Alla ricerca delle impronte di dinosauro alle Marocche di Dro

DRO - Per la rubrica "Passo dopo passo. Alla scoperta del lago di Garda e dintorni e anche un po’ più in là", Cristina De Rossi ci porta alla scoperta delle tracce lasciate dai dinosauri della Valle del Sarca. 

Piccole vedette a guardia del territorio strategicamente costruite su appuntiti cocuzzoli difendevano la bassa via del Sarca e la Via romana, la via che dall’estremo nord del lago di Garda si spingeva fino al territorio dell’Impero verso le Alpi e i valichi. Sono i castelli che ancora si ritrovano lungo la Valle del Sarca: da Castel di Drena al castello di Arco e al Castel Penede a Arco, che in altri tempi formavano un presidio in grado di comunicare e segnalare pericoli imminenti.

Proprio sotto uno di essi, Castel Drena, inizia l’esplorazione che oggi ci porta qui nella Valle dei Laghi a pochi chilometri dal piccolo lago di Cavedine e da Arco, in un’area interessante non solo dal punto di vista storico ma anche naturalistico.

Il complesso fortificato, che ha da pochi anni subito un’opera di restauro e recupero, è ora risorto a nuovo simbolo della storia trentina dopo essere stato abbandonato da secoli divenendo terreno di pascolo per le capre. La sua è una lunga storia, ma basti ricordare che fu devastato nel 1703 durante la guerra di successione spagnola e incendiato dalle temute franco-ispaniche dalle truppe del duca di Vendôme. In questo periodo autunnale le sue pendici digradanti sono ricoperte da filari di vigne dorate che si spengono al tramonto avvolte dall’avanzare della foschia.

 

È il castello il nostro punto di riferimento odierno per l’attraversamento delle Marocche di Dro, un’area protetta che si estende nella vallata sottostante. Sono un ammasso di detriti caduti circa 2000 anni fa da più frane staccatesi dal Monte Brento, a seguito dell’azione di scavo del ghiaccio in epoca glaciale e post-glaciale. Questi avvenimenti hanno dato origine ad un ambiente quasi desertico abitato da rettili e altri animali, che fortunatamente non ho l’onore d’incontrare in questo periodo dell’anno!

Assai curiose sono le formazioni multicolore che appaiono in alcuni massi creando stravaganti forme: scopriamo che si tratta di noduli di selce rimasta intrappolata durante la formazione delle rocce e soprattutto che resistono all’erosione calcarea più della roccia calcarea e quindi piano piano, con il trascorrere del tempo, emergono in superficie.

 

La cosa più straordinaria è che qui circa 210 milioni di anni, nel Giurassico inferiore, il paesaggio doveva essere assai diverso, caratterizzato da mari tropicali con acque calde, lagune e spiagge bianche dalla sabbia fine.

In queste meravigliose acque passeggiavano mostruose creature e ne abbiamo riprova in un masso che riporta le impronte fossili di una specie di dinosauro, solo di dimensioni un po’ più piccole. Le impronte sono arrivate fino a noi perché si sedimentarono diventando rocce calcaree anche se non sono proprio ben definite perché la sabbia non permette di delinearne bene i contorni. A prima vista sembrano solo buchi, ma poi leggendo le spiegazioni dei cartelli e guardando con maggiore attenzione, se ne coglie il significato: si trattava di una pista di dinosauro! Così nel mezzo di una passeggiata tra enormi massi grigiastri, ginepri e qualche pino nero ecco sbucare questo masso.

 

Le sorprese non sono finite. Nell’anello per rientrare alla base costeggiamo la valle del Sarca, una splendida piana ricoperta di filari di viti. Qui si snoda la pista ciclabile che parte da Riva del Garda e che permette di arrivare fino a Trento ed oltre costeggiando il Sarca. Al punto di incrocio, proseguendo qualche centinaia di metri verso nord, la pista sfreccia davanti alla centrale termoelettrica di Flies, uno splendido edificio asburgico d’inizio del ‘900, ora completamente trasformato. Ancora in parte funzionante, testimonianza di archeologia industriale, la centrale è diventata un centro di sperimentazione di arte contemporanea dal 2014 a cui contribuiscono realtà pubbliche e private legate al Festival di Drosera, un affascinante festival artistico che ha raggiunto ormai una sua popolarità. Si ridiscende poi in direzione di Arco seguendo la segnalazione del percorso.

Così dopo avere attraversato ere geologiche e paesaggi diversi si rientra ad anello dal punto di partenza dopo avere camminato per un paio d’ore circa.

 

Per chi volesse saperne di più sul sentiero delle Marocche: ci sono varie entrate per iniziare il percorso. Noi abbiamo iniziato dal parcheggio direttamente davanti ad un campo di tamburello che si raggiunge salendo la SP84 in direzione di Drena. Poco più avanti ci sono altre due accessi. Il terzo è quello più vicino all’impronte dei dinosauri.

Proseguendo in auto, per chi ha ancora fiato anche a piedi, si raggiunge il lago di Cavedine, un laghetto estremamente piccolo e stretto, collegato ai bacini di Toblino e Masenza ed usato per alimentare la centrale idroelettrica di Torbole.

  • Percorso ad anello totale di circa 6 km a piedi – partenza dal parcheggio davanti ad un campo di tamburello in direzione Drena SP84
  • Altitudine massima 315 m
  • Altitudine minima 194
  • Tempo di percorrenza di circa 1ora e 45 minuti – da aggiungere tempi per soste
  • Difficoltà: il percorso è adeguatamente segnalato – non è difficile e non è neppure in salita, ma il sentiero è molto sconnesso e richiede attenzione.
  • Consigli: portare i bastoncini. Portare da bere e da mangiare (soprattutto nel periodo estivo l’acqua è essenziale)
  • Fare attenzione soprattutto nel periodo estivo per la presenza di bisce (ricordiamoci sempre che loro sono nel loro ambiente e che gli ospiti siamo noi!)

 

 

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