I lake Salò… orgoglio e nostalgia nelle foto di Del Mancino

SALO' - Oggi alle 16.30 la presentazione del nuovo libro e della nuova mostra con le fotografie di Pierangelo Del Mancino. Sarà presentata anche quella che è ritenuta la più antica foto scattata a Salò. Ve la mostriamo, assieme ad altre immagini eccezionali.

La Salò di un tempo, sopravvissuta solo nelle foto dello sterminato archivio del collezionista Pierangelo Del Mancino, rivive nella mostra e nel volume «I lake Salò», decimo episodio di un’avventura editoriale che continua ad appassionare salodiani e gardesani. Mostra e libro saranno presentati oggi, sabato 13, alle 16.30 nella Sala dei Provveditori.

Nell’occasione sarà presentata al pubblico anche quella che è considerata la fotografia conosciuta più antica di Salò. Ne avevamo scritto due anni fa (leggi qui), ma allora c’era ancora qualche dubbio sul primato dello scatto. Dubbi ora fugati dallo storico della fotografia Lorenzo Scaramella, che ha datato la fotografia in questione, una stampa stereoscopica in cui si vede Palazzo Martinengo inquadrato dal lago, nel periodo compreso tra il 1865 e il 1870.

La fotografia più vecchia scattata a Salò, datata tra il 1865 e il 18709 (collezione Del Mancino).

 

È dunque antecedente a quella che era considerata la foto più vecchia di Salò, un panorama del golfo datato 1880. Ma libro e mostra, visitabile fino al 5 maggio nelle Salette Vantini del municipio, propongono tante altre immagini dall’album dei ricordi salodiani. Un mondo in bianco e nero carico di sfumature e poesia.

Salo e il suo golfo fotografati nel 1880.

 

Il volume presenta, come sempre, testi di Flavio Casali. Ecco la sua introduzione.

 

L’archivio del futuro

di Flavio Casali

Quando gli anni trascorrono, e finiscono, com’è consuetudine nel nostro calendario, al 31 dicembre, ci pare sempre non siano stati un granché. Prendiamo il 2018 ad esempio, non passerà alla storia come uno degli anni più disastrati – tanto per dire come il 1914 o il 1939, alla vigilia di due guerre mondiali – ma nemmeno come uno di quelli gloriosi. Più banale che pessimo.

I menagramo, poi, temono che l’anno passato prepari il terreno per un futuro di guai e scontri: conflitti tra nazioni, climi e temperature problematiche, elezioni difficili o scontate e via dicendo. E, certo, il momento che viviamo, il presente, pare sia ciò che più influisce su fortuna, speranze, piaceri e sembra altrettanto prevedibile: è di cattivo umore.

1927. Vettura in attesa della partenza del VII Circuito del Garda sul rettilineo di Cunettone. Il vincitore sarà Tazio Nuvolari su una Bugatti T35C

 

Ma se prendessimo in considerazione una visione più lunga? Se guardassimo alla nostra Salò non come un’istantanea fissa ma – scorrendo le immagini qui proposte degli ultimi 120 anni – nella sua dinamicità? Avremmo, forse, una prospettiva che ci potrebbe aiutare a relativizzare e non poco, il difficile passaggio che stiamo attraversando. Non ci cambierà la vita, non migliorerà le prospettive di lavoro o di successo ma almeno aiuterà a capire dove siamo, ovvero in un luogo fantastico dove – in sintesi e con scarsi elementi, per chi volesse provare, di smentite – anche storicamente, non si è mai stati meglio.

Cosa manca allora a Salò? Praticamente nulla, anzi, forse si vive qualche eccesso; piccole ma significative overdosi per fantasticare su cultura (il teatro che verrà, dopo il Mu.Sa. e il Salòtto della Cultura), turismo (nuovi alberghi a quattro o cinque stelle), urbanistica (nuovi restyling per allineare alcune zone alla bellezza del centro storico), servizi alla persona (sempre ai vertici delle classifiche provinciali) e tanto altro ancora.

Ci si può solo “giocare” – rimettendoci non poco se le carte fossero sfortunate – l’optimum raggiunto e conquistato con fatica e sacrifici, “conditi” anche con qualche Cassandra di traverso.

Anni Quaranta. Panorama dalla Versine sull’officina di produzione del gas da carbon fossile.

 

E dunque, con la prospettiva presente e futura di una Salò sempre in corsa, affannata a inseguire costose prime donne, avanguardie e cambiamenti nel solco di una nobile eredità, queste immagini, certi ricordi, perfino alcune etichette diventano testamenti per non smarrire l’identità storica (che non è anche “genetica”) e perdere (in parte) la memoria.

Risulterà perciò sempre più necessario e imprescindibile tracciare nuove soluzioni architettoniche e urbanistiche, non meno che sociali e culturali, senza tuttavia cancellare il volto, sempre intuibile (sfogliando i “nostri” album), del passato, anche se qualcosa, ahimé, può – e forse deve – tramontare, salvo ripresentarsi come nuova risorsa da “copiare”… Mi riferisco soprattutto a certi aspetti di interesse sociale: dove sono finite certe attività commerciali del centro storico, le macellerie, le panetterie, gli ortofrutta, i laboratori artigianali, i mestieri per strada (ricordate il materassaio di piazza Sant’Antonio?), le osterie “nostrane” (quelle che non ti spennano, per intenderci) con i loro personaggi caratteristici – elementi di attrazione oggi vituperati da quel “noblesse oblige” di chi non ricorda l’umiltà dei padri che hanno fatto la fortuna di figli e nipoti -, o i pescatori che nelle reti hanno tracciato la storia del lago e il piacere di tanti buongustai?

1956. Il sig. Luigi durante la pigiatura dell’uva nella cantina della cascina Carestia.

 

Un mondo pressoché scomparso, sopravvissuto solo nelle fotografie dell’Archivio di Del Mancino, testimone attento e affettuoso che dedica il tempo della sua meritata pensione al racconto appassionato di Salò.

E pensare che non è neppure fotografo dilettante ma “solo” (sic) instancabile vagabondo, esploratore di soffitte e cassetti di case di salodiani – veraci o d’elezione non importa – a caccia di scorci inediti, paesaggi e scenari, in un bianco e nero carico di sfumature e di poesia.

Scatti e brandelli di storia reale che ogni volta – ce ne saranno ancora tante, mi auguro – ci aiutano a scoprire la Salò che già pensavamo di conoscere bene e che invece ci sorprende con il suo “carico” di bellezza, aspirazioni, lavoro, fatiche, sorrisi, gioia, semplicità e perché no?, qualche contraddizione.

Primi anni Cinquanta. Pietro Lucini ripreso con le mani in tasca davanti alla sua macelleria in via San Carlo.

 

Le radici e la memoria

L’Assessore alla Cultura Pierantonio Pelizzari e il Sindaco Giampiero Cipani

Non diciamo nulla di nuovo asserendo che i grandi mutamenti sociali ed economici che si stanno vivendo nella nostra nazione da alcuni lustri toccano anche i valori fondamentali della società. Ogni comunità tuttavia – e Salò ne è ben consapevole – vive le stagioni della sua esistenza traendo conforto dagli avvenimenti del passato e dallo spirito che li ha animati ed è protesa a realizzare un futuro di equilibrato progresso civile e culturale.

Salò in questi anni si è costruita – culturalmente, ma anche urbanisticamente e mi riferisco al Mu.Sa., al Salòtto della Cultura, alle “nuove” piazze, alla passeggiata, ecc. un volto rinnovato, un lifting per quell’anima antica che conserva il suo modello sociale e culturale ben radicato nel passato e perciò ben preparato ai tempi futuri. Forse è per questo motivo – mantenere viva la continuità tra passato, presente e futuro – che l’Assessorato alla Cultura ha sempre mostrato attenzione alle pubblicazioni delle migliori fotografie dall’Archivio di Pierangelo Del Mancino, custode di un tesoro prezioso frutto di paziente ricerca, notevoli investimenti economici e ineguagliabile passione. Sono immagini spesso permeate dei valori della nostra tradizione cattolica, certamente fondati su solidarietà, dignità, dirittura morale e spirito culturale mai venuti meno, a dimostrare fedeltà per quello spirito delle origini, così “salodiano”, per il quale ciò che unisce è più forte di quel che divide.

Commuovetevi pure con queste fotografie con animo aperto e sentimento, scavalcando, o meglio, “andando oltre” i personali (e legittimi) giudizi che, per loro impostazione, culturale o politica poco importa, potranno anche – e ben venga – suscitare dibattito e, talora, qualche dubbio. Si tratta, a prescindere, di contributi positivi e fondamentali per capire SALÒ, una madre che va amata dai suoi figli, che la devono sentire ancora viva e dispensatrice di gioia e bellezza così come l’hanno sentita i nostri padri, cogliendo il buono e il bello e cercando sempre la verità.

Metà anni Settanta. Operaie della Cedrinca impegnate nella preparazione delle confezioni natalizie.

 

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