Lavenone: alla scoperta del borgo e del suo affresco “dissonante”

LAVENONE - L’elemento caratterizzante è uno dei più importanti esempi di dissonant heritage o patrimonio dissonante: la frase propagandistica di epoca fascista “Noi sognamo l’Italia romana”.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia in collaborazione con il Comune di Lavenone e la Comunità Montana della Valle Sabbia presenta attraverso una serie di iniziative un progetto nuovo, volto alla valorizzazione del paese di Lavenone.

Un piccolo borgo dal fascino nascosto che è recentemente entrato a far parte del progetto “Borghi d’Italia” di Airbnb, una delle aziende più importanti del settore turistico al giorno d’oggi.

Un progetto di comunicazione turistica e culturale che pone l’accento sul passato di Lavenone, in particolare sulle vicende che hanno caratterizzato la storia del borgo dalla Seconda Guerra mondiale in poi.

L’elemento caratterizzante è uno dei più importanti esempi di dissonant heritage o patrimonio dissonante: la frase propagandistica di epoca fascista “Noi sognamo l’Italia romana”.

Una frase che nel 1982 ha assunto un significato completamente diverso da quello che si può comunemente pensare, grazie all’opera realizzata su commissione dell’amministrazione comunale ad Adriano Grasso Caprioli e Giovanni Biasini: i due artisti inclusero la scritta in un murale di stile futurista, con lo scopo di mantenere viva la memoria di un periodo storico che ha segnato un’intera generazione, per dimostrare che si può ricordare senza celebrare un passato buio che non si può cancellare. La frase ha continuato a suscitare molte polemiche tra i cittadini, per questa ragione si parla di patrimonio dissonante, ovvero tutti quei beni culturali influenzati da ideologie e concezioni etiche contrastanti con quelle attuali, qualcosa che in molti vorrebbero dimenticare, ma che invece deve essere ricordato in maniera critica.

Lo scopo della collaborazione tra l’Università Cattolica e il comune di Lavenone è quello di promuovere questo patrimonio per renderlo fruibile al pubblico anche in chiave turistica.

Studentesse del progetto: Silvia Amodio, Sofia Bandera, Sara Bianchetti, Arianna Capasso, Carola Marsili, Lorenza Giovanna Rovati, Deborah Spalenza.

Il vero significato dell’affresco

A Lavenone, in via Nazionale, sorge una casa privata sulla cui facciata campeggia un murale risalente agli anni ’80, in cui risalta la scritta “Noi sognamo l’Italia romana”. La scritta risale al periodo fascista, epoca in cui era consuetudine apporre scritte sui muri delle case come promozione della retorica del regime stesso.

A seguito della Liberazione nel 1945, all’indomani della caduta del regime, la scritta venne cancellata con la calce, per poi riemergere molto tempo dopo tra gli anni Sessanta-Settanta. Di qui la decisione della Giunta Comunale dell’epoca, all’inizio degli anni Ottanta, di dare un nuovo significato “democratico” a quella scritta anziché rimuoverla semplicemente. L’idea venne realizzata per mano di due artisti Adriano Grasso Caprioli e Giovanni Biavini, che incorniciarono la scritta originale in un murale in stile futurista, che venne inaugurato nella ricorrenza del 25 aprile del 1982.

Nel murale possiamo osservare diversi elementi significativi. In basso a sinistra troviamo un’aquila, ferita a morte, a simboleggiare la fine degli imperialismi. In basso a destra, invece, troviamo un fascio littorio a pezzi che rappresenta la fine dell’imperialismo nazifascista. Il fungo atomico occupa la scena centrale. Vuole rappresentare l’autodistruzione dell’umanità se si seguirà ancora la strada distruttrice degli imperialismi.

Patrimonio dissonante

Questa opera negli anni ha sollevato molte controversie, ma non è un prodotto artistico apologista del fascismo: è stato creato per mantenere viva la memoria di un un periodo storico che ha segnato un’intera generazione e che ha effetti tutt’oggi.

Questo, insieme al significato dell’affresco, sono elementi che non lo rendono un’opera che inneggia al fascismo ma un esempio di dissonant heritage. Parliamo di dissonant heritage o patrimonio dissonante per tutti quei beni culturali prodotti in periodi drammatici della storia, influenzati da ideologie e concezioni etiche contrastanti con quelle attuali. Si tratta di qualcosa che sarebbe più facile dimenticare ma che bisogna ricordare ad ogni costo.

Creare un’opera con una finalità di insegnamento e riflessione è stata sicuramente una scelta ben più difficile rispetto alla semplice rimozione di una scritta riecheggiante un periodo storico, che molti vogliono dimenticare. In realtà l’obiettivo dell’amministrazione comunale è proprio quello di fare in modo che nessuno dimentichi esperienze passate negative affinché non si possano più riproporre nel futuro. Il significato del murale è profondo e pertanto non va guardato e commentato con superficialità: non rappresenta nessuna tendenza neofascista o di filo-fascista. Il suo scopo va ben oltre volendo scuotere le coscienze individuali di fronte a episodi che ancora oggi, purtroppo, in qualche modo ripropongono nella quotidianità quel passato che deve essere bandito per sempre.

 

 

 

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