Tavina parla cinese. Venduto al colosso Ganten il 45% delle quote

SALÒ - Il gigante cinese si beve l'acqua gardesana. Nell’azienda salodiana Tavina Spa entra, come socio di minoranza, Ganten Water, colosso cinese leader nella produzione e distribuzione di acqua minerale.

«Una partnership importante – dice Armando Fontana, amministratore delegato di Tavina Spa -, che, ne sono convinto, nei prossimi anni ci porterà molto lavoro. Con questa operazione abbiamo messo in sicurezza l’azienda per parecchi anni. La possibilità di lavorare con una delle più grandi aziende mondiali del settore è motivo di grande soddisfazione».

Il marchio Ganten, assieme a quello della Juventus, club di cui l’azienda cinese è «official water», fornitore ufficiale ed esclusivo di acqua minerale, sono già in mostra sul cancello d’ingresso del nuovo stabilimento inaugurato giusto un anno fa a Cunettone, realizzato grazie a un investimento di 28 milioni di euro. Shenzhen Ganten Food & Beverage Co.Ltd ha acquistato il 45% delle quote.

Cina che dispone del solo 7% delle riserve mondiali di acqua ma il 20% della popolazione mondiale

Fontana non entra nel dettaglio del valore dell’operazione. «Questioni di poco conto – taglia corto l’ad di Tavina Spa -, ciò che importa sono le grandi opportunità che per noi si apriranno grazie a questo accordo. Sono certo che presto dovremo fare nuove assunzioni».

Il nuovo stabilimento Tavina, a Cunettone di Salò.

 

Alcuni progetti sono già sulla rampa di lancio: «In partnership con Ganten – annuncia Fontana – nel 2019 lanceremo sul mercato cinese un prodotto specifico per l’infanzia, con un packaging nuovo. La nostra è un’acqua di grande qualità, che ha ottenuto il riconoscimento ufficiale dal Ministero della Salute di ben cinque delle sette qualità salienti che è possibile apporre in etichetta a beneficio dei consumatori. Tra queste quella di essere indicata per l’alimentazione dei neonati e nella preparazione degli alimenti per l’infanzia. È un’operazione dalla quale mi aspetto grandi volumi e grande lavoro».

Peraltro in un continente enorme come la Cina, che dispone del solo 7% delle riserve mondiali di acqua ma il 20% della popolazione mondiale, le marche di acqua importata raggiungono prezzi inimmaginabili.

Oggi Tavina produce 215 milioni di bottiglie l’anno (potenzialmente il nuovo stabilimento è in grado di produrne 400 milioni; la capacità è stata raddoppiate rispetto alla vecchia azienda ai piedi delle Zette, di fatto dismessa).

L’export è in crescita e pesa per oltre il 50% del fatturato totale, che si assesta sui 30 milioni annui. I dipendenti sono una sessantina. «Con il passaggio nel nuovo stabilimento nessuno è stato licenziato, anzi sono convinto che in futuro assumeremo», dice Fontana, che intanto si gode il premio AIB per l’eccellenza delle PMI 2018 nella categoria «Innovazione», ritirato nei giorni scorsi assieme al figlio Stefano, direttore generale di Tavina Spa.

La motivazione: «Tavina è oggi la prima azienda a collegare le linee di produzione direttamente con il magazzino di stoccaggio, massimizzando l’efficienza, riducendo sprechi, combinando il tutto con le più moderne tecnologie».

Armando Fontana stringe la mano a Giuseppe Pasini, presidente AIB. Tra di loro Stefano Fontana.

 

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