Salò ha ricordato Sergio Bresciani, il cucciolo della Leonessa

SALÒ – Grande partecipazione di Associazioni d’arma e autorità civili questa mattina a Salò per ricordare l’avanguardista Sergio Bresciani in occasione del raduno dei Carristi d’Italia.

Dopo gli appuntamenti congressuali di ieri, sabato 17, questa mattina è stata la volta della sfilata con i labari delle associazioni d’arma, il carosello della fanfara dei bersaglieri «Piume del Garda» e della banda cittadina.

Commovente la cerimonia presso il monumento a Sergio Bresciani, il «cucciolo della Leonessa», presenti le sorelle della Medaglia d’Oro, il sindaco Cipani e tanti salodiani.

Organizzato dalla sezione provinciale dei Carristi, il raduno è dedicato alle battaglie del 1942 in Africa Settentrionale, in particolare a El Alamein.

«Quando si decise di individuare una figura capace di rappresentare tutte le associazioni d’arma – dice Mario Bona, presidente dei carristi bresciani – si trovò risposta nella più giovane Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, l’artigliere Sergio Bresciani, già alla sua giovane età plurimedagliato».

Labari davanti al monumento a Sergio Bresciani.

 

Salodiano, classe 1924, secondogenito dei quattro figli di Bortolo Davide e di Maria Carattoni, nel dicembre 1940 il giovane Sergio, a soli 15 anni, scappa di casa per arruolarsi nell’esercito. Viene riportano a Salò dai Carabinieri, allertati dai genitori in apprensione, che lo trovano a Milano. Un mese dopo ci riprova. Scappa di nuovo dalla sua Salò, ancora più determinato a raggiungere un porto e quindi l’Africa. Ma anche questa volta i suoi sogni di gloria non vanno troppo lontano. I Carabinieri lo individuano a Genova e per la seconda volta lo rispediscono a casa.

Associazioni d’arma pronte a sfilare per Salò.

 

Il terzo tentativo è quello buono. Sergio raggiunge Milano e poi Napoli, dove riesce ad imbarcarsi clandestinamente su un piroscafo e raggiungere così l’agognata Libia. A Tripoli è preso in consegna dalle autorità militari. Il 2 luglio 1941, al compimento del diciassettesimo anno di età, ottenuto il consenso dei genitori, necessario per l’arruolamento di un minorenne, viene inquadrato nei ranghi del 3° Reggimento Celere «Principe Amedeo duca d’Aosta». Diventa così il più giovane soldato d’Italia.

Il ragazzo si fa subito onore sul campo di battaglia, meritandosi il rispetto dei commilitoni che sono già padri e che considerano Sergio un loro figlio. Poi il tragico epilogo. Il 4 settembre 1942 una mina gli trancia una gamba e l’eroe fanciullo non sopravvive alla ferita.

La sfilata verso il monumento.

 

Nel decreto di conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare si legge: «Avanguardista sedicenne, fuggito da casa per accorrere sul fronte libico, portava nella batteria che lo accoglieva la poesia sublime della sua fanciullezza eroica. Sempre primo nel pericolo, rifiutava qualsiasi turno di riposo, riuscendo in ogni occasione di superbo esempio ai camerati più anziani».

La figura di Bresciani è stata ricordata sabato in municipio, dove è intervenuta anche la sorella Liliana che ha parlato di «Un eroe di Salò. Il cucciolo della Leonessa».

Sergio Bresciani in Libia.

 

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