Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione

SALÒ - Stasera, sabato 6, terzo appuntamento con il Garda Lake History Festival, dedicato all’impresa di Fiume condotta da Gabriele d'Annunzio tra il 1919 e il 1920. L'ospite è Giordano Bruno Guerri, protagonista dell'incontro «Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione», che è anche il titolo del suo ultimo libro.

Con Garda Lake History Festival, ambientato nel chiostro del MuSa di Salò, il Centro Studi Rsi presieduto dal prof. Roberto Chiarini ha dato avvio ad un progetto che cala la storia nazionale sul territorio.

La rassegna è dedicata a Fiume nel centenario dell’impresa dannunziana (11 settembre 1919). «Città di passione» la definì il Vate e tale lo sarà nel ’900 per almeno quattro snodi: il riscatto della «Vittoria mutilata», la prova generale della futura Marcia su Roma, il ritiro di d’Annunzio al Vittoriale dopo il «Natale di sangue», la morsa della «guerra fredda» su Fiume.

Dopo le serate del 22 giugno, con lo storico Raoul Pupo e la sua relazione su «Fiume città di passione», e del 29 giugno, con Emilio Gentile che ha parlato del rapporto tra D’Annunzio e Mussolini nel faccia faccia dal titolo «Duci rivali. La rivoluzione italiana da Fiume a Roma», ora tocca allo storico Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale. La serata ha lo stesso titolo del libro che Guerri ha da poco pubblicato (Mondadori).

Appuntamento alle 20.30 nel chiostro del MuSa, il Museo di Salò in via Brunati.

La copertina di “Disobbedisco”, il libro di Giordano Bruno Guerri dedicato all’impresa di Fiume.

 

Il 12 settembre 1919 un poeta, alla testa di duemila soldati ribelli, conquista una città senza sparare un colpo. Vi rimarrà oltre un anno, opponendosi alle maggiori potenze sotto gli occhi di un mondo ancora sconvolto dalla Grande Guerra.

Lo scopo di Gabriele d’Annunzio e dei suoi legionari non era solo rivendicare l’italianità di Fiume: il Vate sognava di trasformare la sua «Impresa» in una rivoluzione globale contro l’ordine costituito, e nell’avveniristica Carta del Carnaro – una costituzione avanzatissima – teorizzò un governo della cosa pubblica lontano da quello dello Stato liberale, socialista, fascista.

Per sedici mesi Fiume fu teatro di cospirazioni, feste, beffe, battaglie, amori, in un intreccio diplomatico e politico sospeso tra utopia e realtà. Militari, scrittori, aristocratici, industriali, femministe, sovversivi, politici, ragazzi fuggiti di casa componevano l’esercito del «Comandante», inconsapevoli di quanto avrebbero influenzato l’immaginario del Novecento.

Nelle luci e nelle ombre dell’Impresa ritroviamo, a distanza di cento anni, molti aspetti del mondo di oggi: la spettacolarizzazione della politica, la propaganda, la ribellione generazionale, la festa come mezzo di contestazione, la rivolta contro la finanza internazionale, il conflitto tra nazionalismi, il ribellismo e la trasgressione.

Mussolini, che a Fiume tradì d’Annunzio, saccheggiò quell’epopea adottandone la liturgia della politica di massa: i discorsi dal balcone, il dialogo con la folla, il «me ne frego», l’«eia eia alalà», riti e miti: così l’Italia democratica ha voluto dimenticare che la «Città di Vita» fu anzitutto una «controsocietà» sperimentale, in contrasto sia con le idee e i valori dell’epoca sia – e tanto più – con quelli del fascismo. Eppure, se molti legionari aderirono al regime, come Ettore Muti, molti altri furono irriducibilmente antifascisti, confinati o costretti a morire in esilio, come il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris.

Con il suo stile inconfondibile, Giordano Bruno Guerri ricostruisce quei sedici mesi attraverso migliaia di documenti inediti custoditi negli Archivi del Vittoriale, intrecciando in una narrazione appassionante la grande storia con le vicende degli uomini e delle donne che hanno vissuto quell’irripetibile avventura, e portando alla luce un aspetto inedito della poliedrica personalità dell’uomo che ne fu l’ispirato animatore e l’indiscusso protagonista.

Giordano Bruno Guerri, foto di Marco Beck Peccoz
Giordano Bruno Guerri (foto di Marco Beck Peccoz).

 

L’ultimo appuntamento della rassegna sarà sabato prossimo, 13 luglio, con Pierluigi Battista.

Il target privilegiato è il mondo giovanile. Da qui discende la scelta di impostare gli incontri – grazie al partner LABA, la Libera Accademia di Belle Arti di Brescia- con una modalità multimediale di comunicazione, centrata su allestimenti scenografici, videomapping, installazioni audio e di light design, dirette streaming.

Il Festival vuole infatti costituire il format moderno più adeguato per coinvolgere in una ambientazione immersiva un largo pubblico – fatto sia di appassionati sia di giovani che di turisti ospiti della riviera gardesana – nella conoscenza di un passato che ha lasciato una sedimentazione di emozioni e ricordi nella popolazione.

Il progetto mira non solo a coltivare l’interesse per la storia del ’900. Vuole anche contribuire alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio artistico, paesaggistico e culturale dei nostri luoghi.

Tutte le info su www.gardahistoryfestival.it

 

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