Il Garda e la candidatura Unesco. I camaleonti del pensiero
LAGO DI GARDA – Argomento d’attualità il riconoscimento del Garda come patrimonio Unesco. Ma c’è anche chi considera questa operazione una grande ipocrisia… Mentre si parla di tutela, si continua a depredare il territorio.
Ecco la lettera che ci ha inviato da un lettore, e che volentieri pubblichiamo.
«Tutti concordi per la formazione di un’azienda di promozione turistica per questo patrimonio ambientale quale è il Garda, che tenga conto della pluralità di prodotti ambientali, delle biodiversità che ha generato, paesaggi e architetture agricole uniche al mondo.
Tutte rose e fiori… una classe dirigente tutta propensa alla difesa dell’ambiente, sull’onda delle parole magiche del presidente della Comunità del Garda eletto, va ricordato, all’unanimità da tutte le componenti politiche.
Quelli che ieri hanno acceso la fiamma della speculazione edilizia negli anni ‘70 e quindi intrapreso e perseverato nella, distruzione di “questo gioiello italiano“, come lo definisce il presidente della Comunità del Garda onorevole Gelmini, oggi si scordano che questa fiamma ha bruciato le opportunità di crescita economica che il turismo dovrebbe generare in un paese come il nostro, aumentando a dismisura le spese che un Comune, e quindi i residenti, deve sostenere per strutture e servizi che servono più alle seconde e terze case che non al turismo, aumentando i costi di bollette e servizi di tutta la popolazione residente e scaricando i costi maggiori, diventati insopportabili, sugli operatori del settore turistico ufficiale.
È evidente che le parole turismo, salvaguardia dell’ambiente e dell’acqua come bene prezioso pronunciate in queste occasioni sono talmente leggere che volano come bolle di sapone, o nel migliore dei casi hanno lo stesso spessore culturale di chi è vissuto fino ad ora nelle nuvole.
La proposta di riconoscimento del Garda come patrimonio dell’umanità è il frutto di questo spessore culturale.
Se ne parla senza una vera conoscenza e la mancanza di conoscenza porta ogni azione ad essere una azione vuota. Ancora oggi proprio quell’ambiente che si vuole promuovere viene pesantemente saccheggiato dal turismo residenziale; paesaggi e architetture agricole uniche al mondo con impianti risalenti al 1226 vengono cancellati e trasformati nell’ennesimo condominio per andare ad infoltire il parco delle seconde case; il carpione, salmonide che esiste solo nel Garda e in nessuna altra parte del mondo, è in via di estinzione.
Sono questi i fatti che mettono a nudo i vizi e i costumi della società in cui viviamo e che, a chiacchiere, condanniamo.
Oggi vogliamo fare diventare il Garda patrimonio dell’umanità, non per riportare queste unicità in vita o per consegnarle all’umanità come segno dell’impegno civile della nostra società emancipata, ma per rendere il Garda più visibile e quindi per venderlo meglio ai possibili ospiti, per guadagnare di più… è lo stesso pensiero dominante che ha portato alla distruzione le nostre biodiversità.
Ovviamente chi come me mette in discussione questi rassicuranti temi dei convegni, di articoli impegnati sui giornali locali che annunciano la volontà e la solidarietà, a parole, di noti politici di secondo piano, viene considerato un guastafeste… Capisco benissimo, ma ciò non toglie che tutto finirà con il solito “niente di fatto“.
È così che funzionano questi proclami: ci si illude di fare una cosa buona ma l’illusione è una forma di antirealismo, di decadentismo che serve solo a non affrontare i problemi e a sfuggire le proprie responsabilità».
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