Vecchi ricordi ripescati dal dimenticatoio finiscono online

ARCO - L’Archivio storico del Comune di Arco ha creato sul sito web municipale, la pagina «Vecchi ricordi», con notizie, ricordi o fatti curiosi accaduti ad Arco nel tempo passato. Si scopre così, ad esempio, che gli impiegati comunali erano tenuti a non trattare con «coloro che non si presentano decentemente vestiti».

Sulla pagina (realizzata su iniziativa della responsabile Marialisa Avi e consultabile a questo link) vengono pubblicati (a cura di Chiara Leoni, in servizio civile) resoconti e immagini di fatti curiosi o particolari accaduti in passato. Un modo per far conoscere la storia locale e i piccoli-grandi «tesori» custoditi all’Archivio storico.

L’archivio storico comunale, i cui documenti sono consultabili dal pubblico sia per fini amministrativi, sia per motivi di studio e ricerca storica, è costituito da vari fondi archivistici con documentazione risalente fino al 1201, che si incrementa annualmente col nuovo materiale che raggiunge la fase storica (cioè gli affari evasi da oltre quarant’anni). La pagina «Vecchi ricordi» (nella sezione «Archivio storico», raggiungibile cliccando «Aree tematiche» nella home page) propone per ora otto articoli.

Le notizie storiche sono di grande interesse e curiosità: in «Evoluzione dei banchi di scuola» sono illustrate le caratteristiche degli arredi scolastici del passato, ad esempio dei quaranta banchi che i falegnami Antonio Segalla da Vigne e Luigi Gregori da Chiarano realizzarono tra il settembre e l’ottobre del 1897 (di cui sono pubblicati anche i disegni), con contratto firmato per il Comune dal podestà Antonio Althamer.

Banchi di scuola.

 

In «Attrezzature scolastiche» si apprende che anche in passato l’attività fisica era ritenuta molto importante: l’articolo propone alcuni schizzi dell’Ottocento (di autore sconosciuto) che illustrano i diversi attrezzi che si utilizzavano all’epoca. Di grande interesse anche il racconto della vera e propria odissea che fu la realizzazione delle scuole maschili (nel cui edificio, in via San Pietro, si trovano oggi gli uffici tecnici comunali), iniziata nel 1883 con la nomina di una commissione incaricata del progetto per l’adeguamento del locale scolastico utilizzato all’epoca, la quale stabilì che nessun edificio esistente si prestava a quell’utilizzo, e che era quindi necessario costruire le scuole ex novo, riuscendo solo dieci anni dopo a individuare un terreno adatto, dove in passato si trovava il cimitero. I lavori iniziarono nel 1896, per concludersi già l’anno successivo (l’inaugurazione si tenne l’11 ottobre 1897). «La festa dell’uva», più precisamente la IX Festa Nazionale dell’Uva, si tenne domenica 25 settembre 1938 al piazzale Segantini. Tra le tante curiosità, si apprende che quell’anno il prezzo variava da una a 1,6 lire al chilo, che lo smercio fu all’incirca di 23 quintali (di cui 10 acquistati dai sanatori locali e il resto da privati cittadini). La manifestazione comprendeva anche un concorso, vinto per gli espositori da Fausto Zucchelli (che vinse 100 lire) e per i negozi dallo spaccio SAI (che vinse 20 lire).

Arco, scuole maschili, 1897.

 

L’articolo «Le pagelle del 1800» propone una pagella del 1843, conservata in Archivio storico, dalla quale si apprende, tra l’altro, che tra le materie insegnate ce n’erano alcune oggi scomparse (come «lavori femminili») e altre che avevano denominazioni del tutto diverse (come «istruzione religiosa», all’epoca obbligatoria). Per la cronaca, Margherita (la giovane titolare della pagella) era molto brava in calligrafia ma doveva migliorare ortografia e grammatica, e nel complesso l’esito del suo anno scolastico fu ritenuto insoddisfacente, e Margherita fu bocciata.

«La decenza del vestito» rivela, grazie a una nota del Comune di Oltresarca datata 2 giugno 1925, che gli impiegati comunali erano tenuti a non trattare con «coloro che non si presentano decentemente vestiti».

L’articolo dal titolo «Acqua fresca per i cani» propone un avviso del 5 agosto 1830, con cui il podestà Marcabruni imponeva a tutti i proprietari di botteghe di esporre un recipiente d’acqua fresca davanti al loro esercizio durante «l’infuocata stagione», dedicato ai cani «che girano per le strade» (per gli inosservanti la multa era di 2 fiorini).

Un’altra foto dell’alluvione del 1951.

 

Infine, un articolo con ampia documentazione fotografica fornisce una cronaca dell’alluvione del 1951, esito del violento nubifragio che si verificò tra le 16 e le 18 di mercoledì 8 agosto, ritenuto «il più violento a ricordo d’uomo»: gli abitati più devastati furono Chiarano e Vigne, dove le strade dei paese furono percorse da veri e propri torrenti di acqua e detriti che scavarono profondi solchi nelle strade e allagarono le case, e danneggiando molto gravemente l’acquedotto di Vigne. Come se non bastasse, alla pioggia e alle raffiche di vento si aggiunse una disastrosa grandinata, che devastò in particolare le campagne tra San Giorgio e Bolognano. La coltivazione più danneggiata fu quella di tabacco, con una perdita di circa il 65% del prodotto, pari a 3500 quintali, mentre per quanto riguarda i vigneti la perdita fu di 2800 quintali. L’indomani l’allora sindaco di Arco Lutteri inviò un telegramma al Commissariato del Governo di Trento per chiedere un urgente sopralluogo del Genio civile e la stima dei danni, che furono quantificati in 5.386.000 lire.

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