Sos alborella, un progetto per la reintroduzione nel Garda

LAGO DI GARDA - Si conclude stasera con la deposizione delle cassette nelle acque del lago il “Progetto per la reintroduzione dell'alborella nel Garda” promosso dall'Unione Pescatori Sportivi del Garda con un investimento di 15mila euro.

Una speranza per la salvezza dell’alborella arriva dall’Unione Pescatori Sportivi del Gardaun consorzio a cui aderiscono 10 associazioni operanti sul lago, nelle provincie di Brescia, Trento e Verona, per un totale di 600 iscritti tra pescatori di superficie e subacquei.

Il progetto di salvaguardia della specie ittica è stato sviluppato con il supporto e la collaborazione del dott. Confortini, responsabile degli uffici competenti della provincia di Verona, del dott. Giacinti che ne ha curato anche la parte organizzativa e si è realizzato grazie al fondamentale contributo economico di Funivia Malcesine Monte Baldo – Comune di Malcesine – Comune di Brenzone – Azienda Gardesana Servizi (AGS) – Servizi per l’Igiene del Territorio (SERIT) – Corporazione degli Antichi Originari di Garda.

L’alborella

L’Albusnus alburnus alborella (De Filippi, 1884) o Alburnus alborella (Bonaparte, 1841) è un piccolo pesce delle dimensioni massime di 20 centimetri per 20 grammi di peso e dall’età media di 5 anni, riconoscibile per la forma allungata e sottile, la colorazione verdastra con riflessi argentei su fianchi e dorso, il ventre bianco, la coda a “V” e la bocca reclinata verso l’alto.

 

Da sempre presente nel bacino del Benaco, rappresentava fino a pochi anni fa una considerevole fonte di reddito e sostentamento per le popolazioni locali. Le sue carni sono ottime e si prestano ad essere fritte o conservate in carpione ed hanno un notevole valore commerciale. La sua pesca professionale si pratica con reti volanti o di circuizione, mentre quella dilettantistica con canna ed esca o bilancia.

Inoltre l’alborella ricopriva un ruolo fondamentale nella catena alimentare del lago, essendo sia predatrice che preda, ed essendo stata presente in grande quantità. In entrambi i sessi la maturità sessuale viene raggiunta tra il primo e il secondo anno di età, perciò il ricambio generazionale risulta rapido. Questo può rappresentare un vantaggio se si considera la capacità di ripresa di una specie così soggetta a predazione da parte di altre specie ittiche e volatili e target di pesca anche intensiva, ma è probabilmente la causa del suo rapido declino nel Garda, nel momento in cui è intervenuto qualche fattore a interrompere i suoi regolari ritmi biologici.

Bisogna inoltre considerare la sua sensibilità a svariate patologie sia batteriche che virali, nonché all’infestazione da parte di vari parassiti (vermi trematodi e cestodi, elminti).

Nel lago di Garda l’alborella si vede da sempre in competizione con l’agone in quanto a spazio e dieta, e il calo di popolazione della prima ha comportato in questi ultimi anni un sensibile picco demografico in positivo del secondo. Anche la pesca si è quindi di conseguenza convertita a una pressione maggiore sulla specie maggiormente presente, sballando ulteriormente gli equilibri.

Come precedentemente accennato la specie ha subito un vertiginoso calo nelle acque del Garda alla fine del secolo scorso, del quale le cause sono state solo supposte. Probabilmente una serie di fattori intervenuti simultaneamente hanno comportato la quasi totale scomparsa dell’alborella in pochi anni, riducendola a pochi piccoli nuclei localizzati.

In passato, e fino agli anni ’90, si pescavano fino a 900 quintali di alborelle ogni anno. Oggi la quantità di pescato è prossima allo zero.

 

Il progetto di recupero dell’alborella

Con questo progetto di recupero l’associazione Unione Pescatori Sportivi del Garda, coadiuvata dal dott. Andrea Giacinti e supportata dalla Provincia di Verona nella persona del dott. Ivano Confortini, si offre per tentare di reintrodurre il ceppo originario di alborella per mezzo di spostamento di letti di frega artificiali carichi di materiale ittiogenico (uova) prelevato da ambienti più ristretti in cui questo è ancora presente (ad esempio dal Laghetto La Fonte, a Villafranca di Verona, nella foto in alto).

Oltre alla reintroduzione della specie fine a sé stessa si offre una valida occasione di studiare la specie in maniera più approfondita nelle fasi delicate di deposizione, reintroduzione, schiusa e svezzamento in ambiente naturale.

Verrebbe inoltre affinata la tecnica di svolgimento delle operazioni grazie alla ricerca di soluzione ad eventuali problemi che si possano presentare durante il percorso, creando così i mezzi per semplificare eventuali tentativi futuri.

Si potrebbe informare le popolazioni locali del rischio di perdita di questa stupenda e fondamentale specie e sensibilizzarla a curare di più alcuni dettagli che potrebbero interferire con la sua biologia.

 

Possibili cause del decremento delle popolazioni del Garda

Le cause del decremento della specie in esame nel bacino del Garda possono essere molteplici e probabilmente hanno più o meno tutte contribuito al declino della specie:

  • Alterazioni ambientali delle zone di frega (cementificazioni e creazione di porti, spiagge, passeggiate)
  • Disturbo sui letti di frega rimanenti (turismo balneare e movimentazioni di acqua causati da imbarcazioni e altre attività antropiche)
  • Immissioni di sostanze inquinanti (varie provenienze) e atte ad abbattere la carica microbica (cloro)
  • Incremento delle fioriture algali con successiva sedimentazione (soffocamento delle uova)
  • Intensa predazione (uccelli ittiofagi e distruttori di uova, pesci, …) e pesca (prelievo eccessivo di riproduttori)
  • Competizione con specie ittiche alloctone di nuova introduzione (persico sole, persico trota, …)

 

[themoneytizer id=”16862-1″]

[themoneytizer id=”16862-16″]

I commenti sono chiusi.