Italianissima, vi portiamo alla scoperta della nuova mostra del MuSa

SALÒ - Il MuSa ospita fino al 9 dicembre la mostra “Italianissima”. Un appassionante percorso costituito da oltre 80 opere di artisti del '900. Da non perdere.

Le atmosfere magiche e irreali delle opere in mostra ci conducono in una realtà lontana da qualsiasi nostra esperienza. Un incessante peregrinare oltre l’apparenza delle cose, una silenziosa contemplazione, una paziente e profonda ricerca con la determinata volontà di sovvertire il concetto di arte prima di allora concepito.

Italianissima” è un progetto di Contemplazioni – a cura di Giovanni Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini – realizzato in collaborazione con il Museo Novecento di Firenze, una prestigiosa realtà museale ideata del critico Carlo Ludovico Ragghianti in risposta alla catastrofica alluvione che stravolse Firenze nel 1966.

“Italianissima” si configura come un cammino controcorrente nell’arte italiana del ‘900: protagonista indiscussa è la raccolta di opere donate al Museo Novecento da Alberto della Ragione, mecenate e collezionista che decise di acquistare opere di artisti contemporanei per “non passare ad occhi chiusi tra l’arte del suo tempo, ma di dare all’opera dell’artista vivente il legittimo conforto di una tempestiva comprensione”, per la prima volta in mostra fuori dalla sede fiorentina.

Testa di donna. Giacomo Manzoni, cera, 1937.

 

«Si desidera così raccogliere la medesima sfida – racconta il direttore del MuSa Giordano Bruno Guerri – attraverso questa esposizione che, ripercorrendo i fervori ed i fermenti dell’arte italiana tra le due guerre, vuole farsi attenta riflessione di tutte quelle tappe fondamentali per gli sviluppi dell’arte nazionale e internazionale di questo secolo».

Ospiti illustri di questa mostra sono i famosi Concetto Spaziale di Lucio Fontana, un Achrome tra i più grandi mai realizzati da Piero Manzoni e un intrigante disegno di Alberto Savinio. Queste opere sono tutte provenienti da collezione privata, quindi non appartenenti alla collezione fiorentina, ma presenti in mostra perché costituiscono esperienze fondamentali per capire il sentimento che ha mosso la ricerca artistica dei protagonisti dell’arte italiana di questi anni.

“Donna in bleu”, Virgilio Guidi, 1954 ca, olio su tela.

 

Il percorso espositivo – coloratissimo e di grande impatto grazie al dialogo con i colori delle opere e ai giochi di tono delle resine, donate al MuSa dallo sponsor Gobbetto, utilizzate per dipingere letteralmente gli ambienti espositivi – è diviso in otto sezioni.

Nell’ultima sezione espositiva, il MuSa, in collaborazione con la Civica Raccolta del Disegno di Salò, mette in mostra una prestigiosa selezione di opere dello stesso ambiente degli artisti in mostra, a cura di Marcello Riccioni. I disegni esposti donano al visitatore una visione intima e naturale dell’artista, svelando quel sentimento di ricerca e spontaneità che spesso si disperde nella complessità dell’opera d’arte finita.

“Donne sedute”, Giuseppe Santomaso, 1941, olio su tela.

 

Le sezioni espositive (testo di Sara Pallavicini)

ORA ET LABORA. “L’ozio è nemico dell’anima, e perciò i fratelli in determinate ore devono essere occupati in lavori manuali, in altre nella lettura divina” (San Benedetto, Regola, XLVIII). È decisiva l’unità tra preghiera e lavoro: il lavoro deve aiutarci a pregare bene e la preghiera aiutarci ad affrontare il lavoro nella maniera giusta. Ovvero, anche il lavoro deve diventare preghiera. Il lavoro aiuta a pregare. E qui la pittura e l’arte diventano luogo ideale di vita spirituale.

La sezione “Ora et labora”.

 

IL VOLTO SANTO. I canoni classici, come il concetto stesso di bellezza, vengono messi in discussione da una nuova estetica. E così vediamo, immaginati e dipinti, i volti delle persone qui riunite che sembrano comparire come da una fotografia dell’anima, una visione in grado di trapelare nelle carni per imprimere il ritratto vero, quello interiore. Quello sacro.

La sezione “Il volto santo”.

 

PARADISI PERDUTI. Il Paradiso non è dell’uomo. Per questo non possiamo perderlo. A noi fu data la terra, e le acque, e i cieli. Abitiamo un paradiso terrestre che trova il più alto compiacimento di bellezza in Italia. L’Italia è per sua natura ciò che più si avvicina alla definizione di paradiso terrestre. Vedute e visioni di paesaggi forse non ancora perduti per ricordare il ruolo del paesaggio italiano nella vita e nell’anima di tutti noi.

La sezione “paradisi perduti”.

 

SACRI RITI. C’è un ritmo che determina lo scandire dei gesti in una cerimonia sacra come in un rituale quotidiano.  L’atto di sciogliere il sale nell’acqua per purificare il corpo riguarda anche lo spirito. E così, le regole che determinano i movimenti nelle discipline del gioco sono le stesse che permettono la buona riuscita dello spettacolo di prestigio dei saltimbanco dipinti da Birolli. Azioni vicine e distanti dell’inevitabile dolore di una veglia funebre. Momenti di vita comune, guardati sotto la luce solenne di un rituale religioso.

SCENOGRAFIE URBANE. Racconti misteriosamente sospesi nel tempo, in bilico tra realtà e sogno, tra rigore classico e dettagli naturalistici, caratterizzati dalla sospensione dell’attimo nella dimensione del sogno. Questi luoghi non sono veri luoghi ma scenografie, ovvero spazi ideali dentro i quali tutti gli elementi della composizione sono bloccati, congelati in posture ed espressioni senza tempo.

PRESAGI. I fiori molli contenuti nei vasi dipinti da Mafai e posizionati accanto a una faraona morta poggiata sopra il tavolo di una stanza violacea, sono il mistico preavviso di eventi futuri che portano nell’aria il sentore di un sortilegio a discapito dell’arte. E così tutto muore, si spegne, perde forma, come il vitello squartato, o come i tre candelieri spenti forse con l’ultimo fiato di vita. Quello che Lucio fontana decretò con il gesto del tagliare la tela è forse la fine dell’arte? Esistono oggi autentiche forme di espressione artistica? Forse tutto è stato detto. Tutto è stato fatto.

La sezione “Presagi”.

 

NATURA VIVA. Questa presunta fedeltà al mondo naturale non deriva da un rapporto mimetico con la realtà, bensì da una rigorosa riflessione teorica sulla natura geometrica e proporzionata delle forme, un processo logico, un teorema che si avvia attraverso oggetti vivi, collocati in uno spazio indefinito e dentro un tempo immobile.

La sezione “Natura viva”.

 

GUARDAMI. Una sfilata di figure femminili dipinte, scolpite, amate, desiderate, testimonia la nuova concezione della donna, in un secolo che cambia insieme a lei. Non ci sono più ideali, solo consapevoli diversità. E così, lontano da canoni prestabiliti, lontano dal giudizio, gli uomini le guardano, e loro si concedono, algide, oggettive, carnali, e costantemente intrise di mistero e ambiguità.

La sezione “Guardami”.

 

Hanno detto

Il sindaco Gianpiero Cipani: «Dopo le mostre del 2016, “Da Giotto a De Chirico. I tesori nascosti” e del 2017 “Il Museo della Follia. Da Goya a Bacon”, un altro evento culturale di altissimo livello per una città che intende proporsi come capitale culturale del comprensorio gardesano. Una mostra di grande richiamo, che ci consentirà di presentare al suo pubblico anche le collezioni civiche permanenti del MuSa, un gioiello tutto da scoprire, orgoglio e vanto della nostra città».

“Donna con la sciarpa”, Virgilio Guidi, 1954 ca., olio su tela.

 

Stefano Bruno Galli, assessore alla Autonomia e Cultura di regione Lombardia: «La cultura è un fattore che determina lo sviluppo di una comunità. Il Musa è dunque un fattore di sviluppo per Salò e il territorio gardersano». Alla prima uscita pubblica in veste ufficiale, il neo assessore regionale ha approfittato dell’occasione per spiegare come questa mostra «certifichi» la sua idea di cultura che indirizzerà i prossimi anni di governo regionale: «Perseguo un’idea di Lombardia plurale, che permetta di coniugare lo sviluppo con le realtà territoriali. Sono convinto che con il MuSa faremo grandi cose nei prossimi cinque anni».

“Ritratto di uomo”, Carlo levi, 1938, olio su tela.

 

Giordano Bruno Guerri, direttore del MuSa: «Il MuSa cresce, inaugura nuove sezioni, come quella archeologica, e nuove mostre d’arte. Sviluppa inoltre accordi per biglietti e percorsi congiunti con le altre realtà della rete Garda Musei. E sono in programmazione altre novità. Peccato solo che per questioni burocratiche, questioni di timbri, non sia stato possibile inaugurare Italianissima prima di Pasqua».

“Ragazza in azzurro”, Felice Casorati, 1933, olio su tela.

 

Orari mostra

Aperto tutti i giorni dal lunedì alla domenica

Dalle ore 10:00 alle ore 19:00 (nei mesi di aprile, maggio, ottobre, novembre e dicembre)

Dalle ore 10:00 alle ore 20:00 (nei mesi giugno, luglio, agosto e settembre)

La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso)

Prezzi 

Ingresso intero 14,00 €; ingresso ridotto 11,00 € (studenti universitari, over 65 anni, cittadini salodiani residenti); ingresso ridotto ragazzi (dai 7 ai 18 anni) 7,00 €; omaggio disabili, minori fino ai 6 anni non compiuti, tesserati ICOM, guide turistiche).

Informazioni e prenotazioni: www.ticket24ore.it; biglietteria Musa Salò 0365.20553; sito www.mostraitalianissima.it

 

“Ritratto della madre”, Renato Birolli, 1940, olio su tela.

 

L’ingresso alla mostra.

 

Il taglio del nastro. Da destra: il direttore del MuSa Giordano Bruno Guerri, l’assessore regionale Stefano Bruno Galli e il sindaco Gianpiero Cipani.
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