Un nuovo volto per Castello Bonoris, ecco il rivellino restaurato

MONTICHIARI - Il Castello Bonoris è stato riportato all'antico splendore con i recenti lavori sul rivellino, la parte fortificata d'ingresso presso il ponte levatoio che si presentava ormai da tempo in una condizione di degrado.

Grazie ai finanziamenti di Regione Lombardia per 170 mila euro e al Comune, che ha stanziato ulteriori 70 mila euro, nonché a un lavoro d’equipe tra lo Studio Furlan, progettista, e i restauratori di Officine Pittoriche Brescia, gli affreschi sono tornati al loro antico splendore consentendo una migliore fruibilità da parte della popolazione.

«Con lo stesso intervento, che ha richiesto un anno per l’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie – ha scritto il Comune in un post -, è stato rimesso a norma il servizio igienico e ricavata una nuova toilette per i diversamente abili, finora non presente.

Per inaugurare l’opera oggi sono intervenuti il Sindaco Marco Togni, il Vicesindaco Angela Franzoni, l’Assessore ai Lavori Pubblici Graziano Bonometti, il Consigliere regionale Claudia Carzeri, il Direttore di Montichiari Musei Paolo Boifava con l’architetto Laura Furlan e i restauratori.

Nel prossimo futuro in programma la riqualificazione dell’impianto di illuminazione e dei merli nonché la potatura della vegetazione per garantire una migliore visibilità del castello.

 

Il castello Bonoris

Le prime testimonianze documentarie relative a un edificio fortificato sulla collina di San Pancrazio risalgono al 1107. Allora Montichiari è già al centro del feudo rurale dei conti Longhi, economicamente autonomo e posto sulla direttrice tra Brescia e Mantova.

La rocca tuttavia, col passare dei secoli, dovendo assolvere ai semplici scopi difensivi della popolazione del borgo, è sottoposta a distruzioni e ricostruzioni, legate al susseguirsi delle guerre e all’insicurezza del territorio circostante.

Solo intorno alla metà del XVII secolo, nel pieno del dominio veneziano e con la perdita dell’interesse strategico, l’area del castello risulta in quasi totale abbandono, divenendo spesso una comoda cava di pietre e materiali di costruzione.

Ecco come si presentava il rivellino prima del restauro.

 

La ricostruzione ad opera del conte Gaetano Bonoris

Nel 1862 le prime immagini fotografiche del colle testimoniano la rovina e il crollo di buona parte delle mura la cui pericolosità spinge il Comune nel 1890 a vendere l’area.

A questo punto la storia del castello di Montichiari è inevitabilmente la storia del suo nuovo proprietario, Gaetano Bonoris (1861 -1923), nato da una ricca famiglia di origine mantovana, educato in Svizzera come molti altri esponenti dell’alta borghesia ottocentesca e divenuto presto l’unico erede di vasti possedimenti terrieri a Montichiari, efficacemente amministrati adottando gli sviluppi moderni dell’agricoltura. Ambizioso e intraprendente il giovane Bonoris ottiene ben presto, nel 1891, il titolo nobiliare, grazie alla vicinanza con la corte sabauda e ai sensibili meriti filantropici in favore dei più poveri.

È con questo presupposto che il Conte Bonoris affronta dal 1890 la “ricostruzione” della rocca di Montichiari, nell’intento di farne la propria dimora e ricreare una personale idea di Medioevo tradotta in un’architettura fiabesca e imponente, capace di rendere evidente a tutti il sogno romantico e neo-feudale del nuovo “Conte di Montichiari”. La ricostruzione del Castello in stile neogotico, inizialmente affidata all’architetto bresciano Antonio Tagliaferri, a seguito di alcuni dissapori, è condotta a termine dallo stesso Bonoris con l’aiuto di Carlo Melchiotti.

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San Pancrazio sul rivellino restaurato.

 

Il modello del Borgo Medievale di Torino

Solo in questa seconda fase viene adottato come prototipo ideale il Borgo e la Rocca Medievali di Torino, costruiti nel 1884 in occasione dell’Esposizione Universale, e riproducenti nel loro insieme i più famosi esempi dell’architettura tre-quattrocentesca piemontese e valdostana, come i castelli di Fenis o Issogne.

L’interesse quasi ossessivo per tali modelli artistici, coinvolge anche gli interni del Castello. Bonoris procede dunque all’ingaggio dei medesimi artigiani, mobilieri e pittori che pochi anni prima avevano preso parte alla costruzione del Borgo neo-medioevale di Torino.

A Giuseppe Rollini spettano dunque le ricche decorazioni, realizzate ad affresco intorno al 1898-1900, tra cui spicca in qualità la cappella al piano terreno e la sala baronale al piano nobile, ripresa quest’ultima da quella del Castello della Manta presso Saluzzo.

Mentre per i mobili, intagliati come pezzi unici, i fratelli Arboletti di Torino si ispirano a modelli cinquecenteschi, conservati già dal 1862 nei musei del capoluogo piemontese. Il parco che circonda il castello è infine ripensato nel 1901, dal progetto di Giuseppe Roda, paesaggista torinese legato alla corte sabauda.

Nel 1996, dopo un periodo di relativo abbandono ed incongruo utilizzo, il Castello Bonoris è stato riacquistato dal Comune di Montichiari che ne ha avviato il difficile recupero.

Oggi ospita eventi ricreativi e culturali (tra i tanti il Maggio Monteclarense) ed è meta di visite guidate nel periodo che va da marzo a novembre, sotto la gestione di Montichiari Musei.

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Castello Bonoris a Montichiari.

 

 

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