L’abbraccio del bradipo e i selfie su Instagram

BUSSOLENGO - In occasione della giornata internazionale del bradipo (20 ottobre), dal Parco Natura Viva una riflessione sulle minacce, dovuta anche ai selfie, alla sopravvivenza della specie nelle foreste dell'Amazzonia.

Sono state la sua proverbiale lentezza e la sua espressione di placida serenità a renderlo un animale amato e conosciuto da grandi e piccoli. Ma nell’era di Instagram, la sua unicità rischia di rivelarsi la causa stessa che ne minaccia la sopravvivenza: tra le foreste dell’Amazzonia, il bradipo sta affrontando l’epoca del turismo di massa e le abitudini alle quali i viaggiatori del terzo millennio non intendono più rinunciare.

Selfie compresi. Quelli a pagamento, con gli animali selvatici, vanno per la maggiore.

A diffondere i numeri di un fenomeno che in tutti i Continenti riguarda circa 550mila animali, è il Parco Natura Viva di Bussolengo alla vigilia della Giornata Internazionale del Bradipo, che cade domenica 20 ottobre.

“Uno studio di World Animal Protection – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva – indica il bradipo come la specie più utilizzata in Amazzonia per la pratica del “selfie ai turisti”, seguito a stretto giro dal delfino rosa di fiume, dall’anaconda e dal caimano. E la “condanna” del bradipo sembra proprio essere il suo “abbraccio”, ricercatissimo per fotografie degne dei migliori like sui social network: basti pensare che solo Instagram – a partire dal 2014 – ha visto aumentare il numero di autoscatti con animali selvatici del 292% ”.

Ma perché questa pratica possa diventare un business vendibile, gli esemplari devono essere catturati da piccoli, strappati ai genitori ed “addestrati” a mantenersi docili ed accondiscendenti. “E’ evidente dunque – prosegue Avesani Zaborra – che quello che il bradipo sembra aver stampato sul viso non sia un sorriso di felicità né che i suoi arti superiori cingano le spalle dei viaggiatori in un vero abbraccio. La realtà è che le sue braccia dovrebbero servirgli per stringersi ai tronchi e ai rami degli alberi su cui vive e dove trascorre anche 20 ore al giorno dormendo, mettendo in atto una vera e propria “strategia della lentezza” importantissima per mantenere le proprie delicate funzioni fisiologiche”.

Oltre a dover avere a che fare con perdita di habitat e deforestazione dunque, questa specie deve fare i conti anche con il fenomeno del commercio di animali selvatici che – se si rivela molto intenso in uscita dalla Colombia – non risparmia nemmeno l’Italia.

“Nel 2010 – interviene Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva – arrivò da noi Wendy, bradipa didattila oggi quindicenne, strappata alla sua precedente vita in uno scantinato di Milano e affidata alle cure dei nostri veterinari ed etologi, oltre che a quelle di colui che poi divenne il suo compagno e il padre della sua piccola. Non sapremo mai da dove arriva esattamente Wendy, ma siamo certi che se gli uomini smettessero di usare gli animali per il proprio compiacimento, Instagram e la foresta amazzonica sarebbero entrambi posti migliori”.

 

I commenti sono chiusi.