Toscolano Maderno accoglie il nuovo parroco Don Roberto

TOSCOLANO MADERNO - Sabato 24 l'ingresso di don Roberto Rongoni, nuovo parroco di Cecina, Fasano, Gaino, Maderno Montemaderno e Toscolano. Sostituisce don Leonardo Farina, nominato "vicario episcopale territoriale".

Nato a Gottolengo nel 1966, della parrocchia di Gambara, e ordinato a Brescia nel 1991, don Roberto Rongoni, nel corso del suo ministero, ha svolto i seguenti servizi: curato a Molinetto (1991-1996); curato a Bornato (1996-2001); curato a Carpenedolo (2001-2008); parroco di Fornaci in città dal 2008; parroco del  Villaggio Sereno I e Villaggio Sereno II in città dal 2016.

Lo scorso settembre è stato nominato dal vescovo parroco delle parrocchie di S. Nicola da Bari in Cecina, dei Ss. Faustino e Giovita in Fasano, di S. Michele arcangelo in Gaino, di S. Andrea apostolo in Maderno, dei Ss. Faustino e Giovita in Monte Maderno e dei Ss. Pietro e Paolo in Toscolano e parroco coordinatore dell’Unità pastorale “S. Francesco d’Assisi” del rev.do presbitero Roberto Rongoni.

Prima dell’ingresso del nuovo parroco sono in programma messe e riflessioni di preparazione alle 20.30 con il seguente calendario: lunedì 19 novembre a Maderno; martedì 20 a Gaino; mercoledì 21 a Cecina; giovedì 22 a Fasano; venerdì 23 a Monte Maderno.

Durante le celebrazioni verrà effettuata una raccolta di fondi che verrà consegnata al parroco per un’opera di carità da lui scelta.

Sabato 24 novembre: ingresso solenne per tutta l’Unità Pastorale

Alle 15 incontro di Don Roberto con gli anziani presso la casa di riposo di Maderno.

Alle 15.30 incontro con le comunità E le autorità civili presso Piazza Nassiriya Toscolano. Corteo verso la chiesa parrocchiale di Toscolano.

Alle 16 celebrazione eucaristica solenne nella chiesa parrocchiale di Toscolano.

A seguire buffet per tutti presso l’oratorio dei Toscolano.

Domenica 25 novembre

Alle 16 concerto Piccoli Cantori, Giovane Coro AcCanto e Corale Santa Cecilia in onore di Don Roberto presso la chiesa parrocchiale di Maderno.

Don Roberto incontrerà le altre comunità parrocchiale nelle due settimane successive.

 

Ecco l’intervista al nuovo parroco pubblicata su La Voce del Popolo e ripresa dal notizia parrocchiale.

Cosa ha imparato in questi anni di ministero? Ho imparato ad amare la gente. E a sentirmi amato dalla gente. È stato il dono più grande. Vai in parrocchia all’inizio con l’entusiasmo giovanile, ti butti nell’oratorio, nei campi scuola, nei grest… però stando a contatto con le persone ho imparato che prima di fare il prete dovevo essere prete, E questo me lo ha insegnato l’umanità della gente, sentire che le persone ti vogliono bene e quello che ti chiedono è di volergli bene. Al di là e prima delle strutture le persone cercano qualcuno che gli stia accanto e che gli parli di Gesù. Prima di tutto essere uomo con gli uomini, gioire con chi prova gioia, e piangere con chi piange. Lo dice la Chiesa, lo ha detto anche Papa Francesco. In questi anni ho incontrato tante persone, condiviso tanti momenti belli, ma pure tanti momenti di sofferenza, e ho incontrato anche tante persone con molto coraggio e tanta fede. Non dobbiamo vergognarci di godere dell’amore che ci viene dato.

Quali sono le attenzioni pastorali sulle quali vuole insistere? Non ho nessun progetto precostituito. Il desiderio è quello di entrare con rispetto nella storia delle comunità. C’è una storia che ci precede. Fatta da una comunità. A Maderno tra l’altro arrivo in una unità pastorale, dove hanno già compiuto un cammino di riflessione, magari anche un pò faticoso, dovendo pensare che non hanno più il “loro prete” ma un sacerdote da condividere con gli altri. Noi siamo degli ospiti attesi, però è importante entrare in punta di piedi. Con l’ottica di scoprire nuovi compagni di cammino. Per conoscere e partecipare insieme alla storia di una comunità. Per verificarci insieme. Ma siamo noi preti a doverci inserire nei progetti delle comunità. Che continueranno anche dopo di noi. Anche quando noi andremo in un’altra comunità.

Cosa è stato determinante nella sua scelta vocazionale? Premesso che sono entrato in seminario a 14 anni, è stata determinante prima di tutto la vicinanza dei preti che ti facevano vedere che erano felici di essere preti. Io ho avuto come parroco don Abramo Putelli, don Renato Musatti, don Battista Poli. Ho avuto tanti preti vicini. E anche tanti amici che mi sono stati accanto e che non mi hanno mai abbandonato. Poi io vengo da una famiglia cattolica.

C’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni? Mi piace molto il brano di Giovanni al capitolo 21. È l’incontro con Gesù risorto. Prima con i discepoli, che invita a pescare, dopo che non avevano preso nulla. Ritorna alla mente la prima pesca. Gettate le reti, diventate pescatori di uomini. Viene confermato il mandato. Ma mi piace in particolare il dialogo con Pietro. Con Gesù che gli chiede “Mi ami tu?”. Io vedo nella risposta di Pietro “Signore, tu sai tutto” un Pietro che si arrende. Quasi dicesse a Gesù: “sai cosa ti ho fatto, me lo hai chiesto tre volte, perché ti ho tradito tre volte, sono testardo, sono nelle tue mani. mi conosci, mi arrendo all’amore”. E poi mi viene in mente il salmo 138. “Signore tu mi scruti e mi conosci”. Signore tu mi conosci, mi hai scelto, e io ti ho detto di Sì. Sai che ti voglio bene.

Ci sono figure di Santi a cui si ispira? Non c’è un Santo in particolare, ci sono i Santi di casa nostra. Lo ripeto sempre alla messa del 2 novembre: siamo qui per ringraziare Dio per i Santi di casa nostra. Quando entro in una casa di una nonna e vedo le foto con un lumicino dico: quello lì è il tuo altare. La quotidianità della santità. Sono convinto che ci sono tanti Santi nelle nostre case. Tante volte sentiamo l’affermazione “quella Santa donna di mia madre”… le persone che ti dicono, io nella mia casa ho avuto l’esempio di santità quotidiana, umile e semplice. Con tante persone che pregano in casa, per le loro famiglie, ma anche per noi. I Santi di casa nostra.

 

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