Aldo Gastaldi, nome di battaglia Bisagno

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SALÒ –  Martedì 22 dicembre alle 21.15 il Cinema Cristal proietterà per la prima volta in provincia di Brescia il film documentario “Bisagno” di Marco Gandolfo.

Aldo Gastaldi, nome di battaglia “Bisagno”, è stato una figura d’eccezione della lotta di liberazione nazionale, per la forte carica etica a cui ha costantemente richiamato i suoi uomini. Alcuni partigiani che combatterono con lui venivano proprio dai paesi del Garda: ex alpini del battaglione Vestone, erano arrivati in Liguria con la Divisione Monterosa ed erano poi passati nelle file dei partigiani nel novembre 1944.

Alla fine della guerra “Bisagno” li riaccompagnò personalmente alle famiglie: partiti dalle loro case come repubblichini, sarebbero stati vittime di soprusi se non ci fosse stato qualcuno a garantire sul loro contributo alla resistenza. Fu l’ultimo generoso gesto del comandante, che morì proprio all’inizio del viaggio di ritorno verso Genova, a soli 23 anni, nei pressi di Desenzano.
Il documentario di Marco Gandolfo ci restituisce oggi la storia di “Bisagno” attraverso un paziente intreccio di documenti e testimonianze, permettendoci di incrociare oggi quello sguardo che ha segnato la vita di tante persone: “O Bisagno, i tuoi occhi chiari ci guardano ancora. Ancora ci sta davanti invalicabile il tuo vasto petto ogniqualvolta ci chiami cosa che non sia libertà, né diritto, né umano sentire dell’uomo”, scrisse di lui Elena Bono.

Il film è un ritratto a tutto campo di Aldo Gastaldi, basato su testimonianze e documenti inediti. «Nel 2009 il nipote di Bisagno mi ha proposto di esaminare il grande archivio realizzato da suo padre Giacomo in decenni di ricerche», racconta Marco Gandolfo, autore del documentario. «Insieme abbiamo incontrato gli ultimi partigiani ancora in vita e siamo entrati nelle case dei contadini, dove la foto di Bisagno si affianca a quelle dei parenti più cari. Un ascolto paziente di chi la resistenza se l’è cucita addosso con le sofferenze, per poi vedersela sottrarre dalla storia ufficiale».

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Aldo Gastaldi

A quasi 70 anni dalla sua morte misteriosa gli ultimi testimoni svelano una resistenza lontana dalla retorica, illuminata dallo sguardo ancora limpido del loro comandante. Aldo nasce a Granarolo (Genova) il 17 settembre 1921 da una famiglia che gli trasmette una solida fede cristiana. Sottotenente del XV Reggimento Genio, l’8 settembre 1943 è di pattuglia a Chiavari quando arriva la notizia dell’armistizio. Non appena viene a sapere che i tedeschi hanno occupato la caserma fa nascondere le armi agli uomini che ha con sé, poi li lascia liberi di andarsene. Lui è tra i primi a salire in montagna: forma un nucleo partigiano a Cichero e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della resistenza in Liguria. Bisagno interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio; è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile. Temuto e rispettato anche dai nemici, riesce a far disertare un intero battaglione della Divisione “Monterosa”, il “Vestone”, che passerà poi tra le file partigiane da lui comandate. Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della resistenza tanto da diventare un ostacolo ai piani dei partiti membri del CLN, che tentano di ridurne l’influenza. Nei giorni successivi alla liberazione Bisagno si scaglia più volte contro i regolamenti di conti che insanguinano le strade di Genova. Per garantire l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li riaccompagna personalmente a casa. Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini.

La relazione ufficiale, redatta dal commissario politico della Divisione, parla di una caduta accidentale dal tetto del camion utilizzato per il viaggio; in realtà la dinamica dell’incidente non è mai stata chiarita in modo convincente e molti hanno subito sollevato dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale a Genova partecipa una folla impressionante.

L’autore

Marco Gandolfo, ligure classe 1976, vive e lavora a Roma. Dopo alcuni anni di esperienza a SkyTG24 approda al documentario nel 2008 curando riprese e montaggio di “Greater defeating Aids” di Emmanuel Exitu, premiato da Spike Lee come miglior documentario del Babelgum Online Film Festival.

In seguito partecipa alla realizzazione di diversi documentari, tra i quali “The Akram Tree” di Francesco Cabras e Alberto Molinari e “Io Sono Qui” di Emmanuel Exitu. Dal 2013 dirige insieme a Paul Badde il programma “Baddes Bilder” per l’emittente tedesca EWTN. “Bisagno” è il suo primo lungometraggio documentario come regista.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito web www.bisagnofilm.com

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