Cazzullo e Ovadia portano a Salò “Il duce delinquente”
SALO' - Giovedì 12 a Salò lo spettacolo di Aldo Cazzullo e Moni Ovadia "Il duce delinquente". Evento sold out, biglietti esauriti da tempo.
Nella sede provinciale dell’Anpi è stato presentato l’evento «Il duce delinquente», spettacolo teatrale di e con Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore, e Moni Ovadia, attore, in programma giovedì 12 alle 20.30 nell’auditorium dell’istituto Battisti a Salò. Chiaro che portare questo evento a Salò, località inevitabilmente associata ad uno dei capitoli più cupi e drammatici della nostra storia, ha un alto valore simbolico.
Nonostante fosse sold out già da un mese, gli organizzatori hanno voluto ribadire le ragioni dell’evento, che trae spunto dal libro di Cazzullo uscito per Mondadori nel 2022 con il titolo «Mussolini il capobanda».
L’evento è promosso da ANPI provinciale di Brescia e sezioni Mediogarda, Salò e Roè Volciano, unitamente alle sezioni di Desenzano, Vobarno, alta e bassa Valle Sabbia, Gargnano e Damonti-Venturini.
Lo spettacolo, si intitola come detto «Il duce delinquente». «Un titolo – dice Dario Bellini, presidente dell’Anpi Medio Garda che ha organizzato l’evento – che è una sorta di cartina tornasole. Chi fa capire, di fronte a chi storce il naso, a chi lo ritiene troppo forte, che in Italia c’è ancora un’immagine deformata del duce. Troppi lo considerano uno statista, o comunque non hanno coscienza degli orrori che gli vanno attribuiti, per i quali, come ribadisce Cazzullo, dobbiamo vergognarci del fascismo. Ed essere orgogliosi dei resistenti che l’hanno combattuto».
Sfatare certi falsi miti è appunto il senso del racconto scenico su Benito Mussolini, che vede Cazzullo condividere il palco con Moni Ovadia, che alterna al racconto di Cazzullo la lettura di testi del duce e delle sue vittime, mentre Giovanna Famulari, musicista eclettica, violoncellista, pianista e arrangiatrice, proporrà dal vivo musiche e canzoni dell’epoca.
«Ci è sembrato significativo – spiegano i responsabili dell’Anpi – offrire questa occasione di approfondimento alla cittadinanza di Salò e dell’area del Garda e Val Sabbia, epicentro storico della vicenda conclusiva dell’ultimo fascismo. “Gli italiani dovrebbero vergognarsi del fascismo” recita il sottotitolo del libro: in questa luce dovrebbe avvenire la rilettura storica collettiva, per sapersi emancipare dall’ingombrante retaggio di un periodo e una figura che invece di essere consegnati alla storia con ignominia vediamo ancora
evocati da troppi italiani.
Ed evocate a ingannevole giustificazione – continua l’Anpi – le ragioni scellerate di quella parte che dopo un ventennio di abusi e violenze condussero ai due anni terribili della RSI. Ultima fase in cui l’ostinazione in un tragico errore ha trascinato il paese che sembrava anche convulsamente volersi scrollare di dosso il fascismo in una lacerante guerra civile. Il monito del libro ci è sembrato una buona impostazione. “Alla fine capiremo perché dobbiamo vergognarci del fascismo. Ed essere orgogliosi dei resistenti che l’hanno combattuto”».
Cazzullo: «Capiremo perché dobbiamo vergognarci del fascismo»
«La maggioranza degli italiani – scrive Cazzullo – pensa che Mussolini fino al 1938 le abbia azzeccate quasi tutte, fino all'”errore” dell’alleanza con Hitler, delle leggi razziali, della guerra. Dimostreremo che non è così. Prima del 1938, Mussolini aveva provocato la morte di Gobetti, Gramsci, Matteotti, Amendola, dei fratelli Rosselli e di don Minzoni. Aveva fatto morire in manicomio il proprio stesso figlio, e la donna che aveva amato.
Aveva preso e mantenuto il potere nel sangue, perseguitando oppositori e omosessuali, imponendo un clima plumbeo e conformista. Aveva chiuso i libici in campo di concentramento, gasato gli abissini, bombardato gli spagnoli. Si era dimostrato uomo narcisista e cattivo».
Aggiunge zazzullo: «La guerra non è un impazzimento; è lo sbocco naturale del fascismo. E aver mandato i soldati italiani a morire senza equipaggiamento in Russia, nel deserto, in Albania è stato un altro crimine, contro il suo stesso popolo. E ancora devono arrivare gli orrori della guerra civile. E del neofascismo delle bombe sui treni, nelle banche, in piazza».
Lo spettacolo è una storia a due voci: Aldo Cazzullo racconta, Moni Ovadia legge i testi del duce e delle sue vittime. Con musiche e canzoni dell’epoca a cura di Giovanna Fumalari.
«Alla fine – dicono gli autori – capiremo perché dobbiamo vergognarci del fascismo. Ed essere orgogliosi dei resistenti che l’hanno combattuto”.
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