Monte Brento, un’altra vittima del base jumping

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GARDA TRENTINO –  L’ennesima vittima del base jumping è uno spagnolo di 38 anni. È finito contro il muro di roccia dopo essersi lanciato dal Becco dell’Aquila.

La tragedia si è consumata nel tardo pomeriggio di sabato 16 agosto, a meno di una settimana dalla morte di una ventunenne base jumper russa.

La vittima è uno sportivo di Madrid, che si è lanciato con una tuta alare. Qualcosa però è andato storto. Testimoni lo hanno visto azionare il paracadute di sicurezza, ma pochi istanti dopo l’uomo si è schiantato sulle rocce.
Sul posto l’elicottero di Trentino Emergenza. Un tecnico di elisoccorso e un medico si sono calati con il verricello sulla cengia dove lo sportivo è precipitato, ma non potuto fare altro che constatare la morte del giovane.

È la decima vittima in poco più di 10 anni sul monte Brento, meta preferita in Trentino di tanti giovani appassionati di base jumping provenienti da tutto il mondo.

L’11 agosto scorso era morta nello stesso modo Maria Shipilova, ventenne russa.

Sport bellissimo, ma anche pericoloso. La storia italiana del Base Jumping è direttamente collegata alla parete del Monte Brento, vicino alla località Dro. La località si trova a dieci chilometri a nord di Riva del Garda e, per fama, è la seconda parete in Europa destinata alla pratica di questa estrema forma di paracadutismo. Il Monte Brento con il suo tanto amato e temuto Becco dell’Aquila, infatti, offre a chi ama il Base Jumping circa 1200 metri di volo ed  uno dei lanci più facili e frequentati al mondo. La zona richiama infatti all’incirca 2000 coraggiosi appassionati ogni anno.

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