«Nuovi sguardi gardesani»: al via la campagna fotografica

ALTO GARDA - Si è appena svolta nell'Alto Garda la campagna fotografica del progetto «Nuovi sguardi gardesani», con cui il Mag vuole documentare la società attuale e le trasformazioni del paesaggio.

Conoscere il territorio, documentare le trasformazioni della società contemporanea e l’evoluzione del paesaggio nel corso del tempo costituiscono attività fondamentali per un museo territoriale come il Museo Alto Garda. Per svolgere queste iniziative il museo utilizza differenti modalità di indagine, anche in un’ottica di valorizzazione del paesaggio stesso attraverso forme espressive e artistiche di carattere contemporaneo.

Uno degli strumenti maggiormente utilizzati è costituito dal mezzo fotografico: infatti nel corso degli anni il Mag ha commissionato numerose campagne fotografiche del territorio altogardesano, acquistando il materiale realizzato che è andato progressivamente a costituire specifici fondi, utili per studiare lo sviluppo urbano e le trasformazioni del paesaggio, soprattutto in relazione all’antropizzazione del territorio stesso.

Tra tutte le differenti iniziative, grande successo ha riscontrato il progetto «Sguardi gardesani», nato nel 1997 grazie al coinvolgimento di importanti autori contemporanei di fama internazionale. Sono stati organizzati differenti cicli di percorsi fotografici di carattere paesaggistico-antropologico sull’Alto Garda nei quali veniva dedicata particolare attenzione agli aspetti della trasformazione del territorio e del tessuto urbano e sociale.

La prima fase del progetto, sviluppata nel decennio dal 1997 al 2007, ha visto il coinvolgimento di dieci fotografi di fama internazionale i quali, in un confronto a due, hanno documentato e indagato attraverso le loro visioni diversi aspetti del paesaggio gardesano. Nell’ordine, Gabriele Basilico e Massimo Vitali, John Davies e Martin Parr, Vincenzo Castella e Toni Thorimbert, Jordi Bernadó e Luca Campigotto, Mimmo Jodice e Bernard Plossu.

Il progetto è stato poi ripreso nel biennio 2016-2017 con il rinnovato nome di «Nuovi sguardi gardesani» mediante il coinvolgimento del collettivo Riverboom, composto da Paolo Woods, Edoardo Delille e Gabriele Galimberti i quali, con la curatela di Giovanna Calvenzi, responsabile dell’Archivio Gabriele Basilico di Milano, photoeditor e autrice di numerose pubblicazioni di fotografia contemporanea, hanno realizzato tre personali narrazioni del paesaggio umano e naturale dell’Alto Garda, frutto delle diverse suggestioni individuali e artistiche di ciascuno. Nel 2018, in occasione delle celebrazioni della fine della Prima guerra mondiale, il progetto è stato affidato a Paolo Ventura che ha costruito una poetica storia che ripercorreva gli eventi bellici e il coinvolgimento con il territorio.

Nel 2022, sempre con la curatela di Giovanna Calvenzi, è stata avviata una nuova fase. Il direttore del Mag Matteo Rapanà ha voluto sottolineare la centralità di queste iniziative per un museo contemporaneo e attuale: «Sguardi gardesani è un progetto molto importante per il Museo Alto Garda perché permette di indagare le complesse dinamiche sociali e antropologiche del nostro territorio e capire così come si stanno trasformando la società e il paesaggio. Inoltre queste iniziative consentono al museo di uscire all’esterno delle sedi museali e di entrare direttamente nella vita quotidiana delle persone, dialogando con la comunità di riferimento e coinvolgendola direttamente nelle nostre iniziative».

Giovanna Calvenzi aggiunge: «La pratica di coinvolgere l’arte nella documentazione dei territori e delle loro mutazioni è tra le più longeve e felici della storia della fotografia e delle istituzioni internazionali. “Sguardi gardesani” e i “Nuovi sguardi gardesani” sono un esempio virtuoso della relazione che un museo è riuscito a creare con il proprio territorio e i suoi abitanti contribuendo in modo diretto alla creazione di opere che arricchiscono l’intera comunità».

Quest’anno il nuovo incarico è stato affidato al collettivo Terra Project, fondato a Firenze nel 2006 e composto da Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli. Oltre a collaborazioni con istituzioni, comuni e aziende, i lavori del collettivo sono stati pubblicati sulle pagine delle principali riviste internazionali e nazionali. Tra i progetti da loro realizzati negli ultimi anni si segnalano quello sul dopo terremoto in Italia centrale e quello sull’anniversario dei vent’anni del G8 di Genova, insieme a indagini sul mondo del lavoro in Italia, sulla scuola italiana e sulle aree interne del Sud Italia. I componenti del collettivo hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra i quali il World Press Photo (2010 e 2012), Canon Prize (2010), Fund for Investigative Journalism (2011), Premio Pesaresi per la fotografia contemporanea (2013), Graziadei Award (2014), Celeste Prize-Streamers (2016), Landskrona photobook dummy award (2018) e il Premio Gabriele Basilico (2020).

Per il progetto «Nuovi sguardi gardesani» il collettivo Terra Project, i cui temi affrontati in fotografia spaziano dal sociale all’ambientali e all’antropologia, raccontando il paesaggio e le persone che lo abitano, hanno voluto capovolgere la prospettiva scontata che vede il territorio del lago di Garda unicamente come luogo di svago e villeggiatura, ponendo invece l’attenzione su coloro che abitano il territorio, e che costituiscono una rete di servizi e strutture per cittadini e turisti e la gestione del paesaggio. L’obiettivo di questa specifica campagna fotografica è dunque di andare oltre la visione più immediata e conosciuta dei luoghi e di documentare l’elemento umano, gli abitanti, che costituiscono la colonna vertebrale sulla quale si fonda l’identità del territorio.

In una prima fase, lo staff del museo ha preso contatto con singoli cittadini, realtà pubbliche e private, associazioni e imprese, al fine di individuare specifiche situazioni di interesse sociale, economico, culturale e paesaggistico nel territorio altogardesano. Il passo successivo è stato rappresentato dalla campagna fotografica che si è svolta proprio in questi giorni nei quali i fotografi sono stati impegnati nella documentazione dei differenti contesti.

Sono state così realizzate immagini dei residenti del territorio dell’Alto Garda nei contesti più vari: il lavoro (da quello legato alle attività imprenditoriali all’agricoltura), le comunità (dalla chiesa, alla scuola, alle associazioni di cittadini), i luoghi di ritrovo e di socialità, le famiglie e i modi di abitare il territorio. Queste immagini sono messe in dialogo con le fotografie del paesaggio naturale e di quello architettonico, interpretando quella simbiosi che si realizza tra uomo e ambiente e che permette la conservazione del suggestivo territorio gardesano.

Grande soddisfazione per i risultati preliminari della campagna fotografica è stata espressa dai Terra Project: «Siamo molto felici di essere stati invitati a realizzare questo lavoro in un territorio che a prima vista ti colpisce per la bellezza e la maestosità del paesaggio per scoprire poi la ricchezza di coloro che lo abitano. Per noi raccontare un luogo offre il privilegio di avere il tempo di soffermarsi, di incontrare le persone che lo abitano e scoprirne a poco a poco le peculiarità. Abbiamo deciso quindi di concentrarci sulla comunità che lo abita, cercando di ribaltare la prospettiva che guarda a questi luoghi solo come mete turistiche».

Gli esiti di questa edizione dei «Nuovi sguardi gardesani» saranno visibili l’anno prossimo con la realizzazione di una mostra al Museo Alto Garda ma anche attraverso conferenze, workshop, laboratori e tavole rotonde nell’ottica di un museo partecipativo e inclusivo nel quale la comunità non è semplice spettatore, ma protagonista attivo nelle iniziative organizzate dal museo stesso.

Fonte e foto: Museo Alto Garda, https://www.museoaltogarda.it

 

 

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