Antonio Scaccabarozzi. carta canta

SALO’- Dal 18 luglio al 12 settembre 2021 al MuSa di Salò la retrospettiva dedicata ad Antonio Scaccabarozzi, organizzata dalla Civica Raccolta del Disegno in stretta collaborazione con l’Archivio che lo rappresenta. La mostra è curata da Ilaria Bignotti e Anna Lisa Ghirardi.

Orari di apertura: venerdì-sabato- domenica 10.00 alle 18.00 Info: tel. MuSa 0365/20553 (in orari di apertura) [email protected] [email protected]

Grazie a molte opere anche inedite, il percorso espositivo intende omaggiare la ricerca di un artista straordinario, protagonista dell’arte italiana degli anni Sessanta e Settanta e sperimentatore dei linguaggi e dei materiali pittorici tra anni gli Ottanta e il nuovo Millennio.

Antonio Scaccabarozzi fu ospite della galleria salodiana Centro d’arte Santelmo per due personali: una nel 1972 e l’altra nel 1991. Questa retrospettiva si colloca quindi a distanza di trent’anni esatti, come una sorta di appuntamento necessario nella cittadina lacustre. Una selezione di lavori ci conduce dagli anni Settanta ai primi anni Duemila: Dattilografie, Dattilotipie, Fustellati, Prevalenze, Misura-DistanzaPeso, Quantità libere e Velature in un percorso rappresentativo dell’intensa ricerca compiuta in oltre trent’anni; in una teca, come uno scrigno di memorie, sono esposti inoltre alcuni disegni -accompagnati da poetici pensieri- della fine degli anni Cinquanta.

Il pubblico scoprirà che la sua indagine nasce in primis dallo sguardo sulle cose, dal modo in cui, ancor prima di usare i mezzi del fare artistico, in nuove continue sperimentazioni e verifiche, Scaccabarozzi sa guardare attorno a sé. Si tratti di un giardino, di un paesaggio, di un muro coperto d’edera, del filtro tra l’interno e l’esterno, di un tempio greco,…ogni cosa che egli guardava era fatta di dettagli, di colori, di spazi, ma anche di angolazioni, di rapporti, di connessioni e contrapposizioni, di armonie e tensioni, aspetti che -attraverso la sintesi- sapeva trasferire nell’opera. Il suo linguaggio, che ha fagocitato anche l’arte programmata e quella concreta, è giunto ad un particolare minimalismo lirico, in cui l’applicazione di metodo e rigore non ha determinato un esito prevedibile, lasciando ampio spazio all’inaspettato.

Carta canta appare pertanto un titolo pertinente a questa mostra di opere cartacee, fragili e leggere, memori di sensazioni palpabili e di evocazioni sussurrate, fedeli al concetto della poesia del fare.

 

BIOGRAFIA (1936-2008)

Antonio Scaccabarozzi nasce nel 1936 a Merate (Lecco). A Milano dal 1951, segue i corsi serali della Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, nella sezione Pittura. Coinvolto nell’ambiente culturale milanese di quegli anni, frequenta il quartiere di Brera dove incontra artisti quali Carlo Carrà, Piero Manzoni e Lucio Fontana. Diplomatosi nel 1959, si trasferisce a Parigi dove lavora come pittore di scena e approfondisce i linguaggi artistici del tempo e le avanguardie storiche. I lavori di quegli anni ne sono chiaramente influenzati, con rimandi a Hans Arp e Fernand Léger. Dopo Parigi sono i soggiorni a Londra, e due lunghi viaggi in Olanda e Spagna.

Dalla metà degli anni Sessanta, il lavoro di Scaccabarozzi rielabora le istanze concretiste, programmate e di nuova astrazione, definendo il proprio linguaggio visuale come Equilibrio Statico-Dinamico, con chiaro riferimento al Neoplasticismo e al Cinetismo europeo.Rientrato in Italia, a Milano, si trasferisce per un breve periodo nel Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni, e qui si confronta con personalità quali Castellani, Bonalumi, Vermi, De Filippi, Fabro, Nagasawa.

È a partire dalla fine degli anni ’60 che Scaccabarozzi definisce programmaticamente un piano di lavoro basato su un metodo rigoroso, destinato negli anni a tradursi in cicli di opere dove proprio la tensione tra perseguimento della regola e suo necessario superamento dà risultati inattesi e di novità rispetto allo scenario europeo. Sono dei primi anni Settanta i Fustellati, formati da una successione di elementi cilindrici, ottenuti lavorando con una fustella e praticando sul supporto neutro elementi modulari emergenti o incavati, di diversa e graduale dimensione ed estensione. Nel clima linguistico nord-europeo l’artista trova quindi una sua ideale collocazione e istanza di ricerca. È dei primi anni Settanta anche l’elaborazione di un nuovo ciclo di lavori, definiti Prevalenze: il supporto, neutro, si anima di punti, dapprima monocromi, poi colorati, disposti sulla tela o tavola in un ordine che risulta da un calcolo matematico esatto. A partire dal 1983, l’artista avvia una nuova fase, partendo concettualmente dall’idea che stendere una quantità di colore sia già fare pittura, e così liberandosi dai calcoli e da ogni forma evidente e obbligata di schema prestabilito.

Nascono le Quantità libere, che poi portano Scaccabarozzi a sperimentare e scegliere un nuovo materiale: il foglio di polietilene. Se le Quantità libere sono il corpo della pittura, gli Essenziali – così l’artista nomina questo ciclo di lavori che si avvia con il nuovo decennio ’90 – ne diventano l’ossatura. Alla sua ricerca, sono intanto dedicate le prime mostre antologiche: dalla citata Retro-spektive 1965- 1993, alla Galerie Ho!mann di Friedburg a quella a Villa Zanders a Bergisch Gladbach nel 1994.Alla fine degli anni ’90, Scaccabarozzi torna a quello che era stato il supporto delle sue Quantità libere: il polietilene. Gradualmente i fogli di polietilene diventano membrane cromatiche fluttuanti nello spazio, sospese dalla parete e dal so”tto grazie al filo di nylon.

Dal 2002 si sviluppano le Ekleipsis, formate da due fogli plastici di diverso colore. Nel 2003, Scaccabarozzi approda alle Banchise: si tratta, in questo caso, di un’altra variazione sul tema del polietilene, in quanto qui la riflessione è tra dimensione-foglio più esposto/in evidenza e quella invece nascosta. Attorno al 2005 l’artista sente la necessità di tornare al dipingere: stende sottilissimi veli di colore ad olio, su un colore-base steso su tela o cartone telato, così da stabilire una pellicola che assorba e diversamente di!onda la luce incidente: sono le Velature. Un incidente interrompe drasticamente la vita di Antonio Scaccabarozzi nell’agosto 2008. La sua eredità è assunta pienamente da Anastasia Rouchota, moglie ed erede universale dell’artista che nel 2010 fonda l’Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi, la cui principale attività è di studiare, approfondire e promuovere la ricerca e l’opera dell’artista, considerata nella sua totalità di espressione; a tal fine, l’Associazione porta avanti l’archiviazione scientifica e ragionata della sua intera opera; incoraggia e sostiene le giovani generazioni di studiosi; collabora attivamente con enti di ricerca nazionali e internazionali. Particolare attenzione è rivolta al valore dell’archivio inteso non solo come mezzo per la catalogazione dell’opera dell’artista, ma anche come motore di relazioni, scambi e collaborazioni con gli altri archivi d’artista.

Antonio Scaccabarozzi, Prevalenza 1-6 div. 2, 1975, acrilico su cartoncino, 15×15 cm

L’Archivio Antonio Scaccabarozzi nasce due anni dopo la morte dell’artista, nel 2010, dalla necessità di storicizzare l’artista e di portare ad una seria e costante valorizzazione della sua opera. L’Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi ha come principale attività quella di studiare, approfondire e promuovere la ricerca e l’opera dell’artista Antonio Scaccabarozzi (1936- 2008), considerata nella sua totalità di espressione; a tal fine porta avanti l’archiviazione scientifica e ragionata della sua intera opera attraverso un database appositamente realizzato e volto a rendere pubblicabile l’intera opera catalogata dell’artista Antonio Scaccabarozzi.

Seguendo gli ideali del pensiero di Scaccabarozzi, l’Associazione promuove la ricerca attorno all’opera dell’artista, incoraggiando le giovani generazioni di studiosi e collaborando attivamente con enti di ricerca nazionali e internazionali. Tra le recenti attività: l’ideazione di un percorso di fruizione dell’opera dell’artista per persone cieche e ipovedenti, sviluppato con l’Istituto dei Ciechi di Milano e la realizzazione di workshop condotti con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti Albertina di Torino, al fine di sensibilizzare i giovani sui temi portanti della ricerca di Scaccabarozzi, temi di valenza universale e sociale quali: la visione e la complessità del rapporto tra percezione e conoscenza; l’ecologia e il riuso dei materiali plastici; la sensibilità nei confronti dello spazio e dell’ambiente; l’idea di un’arte democratica capace di rivolgersi a tutti. L’Associazione promuove inoltre giornate di studio, talks e tavole rotonde che, partendo da questi temi, sensibilizzino il pubblico e coinvolgano il mondo della scienza e della cultura. Particolare attenzione è inoltre rivolta al valore dell’archivio inteso non solo come mezzo per la catalogazione dell’opera dell’artista, ma anche come motore di relazioni, scambi e collaborazioni con gli altri archivi d’artista.

Antonio Scaccabarozzi, Due quantità di grigio azzurro, 1986, acrilico su cartoncino, 74×74 cm

La Civica Raccolta del Disegno è nata nel 1983 dall’idea di Giuseppe Mongiello, allora assessore alla cultura, dell’artista Attilio Forgioli e del critico d’arte Flaminio Gualdoni, con il contributo iniziale di alcuni sostenitori privati. Il primo nucleo della raccolta è infatti costituito dalla donazione delle opere acquisite dai sostenitori, progressivamente incrementata da donazioni di artisti e acquisti. Negli anni ‘80 e ’90 la Raccolta, oltre alle periodiche mostre delle acquisizioni, ha realizzato esposizioni personali di artisti e promosso conferenze sull’arte contemporanea italiana.

Negli anni successivi una significativa selezione delle opere della Raccolta è stata esposta al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Gazzoldo degli Ippoliti (Mn), al Museo d’Arte Moderna Galleria Klatovy (Repubblica Ceca), con il quale si realizzò uno scambio culturale, al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Mi), al Museo della Permanente di Milano, alla Casa degli artisti di Tenno (Tn), alla Pinacoteca Civica di Civitanova Marche (Mc) e a Palazzo Martinengo a Brescia. L’istituzione, che ha raggiunto un carattere permanente, anche a seguito della convenzione per la sua gestione, stipulata con la Provincia di Brescia nel 1989, ha un deposito, un archivio e una sezione espositiva presso il MuSa. Suo compito è quello di costituire un fondo collezionistico pubblico di opere prevalentemente su carta e promuoverne lo studio e la fruizione. La raccolta è oggi costituita da circa di 800 opere di artisti del Novecento, con particolare interesse all’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. Il Comitato direttivo è composto da membri nominati dal Comune e dalla Provincia di Brescia, oltre al Sindaco di Salò, che lo presiede, ed un conservatore-curatore.

La sezione del MuSa dedicata alla Civica Raccolta del Disegno.

Comitato direttivo Civica Raccolta del Disegno di Salò: Giampiero Cipani, Sindaco di Salò e Presidente della Civica Raccolta del Disegno Giovanni Cigognetti Vincenzo Denti Attilio Forgioli Pino Mongiello Roberto To!oli Lucia Zorzella

Curatrice e conservatrice: Anna Lisa Ghirardi

 

 

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