19 luglio 1866, Gargnano sotto le bombe austriache

GARGNANO - Martedì 19 alle 21 presso il salone dell’ex palazzo municipale conferenza storica sulla battaglia del 1866 a Gargnano, a cura del prof. Bruno Festa.

Il 19 e 20 luglio 1866, oltre un secolo e mezzo fa, l’Italia aveva compiuto da poco i cinque anni di vita. Si era in pieno Risorgimento ed era in corso l’ennesima guerra, che passò alla Storia come Terza Guerra per l’Indipendenza. In ballo c’era il Veneto, fino ad allora ancora austro-ungarico e che proprio dopo quella guerra passò all’Italia, in seguito a trattative complesse che avevano visto al centro la Prussia, nostra alleata.

Sul Garda c’erano i Cacciatori delle Alpi, i “Garibaldini” che avrebbero scritto a poca distanza –a Bezzecca – l’unica pagina vittoriosa di quella guerra che ci vide perdenti su terra (a Custoza) e in mare (a Lissa). Però, combinazione, avevamo l’alleato giusto, la Prussia, appunto, che battè il comune nemico rappresentato dall’Austria-Ungheria a Sadowa. Fu così che, perdendo due battaglie con esercito e marina, ci ritrovammo vincitori della guerra.

A volte capita.

In realtà almeno una vittoria maturò, quella di Garibaldi a Bezzecca. Da lì il Generale poteva scendere su Trento senza fatica. Ma venne fermato in quanto nel frattempo era stato firmato l’armistizio che ci vedeva nella posizione di vincitori per il motivo cui si è accennato prima.

Una pagina di quella guerra, meno conosciuta, venne scritta sul Garda.

Sì, perché alcune cannoniere austriache, di stanza a Torri, bersagliarono in momenti distinti Desenzano e Maderno. Ma soprattutto Gargnano, per almeno cinque volte. Ed i guai peggiori avvennero proprio il 19 e il 20 luglio.

Un generale garibaldino (Avezzana) aveva incautamente inviato a Gargnano da Salò un piroscafo che trainava uno zatterone colmo di viveri per le camicie rosse del Generale, di stanza nel paese dell’alto lago. Lo aveva fatto senza alcuna scorta, peraltro impossibile a causa dell’assenza o quasi di cannoniere italiane sul Garda.

E così da Torri partirono le cannoniere austriache che tentarono di intercettare le due barche italiane. Queste approdarono a Gargnano in serata e il paese fu oggetto dell’ennesimo bombardamento. Durante la notte, dalle imbarcazioni vennero scaricate le centomila razioni di alimenti.

Il mattino del 20 luglio gli austriaci ripresero a cannoneggiare. Si avvicinarono con una scialuppa ad porto e agganciarono il piroscafo ”Benaco” trainandolo al largo e portandolo via.

Lo zatterone “Poeta”, vuoto, fu condotto da alcuni garibaldini verso Villa, ma non fu fatto attraccare per la paura che richiamasse altre cannoniere austriache. Proseguì quindi la sua navigazione, andando a incagliarsi sulla spiaggia di fronte a San Carlo.

Fu, forse, la pagina più tragica della storia di Gargnano. Le fonti non concordano sul numero dei morti che, nel luglio 1866 furono forse cinque, caduti in momenti diversi.

Il bombardamento di Gargnano.

 

Seguirono proteste fortissime con il Ministero della Guerra da parte dei gargnanesi e del sindaco del paese, Giacomo Avanzini. Testimonianze? Sì.

Un lungo resoconto scritto dell’ingegner Tommaso Samuelli, e soprattutto oltre un paio di decine di bombe (rese innocue) che vennero in seguito recuperate e inserite nei muri del municipio e di molte case, specie davanti al porto. Erano di due tipi: esplosive o incendiarie e arrivavano a pesare anche 25 chilogrammi. La dimensione era di circa 15 centimetri.

Quando, oggi accade sovente, qualche turista chiede informazioni su quegli oggetti sferici inseriti nei muri esterni delle abitazioni sul porto e si sente rispondere: “bombe”, la reazione consiste quasi sempre in una sonora risata.

L’argomento verrà esposto martedì 19 luglio alle ore 21 presso l’ex municipio di Gargano, sul porto, che fu teatro di quelle operazioni. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Sarà preceduto dalla spiegazione ai giovanissimi che uniranno la Storia ad attività sportiva di fronte al municipio, nel tardo pomeriggio, nell’ambito del progetto Spache, organizzato dal Comune di Gargnano.

 

 

 

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