Hai mai avuto paura?

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SALÒ – I “mostriciattoli storti” di Mauro Scalora in esposizione al Ventiquattro, a Cunettone di Salò, fino a fine settembre. Ne parliamo con l’autore.

«Ho sempre disegnato mostri, mi piacciono, muovono un immaginario che mi rende felice. Mi facevano dimenticare le paure. Poi “da grande” ho conosciuto la paura, quella vera, quella che non ti fa uscire casa, quella che ti blocca mentre cammini, quella in cui ci abitano i mostri dei grandi… Ho imparato ad addomesticarla, a volte ci riesco, a volte morde ancora. Quando ci riesco, ci gioco e si trasforma in un disegno, in un pezzo di teatro o in una fotografiaQuando morde son cazzi!».

Così Mauro ci introduce ai lavori che in questi giorni espone al Ventiquattro, locale affacciato sulla rotonda di Cunettone di Salò (aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 18 alle 2; qui la sua pagina Facebook). 

Il tema delle forme abnormi, bizzarre, fantastiche e mostruose è sempre stato caro al mondo dell’arte. L’idea di lavorare sulla paura in modo consapevole a Mauro è venuta leggendo un racconto di Dino Buzzati: «Amo Buzzati da sempre, la sua scrittura asciutta e il gusto per l’inquietudine. Il colombre, racconto che si trova sulle antologie di tutte le scuole medie, parla di paura.

Proprio della paura che mi interessa, quella che hai e quella che ti hanno insegnato (volontariamente o involontariamente). Con degli amici ne è nato uno spettacolo teatrale. Durante la lavorazione ho riscritto e illustrato il racconto come se fosse la mia autobiografia (quasi). L’idea si era materializzata su fogli di un’agenda con chine nere e pennini. Questi disegni grandi – quadri mi sembra eccessivo – sono il naturale prolungamento di quelle chine».

Nelle suo opere Mauro sperimenta materiali diversi, privilegiando il bianco e nero: «Utilizzo pochissimo il colore, di solito prediligo il bianco e nero, anche in fotografia. Ritengo che il bianco e nero sia un modo di comunicare molto essenziale, chiaro, suggestivo e esteticamente appagante.

Amo le profondità dei neri, coglierne le differenze, capire quanto buio contengono, quanto lontani siano dal bianco e quanto bene gli stiano accanto».

«In fondo – conclude Mauro – disegnare non è altro che tracciare confini, capire da che parte si è e voler andare dall’altra. Io ora sono qui, probabilmente tra due mesi mi metto a colorare e scopro che mi piace da matti. Ma adesso sono qui, tra bianchi e neri, disegnando mostri, addomesticando paure e cercando il nero più profondo».

Se vi capita di passare al Ventiquattro (dove peraltro si beve pure bene), date un’occhiata. Merita. Intanto potete buttare un occhio qui: haimaiavutopaura.tumblr.com.

scalora mauro

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