Sul Garda veneto 4.500 alloggi turistici. De Beni: “Servono controlli”
GARDA VERONESE - Federalberghi Garda Veneto chiede controlli incrociati tra le amministrazioni locali, i comandi di Polizia e la Guardia di Finanza per portare a galla il fenomeno del sommerso.
Le irregolarità nel campo delle locazioni turistiche negli anni sono aumentate non solo in città, ma anche sulla Riviera degli Ulivi, la sponda veronese del Garda, generando difficoltà e confusione su tutto il territorio.
Federalberghi Garda Veneto, plaudendo all’azione di controllo da parte della Polizia locale effettuata in città, chiede che le Amministrazioni comunali si muovano in maniera similare anche sulla sponda del Garda Veneto.
Il problema è conosciuto da ogni cittadino e in discussione da tempo presso l’Associazione di categoria, che già nel 2019 – in collaborazione con Confcommercio – aveva organizzato un convegno sul tema presso la Scuola Agenti di Polizia a Peschiera.
«Come Associazione che vive le dinamiche del territorio – afferma il Presidente Ivan De Beni – non siamo contrari ad altre forme di ricettività, tanto più che Federalberghi Garda Veneto ha tra i suoi Soci esercizi extra alberghieri regolamentati e che quindi garantiscono la sicurezza degli ospiti, dei collaboratori e dei cittadini con la corretta applicazione degli oneri comunali. Deve essere tuttavia attivata al più presto una strategia di controlli incrociati tra le amministrazioni locali, i comandi di Polizia dei Comuni del lago e la Guardia di Finanza per portare a galla il fenomeno del sommerso e contribuire al puntuale versamento della tassa di soggiorno. Togliere risorse alla collettività è ingiusto e dannoso sia per i turisti che ogni anno ci scelgono, sia per le future azioni di promozione di tutta la destinazione».
I dati in forma aggregata del portale accreditato Airdna Marketminder (https://www.airdna.co/) confermano la presenza sulla sponda veronese del lago di Garda di più di 4500 case e appartamenti privati che vengono resi disponibili per pernottamenti su portali come Airbnb, Vrbo o Homeaway fuori dalle regole del settore turistico-ricettivo.
É facile pensare a un mancato gettito per gli Enti locali – solo per l’imposta di soggiorno – di centinaia di migliaia di euro a stagione. Senza contare che imposte come la Tari e l’Imu andrebbero quindi ponderate in modo diverso. Così come la distribuzione delle componenti Energia Elettrica e Gas Naturale è da rivedere, soprattutto sulla scorta dei blackout avvenuti nel corso della recente stagione turistica.
La Fondazione Think Tank Nord Est ha previsto per questo 2022 un aumento del gettito derivato dalla tassa di soggiorno: +33,7% su Garda Veneto e entroterra rispetto al 2021, incremento dovuto certamente a un ritorno alla normalità dei flussi turistici dopo i picchi pandemici appena trascorsi.
«Il buon andamento delle cose però – si legge in una nota di Federalberghi Garda Veneto – dovrebbe spingere in maniera ancor più decisa ad attivare operazioni di controllo su coloro che offrono servizi di pernottamento senza seguire le regole. Anche perché la mancata comunicazione delle presenze alla Questura crea oggettivi problemi di gestione del territorio. Avere un’idea puntuale di chi è presente e in quali quantità è di interesse non solo per il nostro settore, ma in particolare per chi lo deve amministrare. Non avere numeri precisi in questo senso genera difficoltà amministrative, ma anche di promozione di una destinazione.
A tutto ciò si aggiunga che questo tipo di attività “fuorilegge” spesso sono sostenute dal lavoro di personale senza un regolare contratto di lavoro. In contemporanea, la difficoltà per i nostri collaboratori di trovare un alloggio – sia stagionale che annuale – e soprattutto di trovarlo a un prezzo accessibile. Questo crea modelli urbanistici, residenziali e di comunità non più sostenibili (come già sta accadendo a Verona)».
«L’autorizzazione ad accogliere turisti in contesti atipici come le case private o le aziende agricole – sottolinea ancora il Presidente De Beni– era in origine motivata con l’esigenza di integrare il reddito di soggetti economicamente deboli e comunque accessoria rispetto all’attività principale. A causa della mancanza di una chiara regolamentazione però, il fenomeno è proliferato in modo indiscriminato, allontanandosi dall’originario principio ispiratore e dando luogo a concorrenza sleale, evasione fiscale, spopolamento dei centri storici, mancanza del rispetto delle regole di sicurezza. Per questo chiediamo che anche sul nostro territorio vengano svolte azioni simili a quelle fatte a Verona».
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