Dirsi sì al Savoy, hotel simbolo della Belle Époque gardonese

GARDONE RIVIERA - Una convenzione con l'Amministrazione comunale concede la possibilità di celebrare matrimoni ed unioni civili nello storico albergo, uno dei simboli di Gardone Riviera.

Dirsi sì nel luogo simbolo della Belle Époque del turismo gardesano. Ora è possibile, grazie alla convenzione stipulata tra Silvia Dalla Bona, presidente di Hotel Savoy Palace Srl, e il Comune di Gardone Riviera.

Un accordo che apre la strada alla celebrazione di matrimoni ed unioni civili nello storico albergo gardonese, luogo carico di storia e fascino, eretto agli inizi del ‘900, frequentato da personalità come d’Annunzio, il poeta Paul Valery, il principe Carol di Romania, Umberto di Savoia e la moglie Maria Josè.

Dopo il Vittoriale degli Italiani e il Grand Hotel Gardone, dunque, un’altra icona gardonese apre le porte agli sposi.

Tre le location presso le quali sarà possibile celebrare matrimoni ed unioni civili: la terrazza panoramica «Gabriele d’Annunzio», la sala «Angelo Landi», ristorante a bordo piscina, e la sala convegni «Wiston Churchill».

I prezzi? Rispettivamente 1.000, 800 e 600 euro per celebrazioni effettuate il sabato, la domenica e i festivi (tariffe a 800, 600 e 400 euro per matrimoni infrasettimanali). A questo costo va aggiunta la quota di 1.000 euro per il rimborso spese al Comune.

Il Savoy in una cartolina d’epoca.

 

Un albergo carico di storia. Negli anni Venti e Trenta fu l’emblema della Belle Époque del turismo gardesano. Vi soggiornarono d’Annunzio, il poeta Paul Valery, il principe Carol di Romania, Umberto di Savoia e la moglie Maria Josè. Più che un semplice albergo è un’istituzione, un tassello delle vicende che resero famosa Gardone Riviera in tutta Europa dal periodo mitteleuropeo (1885-1915) a quello dannunziano (1921-1938) e poi fino agli anni Sessanta.

Mitico albergo à la page della riviera, il Savoy Palace Hotel ha una storia lunga e movimentata, di recente ricostruita da Attilio Mazza, giornalista e scrittore scomparso nel 2015, nel volume «Savoy Palace Hotel. Dal mito Anni Venti alla rinascita nel Duemila».

Il Savoy è un monumento del turismo, nel quale si specchia la storia di Gardone Riviera, che da borgo di contadini e lavandaie si trasformò, tra Otto e Novecento, in stazione climatica di grido. Sul giornale «L’Eco del Baldo», nell’edizione del 17 aprile 1906, si legge: «Il Grand Hotel Savoia per la vastità del giardino, per la splendida posizione e per l’architettura speciale si può dire esteticamente il più bello di Gardone».

L’albergo fu inaugurato il 15 marzo 1906 dal proprietario Jakob Schnurremberger. Nel 1912 passò a Karl Schumacher, che lo ampliò e rinnovò. La Grande Guerra, con le confische ai danni dei proprietari tedeschi, chiuse il primo capitolo della storia del Savoy. Che rinasce a partire dal 1923, con la nuova proprietà di Soave Besana e i fasti della gioiosa era dannunziana di Gardone, tra ospiti illustri, gare motonautiche e mondanità. Ma un’altra volta la guerra incombe. Durante il secondo conflitto mondiale il Savoy diventa ospedale militare.

Nel dopoguerra l’ennesima rinascita, fino al veglione di Capodanno del 1969 al Savoy, con Lara Saint Paul, Toni Renis, Bobby Solo e Paolo Villaggio, trasmesso in diretta dal primo canale Rai. Il grande albergo sfoggiò la sua magnificenza sui teleschermi di tutta Italia.

Poi il declino, fino alla chiusura nel 1978, e l’ennesima rinascita, a partire dal 1999, grazie all’impegno imprenditoriale della famiglia di Eugenio Dalla Bona. «La nuova proprietà – scrive Mazza – ha arricchito il territorio di una raffinata struttura alberghiera a quattro stelle lusso con 60 camere; un grand hotel moderno, ma rispettoso del passato, nel solco di una grande storia». Che oggi continua con la gestione dei coniugi Silvia Dalla Bona e Paolo Bertuetti.

La facciata a lago dell’hotel Savoy.

 

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