Specie aliene, sono 42 quelle che minacciano il lago

LAGO DI GARDA - Riportiamo un interessante post di Filippo Gavazzoni, assessore a Peschiera del Garda, sulla minaccia delle specie aliene nel Garda e l'importanza di nuovi strumenti a tutela dell'ambiente, in primis il "Contratto di Lago".

Scrive Gavazzoni: «Il Contratto di Lago (lo puoi leggere qui) annovera, tra i suoi obiettivi, anche la proposta per una norma sulla sanificazione delle carene dei motoscafi provenienti da bacini diversi dal Garda. Questo perché? Perché, come per quasi tutti i bacini europei, anche nel Garda, la presenza di specie aliene è diventata un elemento non più trascurabile.

Nel 2011, la ricercatrice F. Ciutti, ha fatto una importante revisione della letteratura scientifica, inerente la presenza di specie aliene nel Garda, aggiornata dalla Fondazione Mach nel 2016, con altre 5 specie, arrivando alla pubblicazione di un documento che indicava la presenza di 15 specie di invertebrati, 23 specie di pesci, 4 di alghe, tra macrofite e macroalghe, per un totale di 42 specie aliene.

Tra queste specie sappiamo che ce ne sono alcune che hanno carattere di invasività come le “bivalvi”, simili a vongole e cozze, come la Dreissena polymorpha, Sinanodonta woodiana, la Corbicula fluminea e fluminalis, l’anfipode Dikerogammarus villosus e il decapode Orconectes limosus, ovvero il Gambero di Fiume Americano.

L’invasiva Dreissena polymorpha.

 

Potreste giustamente chiedervi se queste “contaminazioni” possano o meno essere un problema per il Lago di Garda…per rispondervi riporto, riassumendole, le indicazioni provenienti da pubblicazioni scientifiche autorevoli. Le specie non autoctone, come quelle citate, creano di fatto un disequilibrio in quanto minacciano le specie autoctone per la forte competizione alimentare, predazione e modifica dell’habitat, fattori che possono interferire nell’equilibrio dell’ecosistema.

E’ ormai riconosciuto a livello mondiale come le specie aliene invasive siano una minaccia per la biodiversità, assieme ai cambiamenti climatici e agli impatti antropici, cosi come riportato nel “Millennium Ecosystem Assessment” nel 2005. Si è anche catalogato come i bacini di acque interne europei, al 2009, siano già colonizzati da ben 296 nuove specie animali, quindi è un fenomeno globale e non solo “nostro”.

Ma come può impattare una specie alloctona invasiva in un ambiente come il Lago di Garda? Ad esempio, nel 2003, viene segnalata la presenza del gamberetto killer D.villosus, così chiamato per la sua voracità e aggressività. Questa specie, predatrice, ha in poco tempo estinto l’anifpode autoctono Echinogammarus Stammeri (Casellato 2006-2008). La presenza di questo gamberetto, rilevata nella fascia litorale, come in quella profonda fino a 100mt (Marchi, 2014) può avere effetti negativi per la predazione delle uova di altre specie ittiche tra cui l’Alborella (Aola), per esempio, come più volte detto drasticamente calata dai primi anni 2000.

Questo filmato può rendere l’idea della predazione delle uova:

 

La Comunità Scientifica indica, giustamente, la conoscenza come la migliore “difesa”, in quanto permette di arginare ulteriori immissioni, vista la piena consapevolezza che, quando una specie aliena entra in un bacino e trova situazioni favorevoli, risulti poi quasi impossibile la sua eradicazione.

Quindi ecco il motivo per cui, nel Contratto di Lago, è stata inserita, al punto 5, la norma sulla “Sanificazione delle Carene” dei motoscafi provenienti da bacini esterni al Garda. Questo in quanto sappiamo per certo come, ad esempio nel caso della Dreissena polymorpha, la sua massiccia presenza nel Garda sia stata causata, a partire dai primi anni ‘70 ad oggi, dalla contaminazione ad opera degli scafi e motori marini provenienti dai laghi tedeschi, come dimostrato dalle analisi genetiche (Giusti e Oppi 1972, Quaglia 2008).

Nel caso del gamberetto killer D.villosus, esso può anche essere trasportato involontariamente in vari modi, per esempio attraverso le mute dei sub o sulle cime delle imbarcazioni, dove può resistere anche dai 3 ai 5 gg fuori dall’acqua (Bacela-Spychalska, 2013). Tutti noi siamo animati dalla voglia di tutela dei nostri territori, quindi un minimo di conoscenza risulta necessaria per evitare, quantomeno, gli “errori” in buona fede e colmare le lacune normative a protezione.

Il “gamberetto killer” Dikerogammarus villosus.

 

Orientarsi e trovare una linea guida da seguire non è certo facile, anzi. Anche se il Garda è inserito nella rete LTER (Long Term Ecological Research), importantissima, non vi è ancora un “osservatorio” aggiornato in modo costante sull’andamento della Ittiofauna, sullo stato dell’habitat e qualità delle acque gardesane. Per fortuna anche questa possibilità è stata contemplata nel Contratto di Lago, con la proposta di creazione dell’osservatorio ambientale permanente, insieme agli altri punti, tra cui, come detto, la sanificazione delle carene.

Tutto questo non risolverà il problema, certamente però eviterà che possa peggiorare e sarà di fatto un “termometro” costante dello stato di salute del Garda, che chiarirà così anche le azioni da intraprendere con una visione omnicomprensiva. Pablo Picasso diceva che bisogna cogliere ogni occasione per comprendere, senza giudicare sbagliato ciò che non si conosce. Ecco…sul Lago di Garda ci sono tante cose ancora da conoscere, notizie da comprendere, rivedere e abitudini da modificare… da qualche parte – conclude Gavazzoni – bisogna pur cominciare e quindi auguro al Contratto di Lago di essere sempre più un elemento di unione, nonché collettore di conoscenza e quindi parte attiva del cambiamento e di nuova consapevolezza».

Foto in alto: autore Astacoides attraverso Wikimedia Commons (url del file)

 

 

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