Trama: Nel 1894 il Capitano Alfred Dreyfus, ufficiale dell’esercito francese, viene accusato di spionaggio con la Germania, degradato e deportato sull’Isola del Diavolo. Presente alla cerimonia di degradazione c’è anche il Colonnello Georges Picquart, che subito dopo viene nominato a capo della Sezione di statistica, ovvero una unità di controspionaggio militare.
Ben presto Picquart scopre che le accuse contro Dreyfus sono state costruite ad arte proprio dagli uomini della sua unità, ma far emergere la verità metterà a repentaglio la sua vita ed il suo onore. Tratto da fatti veramente accaduti.
Critica: La vicenda alla base di “L’ufficiale e la spia” è uno dei più celebri casi di ingiustizia della Storia, l’Affaire per antonomasia, e la sceneggiatura ne ripercorre accuratamente tutti i passaggi, inizialmente facendo ampio uso di flashback, poi divenendo più lineare, concentrandosi più sul ruolo decisivo del Colonnello Picquart nel portare alla luce la verità che sulla figura della vittima, il Capitano Dreyfus.
Polanski conduce l’articolata trama con maestria, presentandoci il Capitano ebreo di origini alsaziane, Alfred Dreyfus, nell’atto di venire degradato in un’enorme piazza d’armi affollata di militari (la tavolozza delle tinte si incentra in gran parte del film sui colori della bandiera francese) solo, indifeso e inascoltato mentre, tremante d’indignazione, protesta la sua innocenza.
Lo vedremo quasi sempre inquadrato in questo modo, anche sull’Isola del Diavolo, dove viene confinato, un punto insignificante in uno spazio immenso e remoto.
Dreyfus è la vittima innocente, è il centro intorno a cui ruotano intrighi e giochi di potere, bersaglio dell’odio razziale e dei pregiudizi, è un simbolo suo malgrado, ma non ci è dato il tempo per immedesimarci in lui, viene subito trascinato fuori scena e ben poco ci è mostrato delle sue sofferenze.
Al contrario, pian piano scopriamo la personalità del Colonnello Picquart, personaggio complesso, non eroe ma Uomo, con i suoi pregiudizi (in una delle prime scene rivela di non avere simpatia per gli ebrei, ciò non gli impedirà in seguito di rischiare la sua stessa vita e venire accusato di tradimento a sua volta, per difendere la verità, la giustizia e salvare Dreyfus) e le sue debolezze carnali (dopo una raffinata inquadratura di dejeuner sur l’herbe, lo vediamo impegnato in una relazione con una donna sposata, solo dopo si vedrà che il loro è un rapporto stabile, d’autentico affetto) ma anche uomo integerrimo e coraggioso, autorevole, capace, nonostante la resistenza dei sottoposti, di comandare il disastroso dipartimento che gli viene affidato.
Gli interpreti, tutti bravissimi e perfetti, anche fisicamente, per i loro ruoli, interagiscono con splendida intesa, da Louis Garrel capace di farci oscillare tra pietà e insofferenza per il suo Dreyfus, a Jean Dujardin che impersona un Picquart fiero, intelligente e profondamente umano che arriva a pagare in prima persona la sua integrità, attraversando le tribolazioni con dignità, ostinato ma mai ingenuo nel voler far emergere la verità contro il muro eretto dalle autorità militari.
La parte della sua comprensiva amante è affidata alla moglie e musa di Polanski, Emmanuelle Seigner, che fa splendere il suo personaggio di sensuale ironia ed anche il regista si ritaglia una breve apparizione, mescolato tra gli spettatori nella scena del concerto.
Il cast si avvale inoltre di numerosi attori della Comédie Française e di altri ottimi interpreti come Mathieu Amalric che interpreta brillantemente il grafologo Bertillon.
Non dimentichiamo infatti che questo è un caso politico-giudiziario ed è anche una storia di spionaggio che si basa sullo scambio e la falsificazione di documenti scritti (il celebre “bordereau”) che trova infine la sua soluzione grazie all’intervento decisivo della stampa (J’Accuse è il titolo originale del film ed anche il grido con cui s’apriva l’editoriale di Émile Zola in difesa di Dreyfus). Efficacissima la sequenza in cui le personalità implicate nella costruzione delle false accuse vengono riprese mentre leggono il giornale che li chiama in causa uno per uno.
Perfetta la fotografia che con un’illuminazione quasi naturale richiama i quadri dell’epoca, accuratissima la ricostruzione scenografica; rigorosa la musica di Desplat. Non solo un esempio di come si possano tradurre al cinema vicende storiche complesse, rendendole avvincenti ed attuali, ma un film appassionato ed allo stesso tempo equilibrato e rigoroso.
(Camilla Lavazza)
Il film è in programmazione fino a mercoledì 27 novembre al Multisala King
L’UFFICIALE E LA SPIA
Titolo originale: J’Accuse
Regia di Roman Polanski
Sceneggiatura Robert Harris e Roman Polanski,
basato sul romanzo di Robert Harris
Personaggi e interpreti
Marie Georges Picquart Jean Dujardin
Alfred Dreyfus Louis Garrel
Pauline Monnier Emmanuelle Seigner
Comandante Joseph Henry Grégory Gadebois
Generale Charles-Arthur Gonse Hervé Pierre della Comédie Française
Generale Raoul Le Mouton De Boisdeffre Didier Sandre della Comédie Française
Generale Auguste Mercier Wladimir Yordanoff
Alphonse Bertillon Mathieu Amalric
Jean-Alfred Desvernine Damien Bonnard
Colonnello Jean Sandherr Eric Ruf della Comédie Française
Generale Georges De Pellieux Laurent Stocker della Comédie Française
Colonnello Armand Du Paty De Clam Michel Vuillermoz, della Comédie Française
Generale Jean-Baptiste Billot Vincent Grass
Maître Edgar Demange Denis Podalydes della Comédie Française
Louis Leblois Vincent Perez
Maître Fernand Labori Melvil Poupaud
Ferdinand Walsin Esterhazy Laurent Natrella della Comédie Française
Musiche di Alexandre Desplat Montaggio Hervé De Luze
Direttore della Fotografia Pawel Edelman, Psc
Scenografia Jean Rabasse, Adc Costumi Pascaline Chavanne
Assistente alla regia Hubert Engammare
Casting Michaël Laguens Suono Lucien BalibarAymeric Devoldere Cyril Holtz
Capo Truccatore Vesna Peborde Capo Parrucchiere Agathe Dupuis
Organizzatore di Post Produzione Abraham Goldblat
Organizzatore Generale Cyrille Bragnier
Prodotto da Alain Goldman
Durata 126 min
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