Manerba: ecco l’Atlante Lessicale Bresciano

MANERBA - Mercoledì 19 a Manerba si presenta l'Atlante Lessicale Bresciano, che la Fondazione Civiltà Bresciana sta completando sotto la direzione del prof. Giovanni Bonfadini.

Appuntamento alle 20.30 in sala consiliare, a Palazzo Minerva, in piazza Aldo Moro.

Intervengono, dopo i saluti del presidente della Fondazione Civiltà Bresciana Mario Gorlani, Giovanni Bonfadini (professore di Glottologia e Linguistica Generale all’Università degli Studi di Milano), Antonio Foglio (studioso di lessico gardesano), Franco Liloni (giornalista divulgativo) e Gianfranco Cretti (Web master della Fondazione Civiltà Bresciana) .

Nel corso della serata è prevista la proiezione di estratti di “Luì, bìgol e butù – Alla scoperta dell’Atlante Lessicale Bresciano”, video promosso  dalla Fondazione Civiltà Bresciana e realizzato da Avisco.

 

Scrive lo stesso Bonfadini, direttore dell’opera, sul sito della Fondazione Civiltà Bresciana: “La lingua, oltre che strumento di comunicazione, è anche manifestazione del legame con la propria terra e del rapporto con la storia delle popolazioni che, nel corso del tempo, l’hanno abitata e modificata. Ogni lingua perciò si modifica di tempo in tempo e di luogo in luogo. L’idea di documentare l’attuale “stato” della “lingua dei bresciani” è quindi un’operazione scientifica di grande importanza e di grande rilievo”.

Presentazione dell’opera

Il dialetto bresciano è parlato in un ampio territorio, fortemente differenziato sia dal punto di vista geografico che da quello socio-economico, con appendici anche al di fuori dei limiti amministrativi provinciali. Sostanzialmente bresciano è infatti il dialetto dell’Alto Mantovano, così come affini al bresciano sono i dialetti delle confinanti valli trentine e perfino della sponda gardesana orientale da Malcésine a Castelletto di Brenzone.

In definitiva, possiamo dire che si parlano dialetti di tipo bresciano in quelle aree che, nel lungo lasso di tempo che va dagli albori degli idiomi neolatini fino all’epoca moderna, si sono rivolte a Brescia come principale (se non esclusivo) centro di riferimento economico e culturale, anche se non sempre (e in taluni casi mai) sono state sotto la sua giurisdizione amministrativa.

In un territorio così vasto le differenze linguistiche, nonostante l’indubbia azione livellatrice del modello cittadino, sono ancora abbastanza evidenti e ciò vale non solo per le zone più periferiche (come l’Alta Val Camonica, o il Medio e Alto Garda), ma anche per aree più prossime alla città, specialmente se non dislocate lungo le principali vie di comunicazione (tipico, in questo senso, il caso di Lumezzane).

Gianni Bonfadini.

L’ Atlante Lessicale Bresciano propone un’indagine a maglie abbastanza strette, che copre con 101 punti di rilevazione circa la metà dei comuni della Provincia di Brescia, sconfinando in cinque casi anche oltre i limiti amministrativi, e precisamente a Malcésine (VR), Ostiano (CR), Solferino, Castiglione delle Stiviere e Asola (MN).

A tal fine il territorio è stato suddiviso in otto aree linguistiche principali: Brescia e dintorni, Pianura, Garda, Area pedemontana orientale, Valle Sabbia, Valle Trompia, Franciacorta e Sebino, Valle Camonica, ciascuna delle quali ulteriormente ripartita in subaree di più limitate dimensioni secondo criteri geografici, storici e linguistici insieme.

Le inchieste sono state condotte sulla base di un Questionario di 305 voci scelte tra quelle che, da un attento spoglio di tutto il materiale disponibile, mostravano la presenza nel territorio bresciano di almeno due tipi lessicali diversi. Accanto agli obiettivi scientifici, il progetto intende perseguire anche un obiettivo culturale di carattere più generale: contribuire alla documentazione e alla conservazione di un patrimonio linguistico essenziale per la memoria storica delle comunità locali, ma in continuo depauperamento sotto la spinta della progressiva italianizzazione dei dialetti e dell’abbandono di interi settori del lessico strettamente connessi con attività ormai (quasi) completamente scomparse, o radicalmente mutate sul piano tecnologico.

Il lavoro di schedatura del materiale raccolto in sette anni dal 1994 al 2000, tenuto conto del numero delle voci del questionario, del numero delle inchieste svolte e dei numerosi casi di risposte multiple, ha comportato l’esame di circa 70.000 termini.

A questi ne vanno aggiunti circa altri 20.000, risultanti dallo spoglio di tutte le fonti edite (atlanti linguistici, vocabolari dialettali, monografie su singoli dialetti, lessici speciali, ecc.), che confluiranno nell’opera documentati separatamente e di cui si terrà conto nel commento delle carte linguistiche.

A conclusione della ricerca è prevista la pubblicazione di un volume che conterrà, oltre ad una Introduzione generale su obiettivi, metodologie e principali risultati conseguiti, circa 250 carte esemplificative dei termini raccolti nei 101 punti di inchiesta.

dialetto

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