Ciclabile di Limone: le istruzioni per l’uso

LIMONE – I cicloamatori già scalpitano. Da domenica 15 luglio la ciclabile di Limone, la pista dei sogni a sbalzo sul lago, sarà aperta e percorribile. Ma ci sono alcune limitazioni. Eccole.

La ciclopista di Limone, già la più famosa d’Italia ancor prima di essere aperta (è già stata celebrata dai media nazionali e internazionali, ne ha parlato addirittura l’americana CNN), sarà inaugurata sabato 14 luglio alle 17 (evento su invito) e da domenica 15 luglio sarà aperta accessibile a tutti.

In questi giorni gli operai-alpinisti della Geo Rock (dalla cui pagina Facebook sono tratte le foto che pubblichiamo in questo servizio), l’azienda trentina che lavora alla realizzazione della passerella sospesa, stanno completando l’opera.

 

Il sindaco Franceschino Risatti è sicuro che sarà un gigantesco richiamo turistico: «Verranno da tutto il mondo per percorrerla. Sarà un’infrastruttura fondamentale per destagionalizzare il turismo».

Vista l’alta valenza paesaggistica della pista, una passerella fissata alla montagna grazie ad un’ardita progettazione ingegneristica e geologica, è facile prevedere che il percorso sarà preso d’assalto sin dai primi giorni di apertura.

Ecco, dunque, alcune doverose istruzioni per l’uso: «Non si tratta di una pista dove poter sfrecciare come al Giro d’Italia – dice Risatti che su questo non transige –, ma di una passeggiata aperta anche ai pedoni e pensata soprattutto per le famiglie».

Insomma, non è un velodromo per velocisti del pedale ma un percorso a supporto del turismo «slow», da percorrere in tranquillità, senza fretta, godendosi il grandioso panorama che ci si troverà davanti.

«Metteremo il divieto di superare i 10 km orari», aggiunge il sindaco, che annuncia anche la presenza assidua sulla pista di un agente della Locale.

 

Il nuovo percorso, costato 7,6 milioni di euro, corre tra la zona di Capo Reamol, a nord dell’abitato di Limone, e il confine con il Trentino, dove la ciclabile si interrompe bruscamente.

Toccherà ai trentini (che paradossalmente hanno pagato il tratto limonese, dunque bresciano, visto che è stato realizzato con i fondi per i Comuni di confine stanziati da Trento e Bolzano), realizzare la parte di collegamento con Riva del Garda. Servono 25 milioni e almeno tre anni tra progettazione ed esecuzione lavori, se tutto fila liscio.

 

Insomma, tutto il gran parlare che si fa sull’anello ciclabile del Garda forse è un po’ azzardato.

Ha scritto bene Davide Pivetti sul quotidiano trentino L’Adige: «Grande enfasi per la “Ciclabile del Garda”, enorme attesa per “Garda by bike”, come se fosse realmente possibile fare il giro attorno al Garda su percorsi ciclopedonali. Non è così. Il tratto che sta rendendo famosa Limone nel mondo inizia e finisce lì. Più a sud non esiste una ciclabile per andare verso Tignale, più a nord non c’è nulla – per il momento – che permetta di pedalare in sicurezza verso Riva. Una vera ciclabile non esiste neppure nel tratto torbolano del lungolago e tantomeno dalla Conca d’Oro fino a Navene. Di qui, poi, c’è una passeggiata sul lungolago fino a Brenzone, molto bella e già frequentata dai bagnanti, che si può utilizzare come ciclabile fino a un certo punto. Se i transiti diventassero migliaia non sarebbe più così agevole. Altri tratti, spezzettati, nel basso lago, a volte anche con deviazioni nell’entroterra, ma l’idea stessa di una ciclabile che permetta di fare il giro attorno al Garda è come minimo prematura, anche se è comprensibile che piaccia a chi si occupa di promozione».

 

Scrive ancora Pivetti: «Il pericolo è che già da questa estate dall’Italia come dall’estero – dopo averne letto sui siti di mezzo mondo – arrivino sul lago cicloturisti pronti a farsi il tour del Garda ritrovandosi poi spiazzati e nel migliore dei casi delusi. Già, perché oltre alle attese disattese c’è di mezzo anche qualche pericolo concreto. L’esempio eclatante è proprio quello di Capo Reamol. La ciclabile di Limone permetterà a centinaia, migliaia di turisti che soggiornano in paese di salire in sella e andare verso nord. Quanti si fermeranno e torneranno indietro quando capiranno che la ciclabile finisce al confine? Quanti, una volta arrivati fin lì, decideranno di proseguire comunque inoltrandosi sul tratto di Gardesana Occidentale più pericoloso di tutti? Gallerie, strettoie, rocce esposte, pullman, camper, moto che percorrono quei cinque, sei chilometri che già oggi sono una preoccupazione per i ciclisti più esperti ed incalliti, figurarsi per le ciclo-famiglie della domenica. Il problema resterà tale per almeno tre anni visto che prima del 2020-21 non sarà pronto il tratto trentino».

 

[themoneytizer id=”16862-1″]

 

 

[themoneytizer id=”16862-16″]

I commenti sono chiusi.