Al Cristal si proietta “Cento domeniche” di Antonio Albanese

Il film di Antonio Albanese che racconta una storia di ingiustizia in proiezione al cinema Cristal di Salò. La recensione di Camilla Lavazza: "Un film di cui c’era bisogno, una storia commovente ed amara".

Al Cristal la proiezione è in programma domani, martedì 9, alle 21.15.

Info: https://www.cinemacristal.it/lagodigarda/cineforum.html

Trama

Antonio è andato in prepensionamento ma va ancora a lavorare perché è un operaio esperto e in azienda hanno bisogno di lui, si occupa da solo dell’anziana madre, gioca a bocce con gli amici di sempre, è separato ma in ottimi rapporti con la ex moglie e saltuariamente incontra l’amante, una ricca signora borghese.

Quando la figlia Emilia gli annuncia che ha intenzione di sposarsi, Antonio decide di regalarle un ricevimento indimenticabile attingendo ai risparmi accumulati negli anni, memore dei giochi che facevano quando era bambina inscenando la cerimonia. Purtroppo, quando si reca in banca, scopre di aver firmato in passato alcuni documenti che non aveva ben compreso, dando fiducia a chi non la meritava…

Critica

Cento domeniche racconta la parabola di un uomo tranquillo, mite, forse un po’ distratto, come lo siamo tutti quando ci affidiamo a chi “ne sa più di noi”, al funzionario di banca, all’avvocato, al commercialista, a chi ci indica dove mettere “la firmetta”, quel segnetto che pare tanto insignificante ma che ci rappresenta, che testimonia la nostra volontà, che prova la nostra consapevolezza, la nostra adesione all’atto, anche se in quel momento avevamo altri pensieri, altre priorità, e no, non era superficialità, era essere interessati a cose più importanti, alla vita, agli affetti, a fare bene il proprio lavoro, per esempio.

La fiducia ingenua passa all’incredulità e poi si trasforma in vergogna, disperazione e rabbia, mantenendo sempre una dignità esemplare, e non possiamo che parteggiare per quel malcapitato che somiglia ai tanti truffati dalle banche e dalle finanziarie (il film si ispira a veri fatti di cronaca).

Scritto, diretto e interpretato da Antonio Albanese, Cento Domeniche resta incollato ad un personaggio in cui è facile immedesimarsi, un lavoratore, un padre, una persona semplice, ingannata da un impersonale potere finanziario che non si cura dei drammi personali (i direttori e gli impiegati sono intercambiabili, hanno eseguito gli ordini, la vecchia scusa per credere di non essere responsabili) a parte qualcuno che, infatti, viene a sua volta travolto e soccombe.

Albanese indossa la sua maschera più tragica, mantenendo delle sue consuete caratterizzazioni solo la dolcezza e la grazia che si esprime nei gesti gentili verso la figlia e soprattutto verso la madre (semplicemente straordinaria Giulia Lazzarini), nell’umiltà composta che contraddistingue il suo rapporto con il paternalistico titolare del cantiere nautico, nella remissività con cui accetta di essere ai margini della vita della sua ricca ed egoista amante.

Un uomo che non se lo merita, che non può meritare il male perpetrato con la lucida indifferenza degli affari, una storia esemplare emersa tra le tante, esempio e monito per ciascuno.

Che colpa ha Antonio se non quella di essere il migliore nel suo lavoro ma di non intendersi di finanza? Lui si è fidato, come ci hanno insegnato giustamente a fare, di chi ne sapeva più di lui, degli “esperti”, dei professionisti, di chi aveva studiato quella materia e che gli prometteva dei risparmi sicuri mentre glieli sottraeva con la spietata indifferenza di chi crede di manovrare solo numeri.

Albanese, originario di Olginate in provincia di Lecco, in gioventù ha davvero lavorato come operaio tornitore (alcune scene sono ambientata proprio in quella fabbrica) e la sua aderenza al personaggio è totale, sentita, viva, a partire dalla scelta di utilizzare il suo vero nome al posto di uno di fantasia. Non scontata anche la scelta di mostrarlo impegnato in un rapporto complicato con una donna sposata di un ceto sociale differente (ottima Sandra Toffolatti), senza mai calcare la mano ma disseminando particolari in cui l’importanza data dalle differenze di classe emerge crudelmente.

L’intento dichiarato dal regista, che si è documentato anche con l’aiuto di Emilia Langelli, la psicologa che gestì il numero anti-suicidi all’epoca del crack delle banche venete, era soprattutto di non far sentire sole, dimenticate, quelle persone che hanno visto scomparire da un giorno all’altro i sudati risparmi, persone che hanno lavorato tutta la vita (gente che, dopo aver lavorato tutta la settimana in fabbrica, invece di andare a divertirsi, in “cento domeniche”, costruiva con le proprie mani la sua casa). Persone che hanno anche subito l’onta di sentirsi giudicate da chi, dall’esterno, le riteneva sprovvedute (da qui la rabbia impotente anche contro gli amici di sempre, non adeguati per comprendere e a fornire un vero supporto), persone che sono state sopraffatte dalla vergogna ma che hanno cercato di salvare in tutti i modi la loro dignità.

Un film di cui c’era bisogno, una storia commovente ed amara (amarezza che si rispecchia anche nella fotografia e nella scenografia, in cui le uniche scene radiose sono nei ricordi di Antonio che gioca con la figlia al matrimonio), a tratti decisamente angosciante (come sottolinea bene la musica di Giovanni Sollima) ma anche colmo di tenerezza verso il suo protagonista, secondo il consiglio di Flaubert: “Quando scrivi di qualcuno fallo come se dovessi vendicarlo”.

Camilla Lavazza

La scheda

REGIA ANTONIO ALBANESE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA ANTONIO ALBANESE

PIERO GUERRERA

Personaggi e interpreti

ANTONIO RIVA ANTONIO ALBANESE

EMILIA LILIANA BOTTONE

MAURIZIO BEBO STORTI

MARGHERITA SANDRA CECCARELLI

UMBERTO MAURIZIO DONADONI

CARLO BONACINA ELIO DE CAPITANI

ANNA SANDRA TOFFOLATTI

MARTIN MARTIN CHISHIMBA

FEDERICO ALESSANDRO PIAVANI

DIRETTORE GILARDI STEFANO BRASCHI

NUOVO DIRETTORE NICOLA RIGNANESE

MADDALENA MARIANNA FOLLI

MOGLIE DI CARLO FEDERICA FRACASSI

e con la partecipazione straordinaria di

SARA (MAMMA DI ANTONIO) GIULIA LAZZARINI

FOTOGRAFIA ROBERTO FORZA

MONTAGGIO DAVIDE MIELE

MUSICHE ORIGINALI GIOVANNI SOLLIMA

CASTING CHIARA POLIZZI (u.i.c.d.)

EDIZIONI MUSICALI EDIZIONI CURCI – PALOMAR

SCENOGRAFIA MARCO BELLUZZI, ANNA RANCI ORTIGOSA

COSTUMI CAROLA FENOCCHIO

MAKE-UP DESIGNER FRÉDÉRIQUE FOGLIA

HAIR DESIGNER ALESSIO POMPEI

SUONO IN PRESA DIRETTA CARLO MISSIDENTI

AIUTO REGIA FRANCESCA ROMANA POLIC GRECO

PRODUTTORI DELEGATI MARCO CAMILLI, MARGHERITA CHITI, LUIGI PINTO

PRODUTTORE ESECUTIVO PATRIZIA MASSA

PRODOTTO DA CARLO DEGLI ESPOSTI, NICOLA SERRA, DARIO FANTONI

Durata 94 minuti

 

 

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