtà il prof. di religione – continua Mulas – spesso si occupa di tutta la classe, anche dei ragazzi che non si avvalgono dell’insegnamento della sua materia. Ad esempio in occasione dei viaggi d’istruzione e degli scambi culturali ai quali partecipano, anche in virtù delle grandi capacità relazionali che i docenti di religione spesso dimostrano di possedere». Concludendo, a Mulas la decisione del liceo salodiano appare «artificiosa, un atto che forza un po’ i regolamenti».

Il dibattito continua.

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