Il Conte Carlo Bettoni e il motto: Sapere Aude

GARGNANO - L’ultima fatica dell’Ingegner Edoardo Bignetti si intitola “Il Conte Carlo Bettoni e il motto: Sapere Aude” (editore Torre d’Ercole, Torbole Casaglia) e verrà presentato in anteprima a Palazzo Bettoni di Bogliaco nel pomeriggio di sabato 1 ottobre. Prossimamente ci sarà un ulteriore incontro, aperto al pubblico.

Il libro sviluppa un tema che riguarda il mondo dell’agronomia e dell’ingegneria idraulica naturalistica.

Perché questa attenzione dell’ingegner Bignetti? Alla fine degli anni Sessanta, a Padova presso la facoltà di Ingegneria Idraulica, lavorando sulla mia tesi legata alle problematiche del trasporto idrico, mi imbattei nella figura di questo straordinario personaggio, che mi affascinò”. Il personaggio era, appunto, Carlo Bettoni.

Bignetti è nato a Volta Mantovana (MN) nel 1943 e si è trasferito a Brescia con la famiglia dopo la guerra. Maturità al liceo classico Arnaldo, in città, e laurea a Padova in ingegneria civile idraulica, con tesi di studio e ricerche riguardanti l’approvvigionamento e trasporto idrico insulare (con particolare riferimento all’isola di Ponza).

Dopo varie esperienze di lavoro, in Italia e all’estero (Libia, Algeria, Francia), ha avviato con altri professionisti lo studio tecnico “Architetti e Ingegneri Associati s.r.l.”, con sede centrale a Brescia e sede operativa periferica a Roma. Dal 2003 è socio consigliere dell’Archeo-club d’Italia, sezione di Brescia, e dal 2010 componente dell’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”, di cui è ora segretario.

Bignetti permette di rivivere nel suo libro l’epopea di Carlo Bettoni, nato a Bogliaco nel 1725.

Il conte acquisì una mentalità aperta al mondo moderno attraverso viaggi a Firenze, Napoli, Venezia, Roma, Padova e la partecipazione ad Accademie e Università.

L’agronomia fu materia dei suoi studi e progetti, con uno spiccato interesse per le sistemazioni fluviali, connesse al mondo dell’ambiente e dell’agricoltura. Eseguì esperimenti originali nelle sue proprietà con il confinante fiume Chiese, illustrati nell’ampio trattato “Pensieri sul governo dei fiumi”.

Si dedicò ad una ampia trattazione sui mezzi per sistemare gli argini dei corsi d’acqua, per diminuire i pericoli delle inondazioni e aumentarne la navigabilità, il tutto con impiego di tecniche e materiali del tutto naturali: viminate, fascinate, piantumazioni di salici e pioppi.

Bettoni fu il primo a concepire un trattato interamente dedicato al tema e questo è l’argomento principe su cui si sviluppano lo studio e la ricerca di Bignetti.

Poi Bettoni allargò il campo di studio affrontando il mondo della evoluzione e sistemazione della Laguna Veneta e addirittura accennando al futuro della desalinizzazione dell’acqua marina. Altri cenni legati ai suoi studi intorno al 1780/1782 riguardarono la costruzione e l’impiego delle caldaie tubolari e la produzione del vapore come forza motrice.

Nel 1768 fondò l’Accademia agraria di Brescia e si dedicò all’Agronomia, trattò della torba, del concime, dei bachi da seta, degli olivi, dell’estrazione dell’olio alimentare da semi; ideò e finanziò concorsi ed esperimenti senza lesinare spese personali e intraprese esperienze d’un certo rilievo, quali una serra di tipo nuovo per gli agrumi, un ritrovato speciale per far riuscire più lucida la seta, alcuni modelli di contro-fondi per i fornelli per limitare il pericolo delle scottature e il consumo del legname.

Morì a Brescia nel 1786 lasciando il suo patrimonio in eredità all’Accademia Patavina della quale era socio esterno.

B.F.

 

I commenti sono chiusi.