Dazi Usa sull’agroalimentare, Confartigianato chiede aiuto all’Europa

BRESCIA - I dazi Usa  e  l’alimentare  made  in  Lombardia: Brescia 4° mercato per l’export e 1.678 imprese coinvolte. Per il Presidente Massetti: «L’Europa intervenga, a rischio il mercato americano dell’agroalimentare».

Mancano pochi giorni e dal 18 ottobre scatteranno i dazi degli Stati Uniti su 93 prodotti made in Italy.

Secondo Confartigianato i più colpiti saranno quelli del settore lattiero-caseario in cui operano oltre 1.900 imprese artigiane e che vanta ben 275 tipi di formaggi Dop e Igp. È infatti tra i primi 10 mercati di riferimento per l’export di prodotti alimentari made in Lombardia dove troviamo al 5° posto gli Stati Uniti; raggiungono questo mercato il 5,7% di pasta, olio, formaggi, carni, frutta e ortaggi lombardi venduti in tutto il mondo e il 19,5% del food lombardo venduto sui mercati Extra UE28.

La Regione Lombardia è la terza in Italia per valore dell’export di beni alimentari verso il mercato americano – preceduta da Emilia-Romagna e Campania – valore che nell’ultimo anno raggiunge i 307 milioni di euro (valore cumulato ultimi 12 mesi III trim.2018-II trim.2019), esportando il 12,6% del food made in Italy destinato agli Stati Uniti.

Nei primi sei mesi dell’anno la domanda statunitense di prodotti agroalimentari della regione registra una variazione tendenziale positiva del +10,2%, più bassa di quella registrata un anno prima (+13,3%). Al I° sem. 2019 143 i milioni di euro di export di prodotti alimentari dalla Lombardia verso gli Stati Uniti, quasi 18 (17,8 milioni) solo da Brescia.

Dati che emergono dal recente studio realizzato e divulgato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia. «Se i dazi contro l’Europa venissero confermati, ci troveremo ad affrontare una tra le peggiori crisi del settore agroalimentare. Le imprese sono completamente contrarie ad ogni forma di dazio che ci penalizzerebbe e colpirebbe l’economia dell’agroalimentare italiano e lombardo in particolare, già colpito nell’export dall’embargo russo. Per l’imprenditore, bravissimo in termini di qualità, di organizzazione, di know-how e di efficienza, è una sciagura, non prevista né prevedibile. L’agroalimentare lombardo, ed in particolare il settore dell’enogastronomia e del lattiero-caseario, risulterebbe tra i più colpiti, favorendo quella concorrenza sleale rappresentata all’estero dal così detto italian sounding. Serve una presa di posizione forte, in sede europea ed internazionale, contro questa scelta assurda che rischia di danneggiare il lavoro di migliaia di imprenditori lombardia. Ci auguriamo intervenga la Commissione europea aprendo una trattativa per evitarlo», commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

Il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

 

A livello provinciale si osserva che gli Stati Uniti sono il 3° mercato di riferimento per vendite di prodotti alimentari sul mercato estero per la provincia di Cremona (10,9% dell’export di prodotti alimentari venduti nel Mondo) e di Milano (8,5%); il 4° mercato di riferimento per Brescia (8,2%) e per Monza e della Brianza (9,9%); il 5° mercato di riferimento per Varese (5,0%); e il 6° mercato di riferimento per Mantova (4,4%), Lecco (5,5%) e Lodi (0,8%). Tra le prime 30 province italiane per valore dell’export di prodotti delle imprese lattiero-casearie verso gli USA figurano Cremona al 4° posto, Brescia al 6° e Mantova all’8°.

Nella nostra regione sono complessivamente 11.228 le imprese artigiane attive nel comparto alimentare e Brescia è 2a dopo Milano con Brescia 1.678 imprese, il 14,9 del totale lombardo. Di queste l’1% pari a 117 imprese, operano nella Lavorazione di prodotti lattiero-caseari (17 a Brescia). La provincia lombarda che registra un maggior peso delle imprese artigiane nel settore coinvolto da quanto sta accadendo tra Europa e Stati Uniti è Cremona (2,4% imprese artigiane del settore alimentare che operano nel settore lattiero caseario), Lecco (1,7%), Lodi (1,5%), Bergamo (1,4%), Monza B. (1,2%) e Como (1,1%).

I prodotti alimentari maggiormente esportati verso questo mercato sono: prodotti alimentari che comprendono la lavorazione di tè e caffè e produzione di condimenti, spezie, cacao, cioccolato, etc. (34,7% del totale export beni alimentari prodotti in Lombardia), Prodotti delle industrie lattiero-casearie (20,7%), Prodotti da forno e farinacei (12,2%), Oli e grassi vegetali animali (11,7%) e Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (10,5%). Nei primi sei mesi dell’anno in corso – tra i prodotti alimentari maggiormente richiesti dagli americani– crescono le vendite di Oli e grassi vegetali e animali (+45,6%) e di Prodotti delle industrie lattiero-casearie (16,3%).

Tenendo conto della perimetrazione effettuata in base alla lista di 93 prodotti italiani che dal 18 ottobre saranno soggetti a dazi USA, rileviamo che per il nostro paese il settore maggiormente interessato è quello lattiero-caseario (Gruppo Ateco 2007 a 3 digit CA-105). A fronte di ciò va considerato che tra i prodotti alimentari della nostra regione maggiormente venduti negli Stati Uniti, troviamo, dopo gli Altri prodotti alimentari, formaggi, burro e yogurt. L’export verso il mercato statunitense dei prodotti lattiero caseari raggiunge negli ultimi 12 mesi valore di 63 milioni di euro, il più alto dopo quello registrato in Emilia-Romagna e pari al 4,4% del valore complessivo delle vendite di questi prodotti in tutto il Mondo. Inoltre il territorio lombardo figura 4° per grado di esposizione nel settore lattiero caseario sul mercato statunitense, preceduto da Sardegna, Emilia-Romagna e Veneto.

I formaggi rappresentano un’eccellenza del food made in Lombardia. Nella nostra regione si contano 14 tipologie di formaggi DOP: Bitto, Formaggella del Luinese, Formai de Mut dell’Alta, Valle Brembana, Gorgonzola, Grana Padano, Nostrano Valtrompia, Parmigiano Reggiano, Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco, Silter, Strachitunt, Taleggio e Valtellina Casera.

I commenti sono chiusi.