«Da quassù»: la seconda residenza d’artista sullo Stivo

ARCO - Seconda edizione, dal 3 al 30 luglio, per la residenza d’artista sul monte Stivo «Da quassù»: due artisti selezionati con un bando internazionale in collaborazione con Galassia Mart, Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996) e Raffaele Vitto (Canosa di Puglia, 1993), vivranno al rifugio Marchetti, a oltre 2000 metri di altitudine, per un mese, dando forma artistica alla loro esperienza.

La residenza inizierà domenica 3 luglio con l’ascesa al rifugio e terminerà domenica 30 luglio con la presentazione dei progetti sviluppati dagli artisti durante il periodo di residenza. I lavori rimarranno in esposizione al rifugio per tutto il periodo estivo, per poi essere esposti a Verona nello spazio Habitat Ottantatré e, l’anno successivo, ad Arco a Casa Collini, presso la galleria civica Giovanni Segantini.

Contemporaneamente, dal 16 giugno all’8 luglio saranno esposti, a Casa Collini presso la galleria civica Giovanni Segantini, i lavori realizzati nella prima residenza d’artista, l’anno scorso, da Flavia Bucci e Marco Berton. Il progetto è a cura dell’associazione di promozione sociale In Habitat, con la collaborazione di Alberto Bighellini, gestore del rifugio Marchetti, e il sostegno del Comune di Arco e di Trentino Marketing.

La conferenza stampa di presentazione della residenza d’artista e, a seguire, l’inaugurazione della mostra delle opere dell’anno scorso si sono tenute nella mattina di venerdì 16 giugno, presenti per In Habitat il presidente Zeno Massignan, per l’amministrazione comunale l’assessore alla cultura Guido Trebo e la responsabile dell’Ufficio cultura Giancarla Tognoni, per il rifugio Marchetti il gestore Alberto Bighellini. Presenti anche i due artisti in residenza quest’anno, Chiara Gambirasio e Raffaele Vitto, e Marco Berton, in residenza l’anno scorso. In seguito, visita guidata a cura di Giancarla Tognoni alla mostra «Orizzonti di luce. Segantini e il paesaggio divisionista: natura, memoria e simbolo», allestita in galleria civica fino al 22 ottobre per la cura di Alessandro Botta e Niccolò D’Agati.

Hanno detto

Guido Trebo, assessore alla cultura del Comune di Arco: «Questa bellissima iniziativa ci permette di avere uno sguardo sul contemporaneo tracciando una linea ideale che parte da Segantini, di cui nella nostra galleria civica è in esposizione una importante mostra dedicata al paesaggio. Nel tempo la pittura ha rappresentato la montagna come dato, poi come simbolo, memoria e infine emozione personale. Con questa residenza d’artista abbiamo l’artista contemporaneo calato in un contesto di montagna che interagisce, riflette e propone il proprio sguardo artistico. Una proposta artistica, questa residenza, di grande interesse. Sono anche molto contento che finalmente possiamo ospitare i lavori dell’anno scorso. Sono fermamente convinto che anche in Trentino dobbiamo fare di più per far lavorare i giovani artisti, e grazie alla proposta dell’associazione In Habitat il Comune di Arco ha l’opportunità di farlo».

Alberto Bighellini, gestore del rifugio Marchetti: «Io mi limito a ospitare gli artisti, è il mio lavoro, tutti i giorni accolgo tante persone che non conosco. Non credo quindi di avere dei meriti particolari. L’anno scorso è andata molto bene, è stato tutto molto naturale, gli artisti hanno rispettato perfettamente il luogo, le sue regole e i suoi ritmi. Non c’è stato nulla di forzato ed è stata anche per me e i miei collaboratori una bella esperienza».

Zeno Massignan, presidente dell’associazione In Habitat: «La prima edizione l’anno scorso è stata estremamente positiva, alla fine della residenza gli artisti sono scesi con le lacrime agli occhi, lo Stivo è entrato nei loro occhi con i suoi cambi di luce, la percezione prospettica così diversa dal fondovalle, la vista ampia che cambia la percezione delle cose. Tutti elementi per i quali abbiamo scelto di fare una residenza d’artista in montagna. Un altro motivo è il tema della sostenibilità e della percezione della disponibilità limitata delle risorse: il Marchetti vive dei suoi pannelli fotovoltaici e della raccolta delle acque piovane, e se non piove si deve limitare l’uso dell’acqua e se non c’è sole occorre risparmiare l’energia. C’è poi un elemento sociale che definirei mutua prosperità: si crea una situazione familiare in cui ci si sente come a casa e dove le cose funzionano in modo armonico, lo staff corre ma col sorriso, si lavora ma poi ci si ritrova in momenti conviviali. C’è una forte valenza etica nella conduzione di un rifugio. Infine, il rapporto con la dimensione naturale, in linea con una urgenza sempre più stringente. Poter sperimentare un rapporto immediato con natura è molto forte, e i due artisti, che sono dei comunicatori, poi la portato a valle e diffondono una nuova sensibilità».

Gli artisti

Chiara Gambirasio nasce a Bergamo nel 1996, vive e lavora tra Mapello e Milano. Si forma all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, dove si diploma nel 2019 in Pittura, per poi specializzarsi nel 2022 in Scultura. La sua è una ricerca che si dispiega in varie discipline ma che sottende qual minimo comun denominatore il principio essenzialmente pittorico di codifica della realtà attraverso il colore. Questa pratica viene da lei definita “Kenoscromìa”, ossia vibrazione cromatica nel/del vuoto. La sua attenzione si concentra su dei punti di colore che appaiono nella realtà come intrusi, che ella si propone di trasformare, attraverso le immagini che ne nascono (pittoriche, fotografiche, scultoree o ibride), in fulcri prospettici. Assumendo tale punto di colore quale centro di osservazione è possibile aprirsi ad una contemplazione di realtà pluridimensionali.

Tra le mostre personali si segnalano per il 2022 “Vedere dentro”, a cura di Gabi Scardi, Galleria Cinquegrana (Milano); “5Dì”, a cura di Caroline Corbetta, “Il Crepaccio IG” (online). Per il 2021: “Istruzioni di volo”, a cura di Sergio Risaliti, con testi di Cristina Muccioli, Museo Novecento (Firenze); “Sedimento”, a cura di Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi, Adiacenze Bologna (Spilamberto, MO). Tra le esposizioni collettive si segnala nel 2022 “Visibilia, come rendere visibile l’invisibile”, a cura di Isabella Puliafito, Palazzo Ducale di Gubbio, e nel 2021 “L’armonia”, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi (Firenze).

Raffaele Vitto nasce a Canosa nel 1993, vive e lavora a Ferrara. Ha conseguito il diploma accademico di secondo livello in Scultura nel 2020 all’Accademia di belle arti di Bari. Il suo lavoro è caratterizzato dal recupero di elementi agresti appartenenti al proprio vissuto, in particolare la terra, la stessa che coltiva sin da piccolo con la sua famiglia. Questo gli permette di rendere tangibili le sue riflessioni, rivolte in primo luogo al bisogno di ritrovare quell’armonia perduta con l’elemento naturale, sondandole dinamiche che governano il rapporto uomo-natura/contadino-terra. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero: “Compost – The Open Bin” a cura Nadine Bayek, presso OnCurating Project Space, Zurigo, Svizzera. “Monet – culture in Motion in Adriatic Network of Museum”. Intereg Ipa Cbc Italia, Albania, Montenegro 2014/2020. Galleria Nazionale delle Arti, Tirana, Albania. VI edizione di Apulia Land Art Festival, a cura di Carmelo Cipriani, al Parco agrario della Casa Rossa, Alberobello (BA). “Segni elementari” a cura di Francesco Carofiglio, Lorenzo Madaro, Concettina Ghisu e Brizia Minerva, alla Casa d’Amore, Museo del territorio, Rione Monti, Alberobello (BA).

In Habitat

È un’associazione di promozione sociale che offre servizi di progettazione, avviamento e sviluppo di attività culturali. Si occupa di ricerca, curatela e coordinamento di progetti culturali, dalla fase di pianificazione al monitoraggio dei risultati, dalla definizione degli obiettivi al coinvolgimento della comunità. Si compone di professionalità differenti che spaziano dal fotografo allo storico dell’arte, dal giornalista al grafico, dal mediatore culturale museale all’artista. In Habitat aps basa il proprio lavoro su una forte condivisione etica e di valori, focalizzata sulla condivisione di informazioni, competenze e attitudini lavorative per collaborare con altri settori al fine di pianificare sinergie a lungo termine e favorire l’innovazione in ambito artistico, culturale e sociale.

 

 

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