San Martino, giornata delle cure palliative. A Brescia la prima Hospice d’Italia

BRESCIA – Si celebra mercoledì 11 novembre, nella ricorrenza del vescovo cristiano San Martino di Tours, la Giornata nazionale delle cure palliative. A Brescia e Cremona garantite anche durante la pandemia.

Un insieme di cure di “protezione” – quali il controllo del dolore e di altri sintomi fisici, psicologici, sociali e spirituali, il cui scopo è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile -, così indispensabile che, anche in questo tempo di emergenza, garantisce ai pazienti e alle loro famiglie assistenza e continuità.

Un significato di protezione che ha radici antiche: la tradizione racconta che Martino tagliò in due il suo mantello (‘pallium’ in latino) per condividerlo con un mendicante seminudo incontrato sul proprio cammino.

La prima esperienza italiana nel campo degli hospice nasce proprio a Brescia nel 1987 ad opera delle Ancelle della Carità, nella Casa di Cura “Domus Salutis” che oggi fa parte, insieme alla Case di Cura “San Clemente” di Mantova ed “Ancelle” di Cremona della ‘Fondazione Teresa Camplani’.

“Il nostro progetto – spiega la vicaria generale delle Ancelle, Madre Maria Oliva Bufano – vide la luce per volontà della Superiora Generale di allora, Madre Eugenia Menni. Alcune nostre sorelle si recarono in Inghilterra per vedere come erano organizzati gli hospice e sulla base delle loro esperienze si diede vita al primo complesso per l’assistenza ai malati terminali. Questo progetto ha origine dal carisma della nostra Santa Fondatrice, Maria Crocifissa Di Rosa, che nel malato vede la persona stessa di Gesù Cristo e nei cui confronti l’assistenza deve essere integrale, investendo corpo, anima e spirito”.

La Casa di Cura “Domus Salutis”.

 

L’Hospice di Brescia ha una dote di 29 posti letto per degenza ordinaria ed 1 di day hospital e dal 2003 analoga assistenza si attua anche nella Casa di Cura di Cremona, con 12 posti letto di cui 1 di day hospital.

Le cure vengono erogate a persone che non hanno un’aspettativa di vita lunghissima, ma che possono ancora svolgere attività e tessere relazioni sociali – spiega il responsabile dell’Unità Operativa di cure palliative e terapia del dolore dell’Hospice della Domus Salutis, il dr. Michele Fortis che dallo scorso anno ha colto la grande eredità del dr. Giovanni Zaninetta, andato in pensione dopo esser stato presidente della Società Italiana Scientifica del settore ed aver pubblicato molto in divulgazione scientifica e formazione – . Non sono più le palliative, ‘cure di fine vita’ come si diceva un tempo, ma cure necessarie a favorire la migliore qualità di vita in malati che non hanno più la possibilità di guarire”.

E l’Unità di Brescia diretta dal dr. Fortis e quella di Cremona guidata dal dr. Marco Quinzani, anche ora in tempo di Covid, come già nella scorsa primavera, tenendo fede allo stile di accoglienza proprio delle Ancelle, permettono ai familiari dei malati di poter restare accanto ai loro cari con turni di presenza e garanzie sanitarie.

I pazienti hanno sintomi importanti sia dal punto di vista fisico che psicologico ed hanno bisogno di personale ed ambienti qualificati.

L’Hospice della Domus gode ancora della presenza professionale di tre Ancelle: Suor Giusy Stevanin, presente dal ’97, è medico palliativista di grande esperienza e con una specializzazione in geriatria, Madre Rosalba Ferraresi è caposala, Suor Rosetta Cappelli che si dedica all’assistenza umano-spirituale degli ammalati, fu parte del gruppo che andò in avanscoperta in terra inglese.

“Accanto al setting residenziale in Hospice – informa il dr. Fortis che viene da una grande esperienza all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo – la nostra unità gestisce un servizio ambulatoriale per la terapia del dolore e l’Assistenza domiciliare integrata, con nuovi servizi corposi che erogano cure 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 per sostenere le persone in difficoltà e le loro famiglie, con un’assistenza paragonabile a quella che avrebbero in ospedale. L’attività di cure palliative è molto cresciuta e la grande conquista è appunto quella di poter differenziare i setting di offerta: il “pallio” viene offerto tanto nella propria casa, quanto nel sistema residenziale Hospice e a livello ambulatoriale ed in via di sviluppo e consolidamento c’è anche quello della consulenza nelle case di cura per acuti: un sistema di rete che, in particolare modo in un periodo così delicato come questo, quando da un momento all’altro possono presentarsi molti casi di pazienti gravi non destinati a terapie intensive, deve essere continuamente alimentato e sostenuto”.

Non solo. La Fondazione dà disponibilità di presenza in Hospice per medici che partecipano a Master di cure palliative e contribuisce alla formazione dei medici di medicina generaleFin dalle origini – sottolinea il dr.Fortis con riconoscenza – l’Hospice e le cure domiciliari ricevono il supporto fondamentale del VAD (Volontari Assistenza Domiciliare) che ha messo a disposizione di malati e famiglie, volontari specificamente formati per il sostegno psicosociale in una fase della malattia così delicata: un gruppo che durante la pandemia, non potendo stare accanto ai pazienti, continua ad operare in struttura supportandoci logisticamente e raccogliendo fondi per borse di studio”.

 

 

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