Antonio, la strada e il Sudafrica

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SALÒ – Una storia triste, che dà il segno dei tempi amari e difficili che stiamo vivendo e che deve far riflettere. Giunge da Salò e l’ha raccontata, sui social, un ragazzo di 15 anni. Eccola.

«Premetto che ho solo 15 anni… Ma vorrei che qualcuno mi spiegasse due cosette…». Inizia così il post che un ragazzo ha pubblicato sulla pagina Facebook «Sei di Salò se…».

Racconta la vicenda di Antonio, una storia di povertà e di solitudine, di lontananza dalla famiglia e di ingiustizia. La proponiamo anche noi, nella speranza che la rete possa far da cassa di risonanza e possa arrivare alle coscienze di tutti. Perché tutti possiamo (dobbiamo?) aiutare Antonio.

Ecco il post: «Lui è Antonio, 55 anni originario di Torino. Vive in strada da più di due anni a causa di un datore di lavoro che lo assicurò di un grosso lavoro, lui accettando si spostò dal Sudafrica (dove tutt’ora c’è la sua famiglia) in Italia. Morale? Lo lasció a casa dopo 3 giorni…

Ovviamente senza lavoro non riuscì ad accumulare soldi per tornare dalla sua famiglia, così si stabilì sulla strada… Ha chiesto più volte alla Caritas perché proprio questa associazione ha aiutato 2/3 africani a tornare a casa (dopo 40 giorni sono tornati in Italia e stanno facendo questo giochetto con tutte le Caritas della regione) e sapete cosa gli hanno risposto? Che non potevano aiutarlo. Va alla Caritas solo per i bisogni e gli vietano anche di fare la barba…
Ci ho parlato oggi, una mezz’oretta: mi ha raccontato tutto quello che ho descritto sopra; ad un certo punto tira fuori una cartolina dal borsone e mi fa vedere una foto in cui vi era lui con i due figli: una ragazza di 14 anni ed un ragazzo di 18. “La foto è di due anni fa” mi dice con le lacrime agli occhi, io lo guardo con malinconia. In seguito mi racconta anche che ha problemi alla schiena e che per questo motivo ha dovuto rinunciare anche a qualche proposta di lavoro… Ha delle costone incrinate e altri problemi alla schiena.
Andando avanti a parlare mi spiega che qualche giorno prima l’aveva chiamato sua figlia: fiera di stessa le disse al padre che aveva raccolto ben 20 euro per il viaggio, ma inconsapevole che 20 euro in Italia non sono niente…
Ancor prima di cominciare a parlare gli diedi qualche spicciolo, e mi ringraziò con una voce e degli occhi da brividi: si capisce che non è una persona che finge, ma una persona che ha bisogno davvero…
Ora… Io mi chiedo… Perché gente così non viene tutelata, non viene aiutata, o addirittura non viene neanche “calcolata”?
Io non parlo solo delle singole persone che gli passano davanti, ma anche strutture, tipo Caritas, ecc…
Premetto che non ci guadagno niente io a scrivere queste cose, ma riusciamo ad aiutare quest’uomo? Non serve dargli i milioni ma bastano anche spiccioli, per farlo tirare avanti, e perché no, magari un giorno tornerà dalla sua famiglia grazie a noi…
Tutti i giorni fino alle 13 è sotto l’orologio, dalle 13 in poi è sulle scalette della chiesa che c’è in Fossa… È una vergogna…».

Se volete aiutare Antonio, sapete dove trovarlo.

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