«Sorry we missed you», il nuovo film di Ken Loach a Salò

SALÒ – Martedì 18 al Cinema Cristal, a Salò, si proietta «Sorry we missed you», l'ultimo film di Ken Loach. Lo ha visto per noi Camilla Lavazza.

Trama: Ricky ha fatto molti lavori nella vita ma la sua famiglia, composta dalla moglie Abby, che fa la badante, e dai due figli, Seb e Liza Jane, vive ancora in affitto in un quartiere popolare di Newcastle ed è sommersa di debiti a causa della crisi della banche del 2008.

L’occasione per cambiare la loro situazione pare giungere con un nuovo lavoro, Ricky firma un contratto con una ditta di spedizioni in franchise, si indebita ulteriormente e vende perfino l’auto della moglie per acquistare l’indispensabile furgone. Da questo momento il tempo dei genitori viene assorbito totalmente dal lavoro e questo avrà inevitabilmente delle conseguenze anche sui ragazzi.

 

Critica: Fin dal titolo la parola chiave di questo film di Ken Loach è “scusa”. Tutti si scusano di colpe che non hanno e, meno ne hanno, più si scusano: i corrieri si scusano con i clienti tramite il cartoncino “Sorry, we missed you” di non averli trovati in casa, si scusano i genitori con i figli di non aver abbastanza tempo per loro, i figli di volere solo che “tutto torni come prima”, perché a loro di vivere in affitto o in una casa di proprietà importa poco, quelli sono sogni degli adulti.

Si scusa mamma Abby che deve comunicare con i figli tramite l’iphone (ed in mano a questi personaggi vessati lo smartphone con la mela perde molto del suo fascino, come in un product placement al contrario) come si scuserà al pronto soccorso, nella scena più straziante del film, perché è una persona mite e dopo un’esplosione di rabbia non può far altro che chiedere immediatamente perdono. Si scusa il padre Ricky, la cui vita è comandata dai bip di quell’infernale scanner che regola la vita dei corrieri (la produzione ha noleggiato dei veri scanner, programmandoli per autentiche spedizioni in modo che tutto fosse più veritiero possibile), si scusa con il capo Maloney che alla firma del contratto gli prospetta un lavoro “indipendente” e poi, nella pratica, controlla i corrieri ogni istante e si vanta perfino di non aver pietà dei loro problemi. Si scusa con il preside e con la polizia, hanno tutti le loro ragioni e Ricky nel sistema ancora ci crede.

Non ci crede più il giovane Seb, che invece vede solo i genitori ammazzarsi di fatica ed allora cerca negli amici una seconda famiglia e negli atti di ribellione una richiesta di attenzioni e un manifesto disprezzo per i loro sacrifici inutili (la vendita del giaccone di Goretex “costato una fortuna” per comprarsi le bombolette con cui realizzare gli amati graffiti).

In tutto questo sembra essere più forte la sorellina Liza Jane (ma anche lei rivelerà la sua umana debolezza), una piccola donnina che torna a casa sola; Loach sceglie di riprenderla dall’alto delle scale e ci rivela la sua solitudine con un solo dettaglio, il suo innocente portachiavi a forma di orsetto che spicca solitario nella ciotola svuotatasche all’ingresso.

La regia di Ken Loach è tutta così, priva di orpelli, essenziale ed autentica, attentissima ai dettagli, ed il suo metodo è di girare in sequenza, senza far conoscere la trama agli attori che hanno così modo di avere reazioni più autentiche e di vivere all’interno l’evoluzione dei personaggi.

I ruoli principali sono stati affidati ad attori non professionisti, Kris Hitchen, che interpreta il padre, è un ex idraulico, Debbie Honeywood faceva l’insegnante di sostegno, i ragazzi sono stati scelti dopo audizioni nelle scuole, il capo Maloney è un ex poliziotto. Tutti risultano assolutamente credibili e spontanei e ciò che emerge è uno spaccato della nostra società attuale e dei suoi problemi, primo fra tutti la mancanza di tempo che si traduce in solitudine, perché l’ossessione per il lavoro impedisce di costruirsi amicizie e perfino di mantenere gli affetti famigliari.

Il lavoro senza il quale “non si ha dignità”, come ci viene sempre ripetuto, ma che, in condizioni di semi schiavitù come in queste forme di precariato estremo, in cui il lavoratore è a tutti gli effetti un dipendente ma assume anche tutti i rischi dell’imprenditore, si traduce in una situazione alienante che con la dignità ha ben poco a che fare.

Ricky ha un carattere orgoglioso, non ha mai chiesto un sussidio e non ha paura di sgobbare, quindi crede di potercela fare, ignorando i segnali di chi ci è già passato (il collega che deve cedergli il “giro” perché non regge il ritmo), un po’ come l’operario interpretato da Gian Maria Volonté in “La classe operaia va in paradiso” vuole essere il migliore.

Abby ama le persone che accudisce, nonostante il loro egoismo (l’anziana demente che fa cadere apposta il piatto, il disabile capriccioso) e si accontenta del breve conforto che trova parlando con sconosciuti alle stazioni degli autobus. Nessuno dei due ha tempo per avere degli amici, entrambi sono soli ma non hanno nemmeno un momento di pausa per rendersene conto, comunicano attraverso il cellulare, tra loro e con i figli, e questo li rassicura e dà loro un’apparenza di unità mentre, in realtà, non hanno più nulla a che fare gli uni con gli altri, imprigionati ciascuno in un sistema in cui girano “come mosche impazzite” da un punto all’altro della città, questa Newcastle (in cui Loach aveva già ambientato “Io, Daniel Blake”, a cui questo film è intimamente legato) di cui vengono mostrati sia i quartieri benestanti che quelli periferici, perché in questo sistema ci siamo dentro un po’ tutti, come vittime, con la nostra perenne mancanza di tempo per gli altri e per noi stessi, in un sistema dove essere sempre indaffarati è sinonimo di serietà e il lavoro, per quanto insensato, un valore in se stesso, e come responsabili, perché a tutti piace essere “serviti” puntualmente e pagare il meno possibile, e godiamo a tracciare minuto per minuto il nostro ultimo acquisto online. Forse, anche noi dovremmo chiedere “scusa”.

(Camilla Lavazza)

Cinema Teatro Cristal di Salò- CINEFORUM

http://www.cinemacristal.it/lagodigarda/cineforum.html

Scheda

Regia KEN LOACH

Sceneggiatura PAUL LAVERTY

Interpreti e personaggi

KRIS HITCHEN Ricky

DEBBIE HONEYWOOD Abby

RHYS STONE Seb

KATIE PROCTOR Liza Jane

ROSS BREWSTER Maloney

Fotografia ROBBIE RYAN

Musiche GEORGE FENTON

Scenografia FERGUS CLEGG

Montaggio JONATHAN MORRIS

Produttrice REBECCA O’BRIEN

Durata 100 min

 

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