Salò, lettera aperta di quattro ex sindaci sulla cittadinanza a Mussolini

SALO' - Sulla questione della cittadinanza onoraria al duce, 4 ex sindaci scrivono una lettera aperta al Consiglio comunale di Salò: "Durante il nostro mandato mai si era venuti a conoscenza di tale atto. Il Consiglio prenda una decisione decisione unanime e condivisa".

Ecco la lettera aperta al Consiglio comunale di Salò firmata da ben quattro ex primi cittadini, Riccardo Marchioro, Giuseppe Mongiello, Giovanni Cigognetti, Barbara Botti.

La riportiamo integralmente.

La mozione che il consiglio comunale voterà nella seduta di lunedì 8 aprile per decidere la revoca della cittadinanza onoraria assegnata a Benito Mussolini nel 1924 ha sollecitato gli scriventi Riccardo Marchioro, Giuseppe Mongiello, Giovanni Cigognetti, Barbara Botti, già sindaci della città di Salò, a formulare e rendere pubbliche le seguenti considerazioni.

La notizia della cittadinanza onoraria al duce ci è giunta solo nei giorni scorsi attraverso un articolo di stampa, frutto di ricerche personali condotte dallo storico e giornalista Pino Casamassima. Durante il mandato amministrativo di ciascuno dei sindaci sottoscritti non si era venuti mai a conoscenza di tale atto (nella foto sopra, il decreto di conferimento, pubblicato in anteprima assoluta da Gardapost). Spesso la Storia, anziché rivelare, nasconde e dimentica. Oggi però, alla luce dei fatti, non si può dire di non conoscere quella decisione.

Nello specifico, si osserva che l’assegnazione della cittadinanza onoraria a Mussolini porta la firma di un solo funzionario statale, chiamato dalla Regia Prefettura a gestire il Comune di Salò senza avvalersi di organi partecipativi quali sono le istituzioni elettive. Un decreto governativo del 1923, infatti, aveva abolito per l’intera penisola il funzionamento dei Consigli comunali. Quindi non ci fu nessuna votazione di assemblee rappresentative comunali né condivisione palese della cittadinanza.

Nel 1924 i drammatici fatti della seconda guerra mondiale erano ben al dil à da venire. Il nome del duce è però legato anche alla RSI con l’effetto di aver segnato la nostra città con un marchio tragico e indelebile. La stessa opinione pubblica spesso non distingue tra storia cittadina ed eventi di quei 600 giorni sui quali peraltro un giudizio inequivocabile il popolo italiano ha espresso nel momento in cui fu votata la Costituzione dell’Italia repubblicana. Va ricordato anche che, nei decenni successivi, la città di Salò ha saputo esprimere la propria riconoscenza nei confronti di autentici testimoni di una Libertà pagata con il sacrificio della vita, intestando le due scuole elementari a Teresio Olivelli ed ai fratelli Cervi.

Oggi ci troviamo di fronte a una nuova scelta da compiere: cioè tra il confermare di fatto una onorificenza a chi ha legato Salò al nazifascismo, o revocarla nello spirito della Costituzione, con ciò sottolineando il proprio rifiuto di una ideologia che ha calpestato i diritti umani.

Confidiamo che il Consiglio comunale di Salò sappia assumere una decisione unanime e condivisa, senza tentennamenti, che renda omaggio alla democrazia e alle sue istituzioni. In ciò sta anche una lezione civica di alto significato etico: il rispetto, cioè, di un governo che persegue il confronto e decide per il bene comune”.

Il faldone in cui è conservato il decreto di conferimento della cittadinanza.

 

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