Toscolano Maderno, i dubbi sulla futura collocazione della sede Anffas

TOSCOLANO MADERNO - Pubblichiamo la lettera di un lettore che propone riflessioni sulla gestione urbanistica del territorio comunale e sulla futura localizzazione della sede dell'Anffas.

«Toscolano Maderno è, tristemente, la cenerentola della sponda bresciana del Lago di Garda.

L’affermazione, obiettivamente provocatoria, scaturisce però da dati oggettivi che un cittadino, o un’amministrazione, non può non notare: uno dei redditi pro capite più bassi della riviera, l’esiguo numero di posti letto e di strutture ricettive in una zona che del turismo dovrebbe fare la propria punta di diamante, l’esiguo numero di attività commerciali in un luogo che, croce e delizia, rappresenta un passaggio obbligato sulla strada di andata e ritorno da ogni meta di villeggiatura posta sul litorale gardesano.

Tutte queste considerazioni sono purtroppo figlie di (e questa è storia) scelte scellerate dal punto di vista urbanistico, effettuate dagli anni ’60 in poi, che hanno portato ad edificare senza piani organici quella che è la zona ospitata dal promontorio. L’edificazione, partendo dalla strada statale ha raggiunto via via il lago, e poi come un’onda di risacca ha travolto la prima collina. Tutto questo ha privato il centro urbano, medio grande se rapportato ai comuni limitrofi, di aree deputate al piccolo commercio e alle attività artigianali, oltre agli insediamenti alberghieri che, soprattutto nella declinazione moderna di questo tipo di attività, necessitano di spazi verdi, parcheggi, aree di pertinenza e vicinanza ai servizi (il motivo per cui una struttura come L’Hotel Golfo, in piazza fronte statale, nonostante i bei sogni, non potrà mai più avere la destinazione originaria).

L’onda residenziale, sul promontorio, ha risparmiato ampie aree dove attività storiche nate e cresciute prima del “boom”, hanno trovato la loro collocazione. Su tutte la cartiera, storica attività Toscomadernese, posta in una location che per un pianificatore moderno sarebbe a dir poco assurda, fronte lago accanto a resti storico archeologici della Villa Romana e ad una delle più importanti chiese della Riviera; o il famoso Comparto “Cantieri del Garda”, meglio conosciuto come possibile “Borgo +39; ma anche attività più modeste poste in origine ai margini dell’abitato ma trovatesi ora in punti centrali e nevralgici del paese, come la sede dell’attività di Ortofloricoltura “F.lli Chimini” che con rammarico si avvia verso la chiusura dopo quasi cento anni di attività. Lasciando un’area “vergine” proprio al centro del paese, lato strada, accanto ad un centro commerciale e a cento metri dalla tanto discussa Piazza S. Marco.

Si apprende che, a seguito della chiusura della storica attività, l’amministrazione comunale “veda di buon occhio” lo spostamento dell’attuale sede A.N.F.F.A.S. nell’area, a seguito della necessità della struttura di traslocare dall’attuale sede di Villa Zanardelli (anch’essa fronte lago, posta in una villa storica, ecc.). La vicenda era riportata su GardaPost da un articolo del settembre 2020 (lo puoi leggere qui, ndr) e ad ora nessuna novità è all’orizzonte, ma si sta concretizzando la stesura del nuovo PGT e si avvicinano i tempi in cui l’ A.N.F.F.A.S. deve definitivamente traslocare in una nuova sede.

Ai tempi l’assessore all’urbanistica sosteneva che nessun accordo era stato preso con l’amministrazione ma esisteva solo un progetto preliminare all’esame della soprintendenza di Brescia per la verifica paesaggistica; si suppone che i futuri acquirenti abbiano presentato la documentazione e si siano impegnati in costose progettazioni per atto di fede e senza neanche un cenno di assenso dal Comune.

Ora, la destinazione riportata nel nuovo PGT per l’area, appena il documento sarà pronto da visionare, fugherà ogni dubbio sulle intenzioni dell’amministrazione, ma sarà anche la parola definitiva sul futuro utilizzo di un’area che, per la sua valenza urbanistica, potrebbe essere l’ultima spiaggia per il recupero, almeno parziale, di un’urbanistica schizofrenica frutto di passate scelte scellerate e quasi impossibili da sanare.

L’alternativa sarebbe una struttura protetta, chiusa, che condizioni per sempre qualsiasi attività negli spazi limitrofi che sia viabilità, attività commerciali, residenziali, o turistiche. Situazione aggravata dalla vicinanza di due centri commerciali, pizzerie, parcheggi, oltre ad una delle maggiori direttrici che dal centro storico e da due dei maggiori parcheggi del comune porta verso il lago.

Questa lettera non intende in nessun modo discriminare l’attività che l’A.N.F.F.A.S. svolge né tantomeno gli ospiti della struttura, ma siamo sicuri che una collocazione di questo tipo sia la migliore per loro? Non sarebbe auspicabile una struttura più defilata (come attualmente), in un’area meno congestionata, rumorosa e problematica?

Si apprende dall’articolo del settembre 2020 che in passato era stato manifestato interesse per l’area della piana di Gaino per cui erano già state ventilate cifre, a dire il vero si suppone nettamente inferiori di quelle impegnate per l’operazione attuale, ma poi i colloqui hanno preso direzioni differenti. Si evidenzia che la piana di Gaino consiste in un’area verde, collinare, comoda agli accessi che potrebbe fornire alla struttura quasi tutto quello che lascia a Villa Zanardelli. L’operazione, agli occhi di un profano che si basa su dati di dominio pubblico e considerazioni personali, appare a dir poco assurda: il rifiuto da parte dell’ente di un’area su cui erano già stati presi accordi preliminari con l’amministrazione per un’area privata, che presumibilmente comporta un maggior esborso economico, e non soddisfi le stesse necessità sembra surreale, se poi si aggiunge che l’operazione viene condotta necessariamente con l’avvallo dell’amministrazione comunale, che si presta in sede di revisione del PGT a modificare ad hoc la destinazione di un lotto precedentemente a destinazione agricola, sembra quantomeno atipico, e che la cittadinanza non venga interpellata o almeno edotta sugli sviluppi delle trattative lascia un senso di ineluttabilità che non ci si aspetta trattando temi tanto delicati, da un’amministrazione che ha fatto del colloquio con i cittadini e della trasparenza uno dei punti forti del proprio programma elettorale.

I Toscomadernesi hanno ancora negli occhi le vicende passate, ora solo in parte sanate, di opere incompiute o realizzate con procedure poco chiare, cambi di destinazione ad orologeria o castelli nel deserto che attendono amministrazioni che si turano il naso per sanare il meno peggio; se veramente si vuole rimarcare la differenza con “quelli di prima” sarebbe doveroso, prima che i giochi siano fatti, almeno essere chiari sulle procedure e sugli accordi presi, al fine di convincere la cittadinanza che questa sia la strada migliore o almeno esporre le proprie tesi e rassicurare il paese sulla correttezza delle procedure.

Sono state prese in considerazione diverse destinazioni per l’area? Il trasferimento di A.N.F.F.A.S. è stato ponderato alla luce delle reali esigenze della cittadinanza? Come si intende inserire una struttura di questo tipo in un tessuto già consolidato? Sono tutte domande che meriterebbero un confronto, o almeno delle risposte, anche se poi è giusto che le scelte politiche vengano fatte dagli amministratori eletti. Anche se credo, ripeto, che un’opera di questa entità meriti di essere trattata diversamente anche per come può (o non può) condizionare la vita del pese per i decenni a venire. Speriamo bene».

Lettera firmata

 

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