Comuni in campo contro le microplastiche nel Garda

LAGO DI GARDA - Sette Comuni del Garda hanno firmato la "Carta del Lago", assumendo un impegno nel contrasto alle microplastiche, problema che interessa drammaticamente l'intero pianeta, Garda compreso.

Le microplastiche ormai sono ovunque. Non c’è habitat, sull’intero pianeta, che non sia interessato dal fenomeno. Si trovano persino nel nostro corpo. Sono nei mari ma anche nei laghi. Garda compreso. Nel più grande lago italiano gli ultimi campionamenti, seguiti dalla Goletta di Legambiente, risalgono al 2019, e mostravano un trend di crescita impressionate:

  • 25mila particelle per km2 di superficie nel 2016,
  • 36mila particelle per km2 di superficienel 2018,
  • 131mila particelle per km2 di superficie nel 2019.

Eppure gli studi sull’incidenza delle microplastiche in ambiente lacustre sono ancora pochi, soprattutto in Italia, e il problema è scarsamente o per nulla percepito.

Ma qualcosa si muove. Nei giorni scorsi a Gardone Riviera, a Palazzo Wimmer, alcuni comuni benacensi (per ora Desenzano del Garda, Gardone Riviera, Lonato del Garda, San Felice del Benaco, Sirmione, Toscolano Maderno e Lazise, ma altri seguiranno) hanno firmato la «Carta del Lago» (la puoi scaricare qui), iniziativa promossa nell’ambito del progetto europeo Life Blue Lakes per contrastare le microplastiche, presentata nel corso di un convegno che ha visto la presenza dell’assessore regionale all’ambiente Giorgio Maione, della presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, della coordinatrice del progetto Life Blue Lakes Chiara Braschi e di amministratori gardesani.

«La Carta del Lago – dice Meggetto – ha l’ambizione di rappresentare un impegno, ancorché volontario, ma dal forte valore simbolico e concreto, che le comunità del Garda intendono assumere per la tutela del lago dalle microplastiche».

Alcuni degli amministratori che hanno firmato la Carta del Lago.

 

I firmatari (oltre ai Comuni ci sono anche associazioni e comitati) si sono assunti l’impegno ad operare in sei ambiti strategici:

  • sensibilizzazione;
  • reflui (migliorando la gestione delle acque di scarico, visto che tra le principali cause di inquinamento da plastica c’è la scarsa qualità della depurazione);
  • unione e coordinamento (la Carta come strumento di sinergia interregionale);
  • conoscenza (tramite un apposito osservatorio composto dai principali stakeholder);
  • 3R (recupero, riutilizzo e corretto smaltimento dei rifiuti);
  • paradigma (ovvero regolamentazione del consumo di prodotti inquinanti e sostegno all’acquisto consapevole).

Tra le novità concrete, quella annunciata dall’assessore regionale Maione: «Regione Lombardia ha acquistato tramite Arpa un macchinario innovativo per eseguire analisi sulle acque di superficie e dei cicli idrici proprio per monitorare la presenza di microplastiche». La Carta del Lago è consultabile, assieme a numerosi dati su questo tema, sul sito lifebluelakes.eu.

Qui sotto le dichiarazioni della presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, e dell’assessore regionale lombardo all’ambiente Giorgio Maione.

Cosa sono le microplastiche

Spesso si sente parlare del problema, quasi sempre in riferimento ai mari e agli oceani. Ma cosa sono le microplastiche? Purtroppo anche le acque interne sono pesantemente contaminate dalla plastica a causa della cattiva gestione dei rifiuti e della scarsa qualità della depurazione fognaria i cui scarichi, ancora oggi troppo spesso, finiscono in acqua senza subire i trattamenti necessari.

Se la messa al bando dei cotton fioc non biodegradabili, dei sacchetti di plastica e delle microplastiche nei cosmetici è un ottimo segnale che pone l’Italia in posizione di avanguardia su questo tema, occorre intervenire anche sulla gestione dei rifiuti, così come è necessario avviare capillari iniziative di sensibilizzazione e di prevenzione per ridurre l’apporto di questi insidiosi inquinanti.

La presenza di frammenti di plastica è in aumento negli ecosistemi di tutto il mondo. A causa delle proprietà del materiale di origine, difficilmente si decompongono e per questo persistono a lungo nell’ambiente.

Vengono definite microplastiche tutte le particelle le cui dimensioni sono comprese tra i 330 micrometri e i 5 millimetri.

Possono avere origine primaria (pellets da pre-produzione, fibre tessili o microsfere abrasive) o secondaria se derivano dalla disgregazione di rifiuti più grandi da parte degli agenti fisici.

Sono sempre più presenti nell’ambiente, disperse negli ecosistemi marini e terrestri ma si tratta di un inquinamento di difficile quantificazione e impossibile da rimuovere totalmente: è per questo che la conoscenza del problema e la prevenzione sono necessarie.

Sono stati condotti molti studi per definire cosa sono le microplastiche, quantificarne la presenza e la dispersione nell’ambiente marino (fin dagli anni ’70) ma solo negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza che anche le acque dolci non sono immuni da questo problema.

Trasportate da corsi d’acqua e scarichi, macro e microplastiche sono sempre più presenti anche nei laghi: un’altra minaccia a cui sono sottoposti questi sistemi semi chiusi, che potrebbero risentire maggiormente della presenza di rifiuti, ma soprattutto delle microparticelle che principalmente da questi si originano. Sull’incidenza delle microplastiche in ambiente lacustre sono ancora pochi gli studi, soprattutto in Italia.

Quando finisce in acqua, la plastica si discioglie in piccoli frammenti a causa di diversi processi chimici o fisici: dall’effetto dei raggi ultravioletti al vento, dalle onde ai microbi e alle alte temperature.

Proprio perché sono tanti gli elementi che concorrono al deterioramento, è difficile dire con precisione quanto tempo un singolo frammento impiega a diventare microplastica: a prolungarne il processo concorrono anche gli additivi chimici utilizzati durante la produzione che conferiscono ai materiali determinate caratteristiche, come gli antimicrobici o i ritardanti di fiamma che li rendono più resistenti ai raggi ultravioletti, fino all’impermeabilità.

Ma le microplastiche nei laghi possono essere anche un rifiuto primario, come nel caso di pellet da pre-produzione industriale, fibre tessili provenienti dalle lavatrici o microsfere utilizzate nella cosmesi.

Raccolta di frammenti di plastica su una spiaggia gardesana.

 

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