I lazzaretti di Venezia e di Salò

SALO' - Sabato 29 in biblioteca incontro sui lazzaretti di Venezia e di Salò, con particolare riguardo alla tutela del commercio e al controllo delle pandemie nella Serenissima.

«I lazzaretti di Venezia e di Salò. Tutela del commercio e controllo delle pandemie nella Serenissima». Su questo tema, tornato di grande attualità con la pandemia del Covid, relazioneranno sabato 29 alle 17.30 in biblioteca la storica veneziana Nelli Elena Vanzan Marchini e il ricercatore e archivista salodiano Giuseppe Piotti.

L’evento è promosso da Comune, Ateneo e Comitato per le celebrazioni del lazzaretto di Venezia (1423-2023). Ingresso libero.

 

Il lazzaretto di Salò

Il cinquecentesco lazzaretto di San Rocco racconta vicende lontane nel tempo che tra l’altro rivelano, in tempi di pandemia, sorprendenti richiami con la situazione attuale.

Il lazzaretto ricorda infatti la storia delle pandemie che colpirono il Garda nei secoli passati e delle misure di isolamento adottate allora, svelandoci che il lockdown non è un’invenzione dei giorni nostri (ne avevamo scritto qui).

Il lazzaretto di San Riocco è, con il Duomo e Palazzo Martinengo a Barbarano, uno dei tre monumenti nazionali di Salò.

La facciata del lazzaretto su via Tavine.

 

 

 

 

Il lazzaretto, situato lungo via Tavine, accanto al cimitero monumentale, è testimonianza delle strategie di difesa sanitaria che Salò mutuò dalla Repubblica di Venezia, antesignana nell’arte di prevenire e fronteggiare le epidemie.

Il complesso fu costruito a partire dal 1484 per tutelare la cittadina gardesana dall’incubo della peste e fu pienamente efficiente dalla metà del XVI secolo. Qui venivano isolati gli ammalati ed erano sottoposti a quarantena i forestieri e le merci provenienti da territori sospetti.

 

 

Il lazzaretto si articola in più spazi: il corpo maggiore con le camere per i ricoverati, il lapidario, una piccola chiesa, il cortile in cui si disinfettavano le merci e, durante le epidemie, si scavavano le fosse comuni in cui venivano sepolti i morti di peste.

Qui trovarono sepoltura, nel 1859, anche i feriti delle battaglie di San Martino e Solferino, che, ricoverati all’ospedale di Salò, non riuscirono a sopravvivere. È insomma un monumento che narra vicende storiche rilevanti e affascinanti, e che merita una valorizzazione.

 

 

 

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