Guardia Costiera, 2017 anno nero con 15 morti nel lago

LAGO DI GARDA – La Guardia Costiera ha reso noti i dati dell’operatività 2017. È record negativi di decessi nel lago, 15, mai così tanti prima d’ora. L’imprudenza la causa di molte tragedie. 

Nel corso dell’anno 2017 la Sala Operativa di Salò ha ricevuto 1586 chiamate, in flessione rispetto al 2016. A fronte del decremento delle chiamate, tuttavia, è da riscontrare un incremento delle operazioni di soccorso coordinate dalla Sala Operativa, 90, che hanno portato al salvataggio di 129 persone e 38 unità da diporto: un aumento pertanto delle missioni di ricerca e soccorso di circa il 30% rispetto all’anno precedente che trova corrispondenza anche nel numero delle miglia percorse dalla unità navali impegnate in missioni prettamente di ricerca e soccorso (2038 miglia corrispondenti a 3774 km) soggette ad un incremento di circa il 12% rispetto all’anno 2016 e nel numero delle ore che i mezzi nautici hanno navigato nel corso delle operazioni citate (185 ore) con un incremento di circa il 20%.

Le persone risultate ferite nel corso di incidenti o sinistri sono 12, mentre quelle decedute sono 15. Un record negativo per il Garda: i decessi erano stati 13 nel 2016 e 8 nel 2015.

Le cause: 4 risultano casi di suicidi, 2 casi hanno riguardato dei subacquei (1 per malore – embolia polmonare, l’altro per errore nella calibrazione dell’attrezzatura), 3 casi di annegamento in acqua causati da malori durante la balneazione, 2 casi di annegamento di persone a bordo di imbarcazioni in occasione di sinistri causati da peggioramento delle condizioni meteo e da imprudenze nell’entrata in acqua, 3 casi di malore accusato prima della successiva caduta in acqua e 1 caso di decesso per imprudenza a bordo e nella conduzione di imbarcazione.

La motovedetta della Guardia Costiera.

Ecco la relazione sull’operativà 2017 predisposta dal comandante del Nucleo gardesano della Guardia Costiera, il Capitano di Corvetta Sandy Ballis.

Nel corso dell’anno 2017, a rinnovata conferma delle precedenti annualità, l’intensa attività operativa del personale e delle unità navali ha evidenziato la rilevanza del ruolo svolto dal 1° Nucleo Mezzi Navali della Guardia Costiera nell’ambito del bacino gardesano, a garanzia dei primari interessi di tutela dell’incolumità pubblica e salvaguardia della vita umana, sia di bagnanti sia di diportisti, attraverso i servizi di pronto intervento, vigilanza, polizia marittima e sicurezza della balneazione e della navigazione.

La possibilità di movimentare, sotto il costante coordinamento della Sala Operativa del Nucleo, 4 unità navali in ogni zona del lago, in assetto di pronto intervento operativo, ha consentito di poter assicurare la presenza continua sull’intero bacino tramite i presidi di Salò a copertura della zona centrale, Bogliaco a copertura dell’area nord e Garda a copertura della zona centro-sud e di poter svolgere, con regolarità, una proficua attività di prevenzione e controllo del territorio assicurando, in ogni condizione di tempo, secondo canoni di tempestività, efficienza ed efficacia, le attività di assistenza e di ricerca e soccorso successive all’attivazione del dispositivo di emergenza.

Le direttrici funzionali lungo le quali si è sviluppato l’impiego delle unità navali e dei relativi equipaggi, si è articolato in due macro settori ovvero:

Polizia di sicurezza della navigazione

Con l’intento di valorizzare l’attività di vigilanza e controllo finalizzata alla sicurezza della navigazione e balneazione, sia in termini preventivi che repressivi, i servizi di pattugliamento sono stati pianificati tenendo conto di una preventiva analisi delle maggiori criticità relative a: presenza di imbarcazioni (numerose unità oggetto di locazione) all’interno della fascia riservata alla balneazione e di mezzi veloci tipo moto d’acqua; violazioni della normativa locale relativa al rispetto dei limiti di velocità e produzione di moto ondoso.

Sono state, pertanto, eseguite con continuità, intensificandone la frequenza durante le giornate di maggior afflusso turistico, le attività di polizia marittima tese a prevenire le condotte pregiudizievoli per la sicurezza e favorire la corretta fruizione degli spazi acquei; le relative missioni operative sono state programmate in modo tale per cui, sia durante le ore mattutine che pomeridiane/serali, veniva garantita la presenza di almeno una unità navale in acqua al fine di reprimere comportamenti potenzialmente lesivi dell’incolumità e della vita umana di bagnanti, subacquei ovvero conducenti e persone a bordo delle unità in conseguenza di illeciti compiuti in prossimità di aree interdette alla navigazione e zone soggette ad intenso traffico nautico ed altresì vigilando sul rispetto delle norme in materia di prevenzione degli abbordi in mare.

Il dispositivo di sicurezza si è focalizzato sulla vigilanza e controllo delle unità da diporto, comprese quelle destinate a locazione e noleggio, al fine di verificare il possesso e la regolarità della documentazione di bordo necessaria per la navigazione, la presenza a bordo dei mezzi di salvataggio e delle dotazioni di sicurezza, l’idoneità dei titoli abilitativi al comando e condotta dell’unità.

La consistenza dei servizi di pattugliamento, vigilanza e polizia marittima è rilevabile analizzando il numero di controlli effettuati (780) ed il numero di sanzioni amministrative (142, in linea con l’anno precedente ad evidenza dell’effetto positivo dei servizi di controllo del traffico diportistico).

Le casistiche più rilevanti che sono state accertate riguardano: navigazione non consentita in aree destinate alla balneazione; mancanza di documenti di bordo 
; navigazione in assenza di condizioni di sicurezza; navigazione in stato di ebrezza; utilizzo non conforme alla normativa vigente per moto d’acqua e traino di 
galleggianti.

Marinai della Guardia Costiera a bordo del gommone.

Ricerca e soccorso

L’assetto organizzativo del Nucleo composto dagli equipaggi, dal dispositivo navale e dalla Sala Operativa dislocata a Salò, costituisce la cd. “maglia SAR” ovvero il criterio organizzativo di uomini e mezzi, a copertura dell’intero bacino gardesano, area di competenza per le operazioni di ricerca e soccorso.

Nel corso dell’anno 2017 all’interno della Search and Rescue Area di responsabilità del Nucleo, il Centro Locale di Coordinamento dei soccorsi lacuali incardinato presso la Sala Operativa di Salò, ha ricevuto 1586 chiamate, in flessione rispetto al 2016, a significare che l’attività di prevenzione, vigilanza e polizia marittima, ha determinato un utilizzo della risorsa lacuale in termini di maggior sicurezza e consapevolezza delle normative in vigore e segnale significativo del fatto che la presenza costante e incisiva dei mezzi navali dipendenti ha influito positivamente sul bacino di utenza nautica del lago.

A fronte del decremento delle chiamate, tuttavia, è da riscontrare un incremento delle operazioni di soccorso coordinate dalla Sala Operativa – 90 – che hanno portato al salvataggio di 129 persone e 38 unità da diporto: un aumento pertanto delle missioni di ricerca e soccorso di circa il 30% rispetto all’anno precedente che trova corrispondenza anche nel numero delle miglia percorse dalla unità navali impegnate in missioni prettamente di ricerca e soccorso (2038 miglia corrispondenti a 3774 km) soggette ad un incremento di circa il 12% rispetto all’anno 2016 e nel numero delle ore che i mezzi nautici hanno navigato nel corso delle operazioni citate (185 ore) con un incremento di circa il 20%.

Nel complessivo, sommando anche le attività compiute nel settore della polizia di sicurezza della navigazione, sono state percorse 6489 miglia ovvero circa 12.000 km.

Anche il numero delle operazioni di ricerca e soccorso congiunte ovvero quelle che hanno visto la compartecipazione di mezzi di altri Enti istituzionali deputati al soccorso e chiamati ad operare sotto il coordinamento del Centro di Coordinamento di Salò ha subito un aumento del 50% passando da 18 a 39, mentre il numero di ricerche complesse ovvero quelle effettuate in particolari contesti caratterizzati da condizioni meteo critiche, che si sono prolungate per oltre un giorno e con il concorso di ulteriori unità di altre Amministrazioni dello Stato è passato da 3 a 8, a confermare, insieme ai dati poc’anzi citati, una concreta intensificazione dell’attività operativa.

Ulteriore specchio di tale dilatazione delle attività sono le statistiche relative al numero delle persone risultate ferite nel corso di incidenti o sinistri (12) o decedute (15) nonché al numero delle imbarcazioni incagliate (5) o affondate (4), in ampliamento rispetto ai dati dell’anno 2016.

È stato riscontrato, analizzando le situazioni in cui l’evento è degenerato in un sinistro (di varia tipologia ovvero incaglio, incendio, affondamento) con eventuale ferimento o decesso, che tra le concause che hanno determinato l’involuzione violenta vi sono, soprattutto, condotte soggettive che hanno creato condizioni di rischio e pericolosità:

  • non accurata informazione circa le previsioni meteorologiche prima di intraprendere la navigazione; in tal senso le situazioni più rischiose per i diportisti sono state quelle connesse a cambiamenti delle condizioni meteomarine durante la navigazione: incrementi improvvisi del moto ondoso e dell’intensità del vento, soprattutto se in relazione al tipo di imbarcazione e alla mancanza di esperienza e perizia marinaresca;
  • carente conoscenza delle zone ove si naviga in particolare riguardo alla morfologia dei fondali, causa di incagli che in taluni casi hanno causato danni rilevanti alle imbarcazioni, ma anche riguardo alle zone interdette alla navigazione in quanto destinate alle attività di balneazione, con evidenti rischi per l’incolumità dei bagnanti;
  • mancanza di consapevolezza circa le proprie capacità fisiche e natatorie anche in relazione alle condizioni meteo in corso o previste;
  • superficialità, imprudenza e scarsa perizia marinaresca nella conduzione di unità da diporto in particolare relativamente ai natanti locati per i quali non sussiste l’obbligo del possesso di abilitazione alla conduzione;
  • mancanza di rispetto delle norme sulla velocità in relazione anche alla manovrabilità del proprio mezzo, alla distanza di arresto, alla densità del traffico, alla visibilità e allo stato del lago. 
Occorre certamente evidenziare che il numero di decessi e di feriti non è associabile a criticità relative alla rete di sicurezza fornita dal dispositivo di assistenza e soccorso facente capo alla Guardia Costiera, sempre attivo e capillarmente distribuito sul territorio.

Dei complessivi 15 decessi, infatti, 4 risultano casi di suicidi, 2 casi hanno riguardato dei subacquei (1 per malore – embolia polmonare – l’altro per errore nella calibrazione dell’attrezzatura), 3 casi di annegamento in acqua causati da malori durante attività di balneazione, nuoto o attività sportiva altrettanti 2 casi di annegamento di persone a bordo di imbarcazioni in occasione di sinistri causati da peggioramento repentino delle condizioni meteo e da imprudenze nell’entrata in acqua, 3 casi di malore accusato prima della successiva caduta in acqua ed infine 1 caso di decesso per imprudenza a bordo e nella conduzione di imbarcazione.

Preme quindi ribadire che suddette circostanze non sono collegabili a difficoltà di funzionamento della macchina dei soccorsi che, del resto, è stata e rimane efficiente tenuto conto che in occasione di tutti gli eventi citati almeno una unità di soccorso era già sul posto nei momenti immediatamente successivi alla segnalazione.

I pilastri – conclude il Capitano di Corvetta Sandy Ballis – su cui si fonda un uso sicuro e consapevole della risorsa lacuale da parte dell’utenza sono: prevenzione e autoprevenzione, responsabilità,  informazione.

Il gommone della Guardia Costiera al porto di Tremosine in occasione dell’annegamento di un sub, nel settembre scorso.

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